35 anni fa il disastro nucleare di Černobyl

Vaste aree intorno alla centrale vennero fortemente contaminate ed oltre trecentotrentamila persone furono evacuate, trasferite ed in seguito stabilmente reinsediate in altri luoghi. Le conseguenze sulla popolazione locale furono pesantissime nei primi mesi dopo l’incidente e, nonostante siano trascorsi moltissimi anni, esistono ancora. Le repubbliche di Ucraina, Bielorussia e Russia - che all’epoca facevano parte dell’URSS - ancora oggi sono costrette ad affrontare gli ingenti costi per la decontaminazione, nonché, fra gli abitanti della zona colpita, un’alta percentuale di tumori e malformazioni alla nascita.
La contaminazione provocata dal gravissimo incidente non interessò solo le aree vicine alla centrale ma si diffuse irregolarmente - a seconda delle condizioni atmosferiche - e la nube tossica raggiunse vaste aree dell’Europa Occidentale, a cominciare dalla Svezia, dove furono rilevate le prime particelle radioattive. Rilevamenti che portarono alla diffusione dell’allarme nel resto dell’Europa.
Migliaia di persone fra vigili del fuoco, medici e militari intervennero senza protezioni di alcun tipo, non informate della pericolosità della situazione e dei gravissimi rischi a cui stavano andando incontro. La maggior parte di loro morirà nei mesi e negli anni successivi a causa di leucemie e numerosi altri tipi di tumore.
Inoltre, circa trecentomila persone furono costrette a trasferirsi dai dintorni della centrale verso territori più “sicuri”. La qualità della loro vita diminuirà notevolmente e molti di loro si ritroveranno ad affrontare disoccupazione e drammatiche condizioni di povertà. Non è un caso, infatti, che fra gli sfollati il numero di persone alcolizzate o morte suicide sia stato molto più alto in confronto ad altre zone.
Per spegnere parte dell’incendio ed avviare la costruzione di una struttura di “contenimento” per ricoprire il reattore distrutto servirono circa quindici giorni. Tale struttura, chiamata “sarcofago”, costò circa un miliardo di dollari.
Il sarcofago, costruito molto in fretta, non era un contenitore permanente per il reattore distrutto. Tuttavia, l’alto livello di radioattività, che a lungo andare indebolisce i materiali usati per la sua costruzione, ne ha causato un forte invecchiamento precoce. Il progetto originario aveva considerato una durata massima di trent’anni, in quanto esso era stato progettato solo come misura di emergenza temporanea per permettere la costruzione di una struttura permanente.
Ora, in seguito alla realizzazione di uno fra i più ambiziosi progetti di ingegneria al mondo, il “New Safe Confinement” - gigantesco scudo di acciaio fatto a forma di arco, alto 108 metri, e lungo più di 150, con una campata di oltre 250 ed un peso di 36.000 tonnellate - i resti del reattore distrutto sono stati chiusi con l’obiettivo di evitare la fuoriuscita di eventuali radiazioni per i prossimi cento anni, ed in modo tale da avere, in seguito, la possibilità di smantellare in sicurezza i materiali all’interno. Il nuovo sarcofago è progettato per resistere a temperature esterne da – 43° a + 45° ed a scosse sismiche fino al sesto grado Mercalli (l’Ucraina è considerata una zona a basso rischio sismico).
L’opera è stata realizzata in uno speciale sito a una distanza di circa duecento metri dalla sua base di stazionamento, al fine di diminuire l’irradiazione del personale addetto alla costruzione, ed è stata fatta scorrere su binari con enormi cric idraulici fino alla sua posizione definitiva.
Nel 2019 è stata realizzata una miniserie televisiva, creata e scritta da Craig Mazin, diretta da Johan Renck per HBO e Sky Atlantic ed intitolata Chernobyl. Le cinque puntate - da sessanta/settanta minuti l'una - narrano la storia del disastro di Černobyl e seguono gli uomini e le donne che si sono sacrificati per salvare l’Europa da un disastro nucleare. Le vicende raccontate si fondano soprattutto sui resoconti degli abitanti di Pryp"jat', raccolti dalla scrittrice Svetlana Alexievic nel suo libro Preghiera per Černobyl, e sul saggio Chernobyl 01:23:40 di Andrew Leatherbarrow. La miniserie focalizza l’attenzione sulla portata devastante dell'incidente nucleare, rivelando il come ed il perché è avvenuto, e raccontando anche le vicende degli eroi che, a costo della loro vita, hanno dato il loro contributo per provare ad attenuare i danni dell'esplosione.
Alessandro Poggiani
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