Il dipinto ‘1938’ di Bruno Canova in esposizione a Roma nel Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo

Nella foto, “1938” di Bruno Canova, 1973, collage, acrilico e tecnica mista su masonite, cornice intagliata Nella foto, “1938” di Bruno Canova, 1973, collage, acrilico e tecnica mista su masonite, cornice intagliata
Nella Sala della Biblioteca di Castel Sant’Angelo, giovedì 26 gennaio alle ore 11,00 Mariastella Margozzi, Direttrice del Monumento e dei Musei Statali della città di Roma, e il professor Lorenzo Canova, storico e critico d’arte, figlio dell’artista, presenteranno a Roma, nell’ambito delle attività organizzate per celebrare il “Giorno della Memoria delle vittime dell’Olocausto”, l’opera dell’artista Bruno Canova “1938” dal ciclo “L’arte della guerra” che rimarrà esposta al pubblico fino al prossimo 19 febbraio.

Bruno Canova (Bologna, 1925 - Lacco Ameno 2012), che nel 1943 viene richiamato alle armi in marina e nel 1944 viene arrestato per avere tentato di organizzare un nucleo partigiano a La Spezia e internato in un lager tedesco a Brüx nei Sudeti, è un testimone che ha scelto di usare il linguaggio delle arti visive per contribuire al grande mosaico collettivo della memoria, alla volontà e alla necessità di continuare a trasmettere alle generazioni future il ricordo dell’orrore della Shoah e della cancellazione violenta di tutti gli avversari del regime nazista.
Per dare la propria testimonianza sulla tragedia in cui è stato coinvolto e sulle atrocità a cui è sopravvissuto, affinché non si ripetessero e non venissero dimenticate, Bruno Canova, con grande impegno civile, ha lavorato dalla fine degli anni Sessanta alla sua scomparsa, alla grande mostra “L’arte della guerra”, dedicata alle crudeltà delle guerre di tutti tempi. La mostra ha toccato moltissime città italiane, in un progetto articolato dove hanno un’importanza particolare le opere dedicate alle Leggi Razziali, alla persecuzione degli ebrei e alla Shoah.
Nel quadro “1938”, realizzato nel 1973, infatti, lo sciagurato e tragico esito finale dell’emanazione delle Leggi Razziali che colpivano studenti e professori ebrei si chiarisce non solo nella grande stella gialla che campeggia nell’opera, ma ancora più intensamente nel filo spinato, evidente allusione ai campi di sterminio, che l’artista ha accennato con la matita sulla destra del quadro, mentre i fogli di studi di calligrafia di bambini incollati al supporto aumentano lo stridore dolente della denuncia del razzismo italiano e delle sue terribili conseguenze.
Nei lavori del ciclo “L’arte della guerra”, Canova unisce la sua formazione di avanguardia (legata alla grafica di Albe Steiner, Max Huber e alla fotografia di Luigi Veronesi) a una personale rielaborazione del collage futurista e dadaista e alla sua vocazione iconica di disegnatore e pittore. Queste opere, frutto di lunghe ricerche storiche, utilizzano manifesti, ritagli di giornale e documenti originali inseriti nel corpo dell’opera, elementi verbovisivi, campiture quasi informali, disegni e parti dipinte.
Parallelamente al ciclo “L’arte della guerra” Canova ha lavorato a un libro e a dei dipinti dove talvolta compaiono gli stessi elementi documentari, utilizzati sia nelle pagine del volume che all’interno dei dipinti, attraverso modi compositivi diversi, ma con la stessa volontà di dare una testimonianza il più possibile oggettiva e rigorosa degli eventi storici trattati. Il risultato è di grande forza espressiva e di dolente partecipazione, legata indubbiamente alla sua esperienza diretta, dove i simboli non restano sospesi come fredde evocazioni ma diventano elementi strutturali della potenza drammatica di opere colme di una intensa e sofferta capacità di testimoniare ed evocare fatti e cose talmente spaventosi da giungere alla soglia dell’indicibile.