Conversazione con il Maestro Arkeo

"Maternità Aurea" (particolare), scultura costituita da vecchio manichino in metallo con maschera da scherma, doppia base in legno di rovere stagionato verticale treppiede. Punto luminoso speciale a basso voltaggio, 2022   "Maternità Aurea" (particolare), scultura costituita da vecchio manichino in metallo con maschera da scherma, doppia base in legno di rovere stagionato verticale treppiede. Punto luminoso speciale a basso voltaggio, 2022 opera di Arkeo
Sabato 13 agosto 2022 alle ore 17.00, presso il Padiglione Nazionale Grenada, alla 59. Biennale di Venezia Arte, sarà ospitata una conversazione con Arkeo, noto artista di fama internazionale, che, davanti a un pubblico di esperti, parlerà delle sue ricerche.

Con l’opera Maternità Aurea l’artista offre un modello di divinità femminile primordiale che trascende i territori e le etnie per tessere rapporti fertili non di estraneità ma di figliolanza con i popoli, rimandando così a quella “Poetica della Relazione” del filosofo Édouard Glissant da cui parte l’intera rassegna. L’appuntamento, ad ingresso libero, è presso il Giardino Bianco Art Space in via G. Garibaldi 1814, zona Castello (Venezia).

Abbiamo avuto l’occasione di intervistarlo per comprendere come l’esposizione del Padiglione Nazionale sia stata oggetto di riflessione e incontro con la sua peculiare produzione.

 

La sua poetica si basa sulla realizzazione di opere antropomorfe costituite dall'assemblaggio di diversi materiali del passato, restituiti a nuova vita. Dove ha mutuato tale linguaggio espressivo e quale è il significato sotteso a ogni composizione?

L’ispirazione nasce principalmente da brevi momenti di estasi oniriche, cortometraggi nel sonno...come vivessi visioni spirituali, sciamaniche. Appaiono immagini di mondi primordiali dove figure senza connotazioni facciali ben definite sono interpreti di semplici azioni quotidiane però dal forte significato (ad esempio l’amore della madre per il figlio o l’Essere che si sente imprigionato), come fossero archetipi di gesta e sentimenti di primitiva sacralità.

 

Il titolo della mostra è An unknown that does not terrify, in tale prospettiva come la "Maternità Aurea" va ad inserirsi in un’ottica di integrazione e multietnicità?

Maternità Aurea è una Madre antropomorfa, costituita da oggetti metallici del passato, ma è sempre una Madre! Può rappresentare il passato e magari il futuro. Una Madre non solo multietnica ma possibilmente multiplanetaria. Una Madre in adorazione del proprio figlio, per quanto sconosciuta, non può mai far paura.

 

Maternità Aurea è l'opera oggetto di conversazione nell'incontro presso il Padiglione Grenada. E la maternità richiama inevitabilmente il concetto di figliolanza. Al contrario il migrante - soggetto di attenzione dell'intellettuale martinicano Édouard Glissant - è spesso ricondotto alla posizione dell'errante. La sua produzione, negli aspetti più propriamente oracolari e divinatori, può diventare una strada liberatoria e terapeutica allo shock culturale portato dall'erranza?

La figliolanza è intrinseca nella mescolanza di etnie dove nell’area caraibica il migrante si integra col meticcio e probabilmente lui stesso è meticcio. Senza volermi avventurare nella “creolarizzazione” di Glissant, in Maternità Aurea, come in altre opere, ciò che emerge fortemente e che la rende potente viatico per affrontare il sacrifico viaggio dell’errante è l’Amore. L’Amore che impera e spezza le barriere. L’Amore che unisce e incoraggia la mescolanza. Citando un grande scrittore del secolo scorso: «È l’amore, non la ragione, che è più forte della morte».

 

Secondo i curatori del Padiglione la sua arte è “animista” e “sciamanica”, connotata da una forte spiritualità derivata dalla Luce, irrinunciabile elemento costitutivo di ogni opera. Nella sua indagine quale significato è ad essa connesso?

La passione, fin dall’infanzia, nel collezionare lampade della prima metà del secolo scorso, linguaggio espressivo dei mutanti movimenti artistico-architettonici, ha senza dubbio influenzato l’attrazione nei confronti della Luce. Luce sempre presente. Luce che, come viene da voi puntualmente evidenziato, rappresenta la parte spirituale delle mie opere; ciò che le rende vitali, essenziali, eteree. La Luce è l’anima dell’opera.

 

Arkeo, con cui si firma, sembra rimandare chiaramente al passato, a una bellezza antica, sacra. Tuttavia l'intera produzione rivela caratteri estremamente moderni, tali da rendere ogni creazione anche oggetto di design e complemento di arredo in stile industriale. Come riesce a far coesistere queste due anime apparentemente divergenti?

ARKEO è il racconto di un universo del passato, che mi fa vedere e vivere forme archetipe dell’uomo, al limite del tribale. L’uomo che è stato o l’uomo che sarà. L’uomo o il figuro antropomorfo limita la distonia fra Arte e Design, ma il vero elemento di coesistenza è la Luce...anima luminosa.

 

Intervista a cura di Erminia Iori

 

 

Cenni biografici

Utensili e macchinari del passato sono gli objets trouvés con cui Arkeo di Identity Collective dà vita ai suoi umanoidi. Che sia una reminiscenza di miti tribali - sciamanici o, avveniristicamente, un avenger/eroe dei sogni, il "figuro con la maschera" alla base della sua poetica diviene l'interprete unico dei diversi messaggi che l’autore desidera veicolare: il risultato finale sono suggestive oniriche apparizioni da cui l’osservatore è fatalmente attratto. Forte della sua conoscenza dell’archeologia industriale e della storia del design, il Maestro esordisce nel campo espositivo a partire dal 2015, data a partire dalla quale si susseguono eventi di rilievo, in territorio italiano ed estero. Forte degli apprezzamenti e dei riconoscimenti ricevuti, nel 2019 Arkeo stabilisce a Bologna il suo headquarter: la Arkeo Small Gallery, in via Val D’Aposa. Hanno ospitato le sue personali centri di cultura quali: Centro d’Arte “Pintura Mural de Alarcon”, Cuenca (Spagna); Palazzo Hercolani Bonora, Bologna; Sala Espositiva “Centre Antoni Tur Gabrielet”, Formentera (Spagna); la chiesa sconsacrata “Madonna della Neve”, Bologna. Fra le collettive più rilevanti che costituiscono il suo curriculum si ricordino, fra le altre, quella presso Palazzo Ivancich, Venezia; presso l’Espace Charte Blanche, Marsiglia (Francia) e presso il Maco Museum di Veroli (FR).

Classe 1986, storico del cinema e giornalista pubblicista, appassionato di courtroom dramas, noir, gialli e western da oltre quindici anni, ha lavorato come battitore e segretario di produzione per un documentario su Pier Paolo Pasolini. Dopo un master in Editoria e Giornalismo, ha collaborato con il Saggiatore e con la Dino Audino Editore. Attualmente lavora come redattore freelance, promotore di eventi culturali e collaboratore alle vendite in occasione di presentazioni, incontri, dibattiti e fiere librarie.