Il Prix Grand Artiste al Festival di Cannes

Il Prix Grand Artiste al Festival di Cannes
Non solo cinema al Festival di Cannes 2022. Ad esser premiati anche autorevoli maestri dell’arte contemporanea italiana.

A Cannes grandi film e grandi nomi del cinema senza trascurare gli attesi ospiti del mondo dell’arte. Nel mese di maggio, oltre al canonico Festival del Cinema, Cannes ha visto premiati anche grandi maestri dell’arte contemporanea con il Prix Grand Artiste, svoltosi presso l’autorevole Collège International, fondato nel 1931 da Paul Valéry.

A consegnare l’importante riconoscimento alla carriera è stato l’ospite della manifestazione Daniele Radini Tedeschi, attuale curatore alla Biennale di Venezia Arte nonché critico d’arte di fama internazionale. La cerimonia va ad inserirsi in un progetto di ampio respiro articolato nell’uscita a fine anno di un volume edito da Giunti e in un ciclo di mostre che toccheranno sedi museali a Novara, Lago di Como e Roma.

Il Prix Grand Artiste è un tributo a quella produzione pittorica, scultorea, fotografica memore del passato, nell’ambito di un percorso di ispirazioni, rimandi e nuove interpretazioni. E così le zuppe Campbell’s di Andy Warhol passano il testimone ai barattoli di vetro di Gianni Depaoli, ognuno contenente un profumo di pesce prelevato negli oceani e dove il messaggio è chiaro, dalla sottile critica al consumismo alla salvaguardia della ecosostenibilità e biodiversità.

Il bianco e nero di Franz Kline giunge nelle tele di Piera Bachiocco laddove, sia pur in modo diverso, entrambi non rappresentano solo segni ma la solitudine esistenziale in tratti che si sovrastano fra loro cancellandosi all’infinito. La poetica di condivisione, partecipazione ed intimità tipica del linguaggio estetico di Maria Lai viene riflessa in un carboncino su carta di Franco Carletti, che disegna un volo di uccelli su lettere d’amore scritte negli anni Quaranta dal padre e indirizzate alla madre Livia.

E ancora Cecilia Corso dona una rivisitazione della donna allo specchio di Christoffer Wilhelm Eckersberg; se questa guarda verso il basso nell’atto di raccogliersi i capelli il soggetto di Corso mira non la sua immagine ma il vuoto. Ancora Jessica Fiorillo - in arte “Favilla” - rimanda al cortometraggio di Luis Buñuel e Salvador Dalì Un chien andalou - Un cane andaluso (1929), laddove in entrambi l’occhio è l’apertura per un viaggio nell’inconscio.

L’espressionismo astratto di Jackson Pollock è ereditato da Massimiliano Ligrani con le sue tele primitiviste, laddove l’autore, tuttavia, non si abbandona totalmente al segno ma porta in superfice doni dall’oscurità. L’omaggio a Man Ray giunge da Salvatore Lizzio, che rivisita con sfumature violacee e bluette il ritratto della famosa donna addormentata caricandola di mistero. Segni e calligrafismi propri di Juan Miró connotano le opere di Massinissa Askeur, dove è in scena un mondo onirico, fantasioso fra il gioco e l’incanto nella riscrittura di un nuovo alfabeto.

Graziella Maria Muraglia - in arte “Medea” - riprende l’eleganza dei ritratti di profilo, tipici del Quattrocento, guardando Piero del Pollaiolo, coniugando ad essi elementi moderni di emancipazione quali la sigaretta. A dipingere l’atmosfera più che il paesaggio provvede Juri Perin che, come Giuseppe de Nittis, raffigura un’alba, quella di Mainz, dalla struggente sensibilità cromatica.

Osvalda Pucci nella scena crepuscolare raffigurata si ricollega alla Brianza di Ennio Morlotti, con un tratto che eleva la terra a mito e dimensione dell’anima. Le geometrie e i colori puri di Mondrian rivivono invece nei pigmenti su legno di Michele Toniatti la cui composizione è di massima purezza formale e perfezione estetica.

Una giovanissima Ilaria Villa si ispira al famoso ritratto di Raffaello per confezionare un collage che rinvia al linguaggio della tecnologia e di internet, delineando così i mutamenti dei tempi. Mario Minutolo è invece fantasioso, onirico, e, come Daniela Romano, traccia un mondo puro e sognante con colori innocenti e sinceri.

L’astrattismo di Antonio Corpora è nell’esplosione di materia di Aline Pouget, divenendo tormento ed inno alla gioia, sia pur su una tavolozza sobria e calibrata. Tiziana Prato è invece memore della scuola di Piazza del Popolo, in particolare di Tano Festa e delle sue strisce di carta su tela, confezionando opere pop rivisitate dall’utilizzo di materia.

Infine, a ricevere il premio anche due fotografe: Marina Mincuzzi, i cui scatti mostrano una sensibilità a metà fra una foto di Luigi Ghirri ed un quadro di Ettore Spalletti, e Alessandra Vinotto, collegata a Mapplethorpe per quella bellezza fidiaca dei soggetti colti in tensione ed in movimento, dove il panneggio evoca la statuaria classica.

L’intero progetto si concluderà a Roma, nel mese di dicembre 2022, con la presentazione del volume e dei rimanenti artisti partecipanti.

Classe 1986, storico del cinema e giornalista pubblicista, appassionato di courtroom dramas, noir, gialli e western da oltre quindici anni, ha lavorato come battitore e segretario di produzione per un documentario su Pier Paolo Pasolini. Dopo un master in Editoria e Giornalismo, ha collaborato con il Saggiatore e con la Dino Audino Editore. Attualmente lavora come redattore freelance, promotore di eventi culturali e collaboratore alle vendite in occasione di presentazioni, incontri, dibattiti e fiere librarie.