Roma, città dell’agricoltura
“Roma, città dell’agricoltura”: questa la proposta del presidente di Confagricoltura Roma Massimiliano Giansanti, espressa nel corso del convegno “Romagricoltura: alimenta il futuro”, a cui sono intervenuti il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti, il sindaco di Roma Capitale Gianni Alemmano, il presidente della Camera di Commercio di Roma Giancarlo Cremonesi, i presidenti di Confagricoltura, nazionale Mario Guidi e regionale Sergio Ricotta. Il documento programmatico degli imprenditori agricoli romani è stato illustrato dal prof. Simone Vieri, docente di Economia dell’Università La Sapienza.
“Roma - ha spiegato Giansanti - è il più grande comune agricolo d’Europa, è importante valorizzare i suoi prodotti, agganciare il settore primario al turismo, rilanciare l’agroindustria in una logica di network; in questo senso da tempo abbiamo avviato nostre iniziative per il marchio ‘Qualità romana’. C’è un enorme potenziale dell’agro romano che non è adeguatamente sviluppato, nonostante possa dare risultati importanti per il territorio, la filiera, l’occupazione”.
“Siamo determinati e presentiamo articolate proposte per la crescita – ha concluso il presidente di Confagricoltura Roma Giansanti -. L’agricoltura ha bisogno di infrastrutture, di servizi, di semplificazione burocratica, di accesso al credito, di sviluppo multifunzionale. Non è pensabile, ad esempio, che in un’area dedicata all’agricoltura ed alla zootecnia non ci siano mattatoi e adeguati magazzini di stoccaggio per i cereali”.
“Molti criticano la globalizzazione, noi al contrario siamo favorevoli all’apertura delle frontiere, crediamo nella competizione, perché – ha osservato dal canto suo il presidente nazionale di Confagricoltura Mario Guidi - il mercato nazionale non riesce ad assorbire la produzione e le nostre aziende hanno bisogno di esportare e conquistare nuovi mercati. Per fare ciò non basta coltivare bisogna organizzare la produzione. Non conta la dimensione aziendale ma, come ci insegna il Trentino, il modello aggregativo e le reti di impresa. La politica è chiamata a scegliere tra un percorso produttivo che indebolisce le imprese agricole - perché le pone guardiane del territorio, produttrici di nicchie di qualità – ed un altro che tende a rafforzarle e renderle competitive. Noi le nostre scelte le abbiamo fatte, ci attendiamo che la politica le sostenga”.
“Puntiamo sui giovani – ha concluso il presidente nazionale di Confagricoltura – che credono che l’agricoltura non debba essere poesia bucolica ma impresa; giovani agricoltori che si connettono in banda larga, che si aggregano in associazioni, cooperative, reti d’imprese intersettoriali, che dall’agricoltura ricavano un reddito”.

Lea Ricciardi
Appassionata di vini e affini, e' diplomata sommelier AIS.