Allarme siccità, vertice a Palazzo Chigi

Allarme siccità, vertice a Palazzo Chigi Foto Governo.it
Si è tenuta a Roma la prima riunione del “Tavolo acqua” a cui hanno partecipato la premier Giorgia Meloni ed i ministri di Agricoltura, Protezione civile, Ambiente, Affari europei ed Infrastrutture per affrontare la gestione dell’emergenza siccità, ormai quasi scontata anche per la prossima stagione estiva.

Il peggio, però, arriverà già tra un mese per l’agricoltura, al tempo delle semine: Biella e Vercelli, zone di riso, sono all’asciutto. Ed in Emilia Romagna hanno già fatto scorta riempiendo la rete di canali con l’acqua del Po.

Tra gli interventi allo studio del Governo, oltre alla possibilità di istituire un super commissario, ci sono razionamenti; invasi da ripulire e quelli da costruire ex novo; riparazione degli acquedotti ed un piano idrico nazionali. Bisogna muoversi bene e subito.

Lo ha anticipato già ieri da Bruxelles il ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, spiegando che “il Governo lavora su diverse proposte: può essere un commissario speciale o altra formula che permetta di superare la troppa burocrazia, troppe scrivanie producono un rallentamento davanti a un problema che va affrontato subito”.

Fra le altre ipotesi, anche una cabina di regia collegiale. La situazione acqua in Italia è grave ed il Governo ne è consapevole: sulle Alpi l’innevamento è dimezzato, i grandi laghi del Nord e del Centro sono ben sotto le medie, la portata del Po e di altri grandi fiumi sono ai minimi storici. Al Nord, la zona più colpita, il deficit idrico è al 40%. Inoltre, come avverte Coldiretti, un terzo della produzione agricola nazionale è a rischio. Così come la produzione idroelettrica rischia di ridursi, a causa dei bacini semivuoti, proprio quando bisogna ammortizzare la mancanza del gas russo.

Le condizioni climatiche, d’altro canto, non lasciano ben sperare: “prima delle ultime piogge eravamo in siccità medio grave – spiega Andrea Gavazzoli, portavoce dell’Autorità del bacino del Po – ora c’è una lieve ripresa e siamo rientrati nella magra ordinaria. Ma non c’è una previsione di pioggia costante e c’è il peso dell’anno scorso senza pioggia e neve. In Piemonte, per esempio, non ha piovuto né nevicato. Così i laghi non si ricaricano. Sia il lago di Garda sia il Maggiore sono in una crisi che non vede la luce”, conclude Gavazzoli.

Quest’ultimo ha già fatto delle proposte in accordo con gli enti locali: la costruzione di due dighe in Val D’Enza, un’altra sopra Torino, una barriera antisale per evitare il cuneo salino tra Rovigo e Ferrara. Opere per cui serviranno minimo 5 anni, ma doverose se non si vuole navigare a vista.

Poi bisogna anche affrontare il capitolo riguardante l’utilizzo delle acque reflue depurate da dedicare all’agricoltura. Un sistema che funziona bene in Olanda, in Spagna e anche in Italia quando viene messo in atto. Uno strumento che incalza anche Legambiente: il riuso delle acque reflue depurate in agricoltura ha un potenziale enorme, ma in Italia viene sfruttato solo per il 5%.

“La siccità non è un’emergenza, che è una cosa che si scopre da un giorno all’altro, ma un evento ciclico. Negli ultimi vent’anni ci sono stati cinque eventi siccitosi gravi – dice il ministro Lollobrigida –. Dovevamo fare strategie e spendere risorse che ci sono. Sono più di otto i miliardi disponibili per impianti irrigui o impianti che permettono di accumulare acqua. Bisogna lavorare parallelamente sull’emergenza di quest’anno, riuscire a trovare il modo di efficientare quello che abbiamo, e poi lavorare in termini strategici, per arginare la dispersione idrica che in Italia arrivare a raggiungere una media del 40 per cento, in alcune regioni al 50 per cento”, conclude il ministro.