Consumo di suolo, raggiunto il livello più alto degli ultimi 10 anni

Consumo di suolo, raggiunto il livello più alto degli ultimi 10 anni
Con il valore più alto degli ultimi dieci anni, una media di 19 ettari al giorno, e una velocità che supera i 2 metri quadrati al secondo, il consumo di suolo è tornato a crescere e in un solo anno ha raggiunto quasi i 70 km quadrati di nuove coperture artificiali. Il cemento ricopre 21.500 km quadrati di suolo nazionale, dei quali 5.400, un territorio grande quanto la Liguria, riguardano i soli edifici.

È la nuova fotografia scattata dall’Ispra con il Rapporto 2022 sul consumo di suolo, curato da SNPA, Sistema Nazionale per la Protezione dell’Ambiente. Tra il 2006 e il 2021, si legge nel report, l’Italia ha perso 1.153 chilometri quadrati di suolo naturale o seminaturale, con una media di 77 chilometri quadrati all’anno e con un danno economico di quasi 8 miliardi di euro l’anno.

A livello regionale la Valle d’Aosta registra il consumo inferiore, mentre gli incrementi maggiori sono avvenuti in Lombardia (883 ettari in più), Veneto (+684 ettari), Emilia-Romagna (+658), Piemonte (+630) e Puglia (+499). Tra i comuni, Roma anche nel 2021 ha consumato più suolo di tutte le altre città italiane, perdendo 95 ettari. Altri comuni capoluogo con i maggiori aumenti sono Venezia (+24 ettari sulla terraferma), Milano (+19), Napoli (+18), Perugia (+13) e L’Aquila (+12).

Oltre il 70% delle trasformazioni nazionali si concentra nelle aree cittadine, cancellando proprio quei suoli candidati alla rigenerazione. Secondo l’Ispra, correre ai ripari è possibile: “Si potrebbe iniziare intervenendo sugli oltre 310 chilometri quadrati di edifici non utilizzati e degradati esistenti in Italia, una superficie pari all’estensione di Milano e Napoli”.

A consumare suolo è stata in particolare la logistica, mentre per il fotovoltaico a terra le nuove istallazioni sono state relativamente poche, 70 ettari, “ma gli scenari futuri prevedono un importante aumento stimato in oltre 50 mila ettari, circa 8 volte il consumo di suolo annuale”. Oggi oltre 17 mila ettari sono occupati da questo tipo di impianti, in particolare in Puglia (6.123 ettari, il 35% degli impianti nazionali), in Emilia-Romagna (1.872) e nel Lazio (1.483).

L’espansione urbana e le sue trasformazioni collaterali, rendendo il suolo impermeabile provocano l’aumento degli allagamenti e delle ondate di calore e la perdita di aree verdi, biodiversità, servizi ecosistemici. Per questo i nuovi dati destano preoccupazione anche per l’impatto diretto sul sistema agroalimentare. “Davanti alla tragedia in corso in Ucraina, mentre prende forma una nuova geopolitica del cibo – ha commentato il Segretario Generale della Fai Cisl Onofrio Rota – bisogna invertire la rotta: come pretendiamo di incrementare le nostre produzioni agroalimentari, in qualità e soprattutto quantità, se continuiamo a mangiare suolo? Le parole d’ordine sono: rigenerare, recuperare, riciclare, riqualificare, riconvertire: invece, mentre diminuisce la popolazione, assistiamo all’aumento degli edifici, delle costruzioni in aree a pericolosità idrogeologica elevata, e del fotovoltaico a terra”. Il Parlamento e il prossimo Governo, ha detto il sindacalista, “dovranno farsi carico di cambiare strada con nuove regole e con risorse aggiuntive a quelle del Pnrr”.