Intimismi e parodie di Lucia Crisci alla MAC di Roma

Nelle serie “Azioni e Ritratti”la materia di partenza “è il tessuto per cui l’artista nutre una vera passione, prediligendo quelli cuciti, ricamati o stampati manualmente, o che raccontino delle storie sulla loro provenienza e destinazione d’uso. Presentato montato su telaio, il tessuto viene posto a contatto con una lastra di plexiglass con una foto retro stampata”.
Nel ciclo dei “Ritratti”, la foto è un autoritratto della sagoma dell’artista coperta di volta in volta da stoffe variopinte o tinta unita, stagliata su uno sfondo composto dal medesimo ordito. “La riflessione di Lucia Crisci, scrive Giulia Tulino nel suo testo in catalogo, verte così sul concetto di soppressione dell’identità individuale e su quello di omologazione in una categoria, in un gruppo sociale o religioso, allo scopo di rappresentare un mondo conforme a modelli collettivi, a volte imposti, a volte ambiti, ma mai del tutto chiari, perché volontariamente confusi con lo sfondo”.
Nelle “Azioni” la stoffa è invece usata come punto di partenza di un nuovo racconto, di cui l’artista è narratrice e coprotagonista. Statiche e preziose fantasie vengono così risvegliate a nuova vita da elementi iconografici estranei stampati sulla lastra trasparente. La stessa Crisci spiega che “I tessuti, con le loro caratteristiche lavorazioni, hanno dati e funzioni specifiche che vengono alterate, sconvolte, riesaminate, approfittando di un difetto, di un colore, dell’atmosfera che possono creare, per dire altro, per stravolgere. Questi interventi, a volte al limite dell’assurdo, mirano a far perdere ai tessuti la loro identità e funzione per allenare l’occhio a vedere oltre la superficie, oltre l’apparenza e per esaltare i sensi.”
La carta - protagonista della terza serie esposta - è al centro di un nuovo inganno, cucita con fili a volerla assimilare alla struttura della stoffa per sorprendere lo spettatore: l’artificio di una forza apparente in antitesi con la fragilità strutturale della materia, “la fragilità della carta che vuol essere stoffa”.
Rosanna Ruscio, nel testo critico nel catalogo che accompagna la mostra, osserva che “Per valutare come la complessa ricerca di Lucia Crisci può comporsi in una costruzione compiuta, bisogna guardare alle opere in cui l’indagine figurativa prevale su quella specifica della materia, e ancora quelle in cui il bisogno di una manualità diventa urgenza. Nel primo caso come nella serie delle carte cucite, ogni minimo particolare è visto come una rete di relazioni che l’artista non sa trattenersi nel seguire. Il modo con cui elabora la parodia di se stessa, avvolta da pregiati tessuti, il modo in cui si fotografa preservando l’identità ma esaltando al contempo la presenza, testimoniano una modalità di osservazione precisa: una passione conoscitiva che la riporta ogni volta dalla soggettività smaniosa verso l’oggettività del mondo, verso i suoi paradossi e digressioni.”

Alberto Esposito
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