Conversazione con il Maestro Yusuke Akamatsu al Padiglione Grenada presso la 59. Biennale di Venezia Arte

L’appuntamento, ad ingresso libero, è presso il Giardino Bianco Art Space in via G. Garibaldi 1814, zona Castello (Venezia).
Yusuke Akamatsu nasce nel 1967 nella città di Ibaraki, a Osaka. Nel 1985 la morte dei genitori lo porta a partire per trasferirsi a Tokyo, dove diventerà un regista. Forte è la fascinazione che subisce nei riguardi delle figure di David Lynch e Wong Kar-wa. Grazie a questo periodo di crescita dà inizio ad una fase di sperimentazione nel cinema e nel fotomontaggio che lo condurrà alla realizzazione di film e successivamente all’arte digitale.
Dal 1997 viaggia per il mondo trattando nelle opere il tema della sterilità umana. Tutti i suoi lavori sono prodotti e modificati utilizzando un Apple iPhone. Si tratta essenzialmente di fotografie e brevi video. Gli scatti del Nostro sono una via di mezzo tra pop-art e dipinti gotici, mentre i video appaiono elementi di una storia il cui finale è affidato allo spettatore, al fine di creare un dialogo fra artista e fruitore.
Riguardo al momento creativo il Maestro Akamatsu afferma: «Creo le mie opere affidandomi alle coincidenze e ai miracoli. Penso di poter dire di essere simile a un poeta improvvisatore, a metà fra un artista romantico e uno sperimentale».
L’opera Rainy night, che sarà presentata al Padiglione Nazionale Grenada, rappresenta una ricerca sul declino dell’umanità.
Secondo Akamatsu, con l’evolversi della civiltà, viene messa in scena la sua stessa decadenza: la natura oltraggiata e gli esseri viventi sviliti; di qui la perdita di cultura e di rispetto. E’ sempre più evidente che il mondo sia diretto verso il declino laddove agli uomini non interessa nient’altro che il piacere derivato da una caduta nella depravazione; essi non ricordano più i sani valori né pensano, degradati al pari di creature impegnate in reazioni irragionevoli rispetto alla vita, è la c.d. “aridità umana”.
Yusuke crede che, senza una evoluzione etica e morale, il mondo non cambierà, anzi, che procederà verso il crepuscolo dell’umanità o, ancor peggio, verso un tragico epilogo.
Articolo di Elisa Egger