L’ultimo autoritratto di Frida Kahlo in un’asta record da Sotheby’s a New York

Con la stima di oltre trenta milioni di dollari, l’opera intensa ed emozionante dell’amatissima artista messicana è pronta a infrangere il suo attuale record in asta di otto milioni di dollari raggiunto nel 2016. Così facendo diventerebbe l’opera d’arte latinoamericana più preziosa mai venduta e il record assoluto per una sua opera arriverebbe a centrare il prezzo più alto in assoluto per un’opera realizzata da una artista donna, che attualmente appartiene all'artista americana Georgia O’Keeffe, grazie a Jimson Weed/White Flower No. 1 (1932), venduta all'asta nel 2014 a 44,4 milioni di dollari.
L’opera arriva sul mercato dopo essere stata tenuta privatamente per trent’anni e viene venduta da un collezionista del Texas. L'attuale venditore ha ereditato l'opera dal suo precedente proprietario, che l’ha acquistata nel 1990 da Sotheby’s per 1,4 milioni di dollari, contro una stima di ottocentomila dollari. Prima di quella vendita apparteneva alla scrittrice e critica di Chicago Florence Arquin, amica di Rivera e Kahlo. Descrivendo l'opera come «emotivamente spoglia e complessa», il presidente di Sotheby’s, Brooke Lampley, ha dichiarato in una recente intervista che «Diego y yo è un'opera determinante di uno dei pochi artisti la cui influenza trascende il mondo delle belle arti per arrivare alla cultura pop e oltre».
Completato nel 1949, Diego y yo può essere considerato un doppio commovente ritratto, dal momento che la pittrice raffigura l’amato marito Diego Rivera al centro della sua fronte. Una sorta di terzo occhio che simboleggia la forza con cui il compagno ha occupato la coscienza dell’artista e la sua vita, ma che rappresenta anche la delusione e lo sconforto che questo legame ha portato con sé.
L’artista, che si ritrae mentre guarda in lacrime lo spettatore, indossa il suo huipil rosso, presente in tutti gli autoritratti più importanti, e una camicetta tradizionale delle donne dell’istmo di Tehuantepec (Tehuanas). I capelli sono sciolti e sembrano avvolgerla. Ha le guance arrossate e uno sguardo inquieto e addolorato. Il dipinto fa riferimento al rapporto, molto chiacchierato, di Rivera con la diva messicana María Félix, di cui il muralista realizzò un ritratto particolarmente sensuale nello stesso anno. L’intensità dell’opera supera, però, i confini della storia personale e affronta questioni esistenziali sulla vita, la morte e l’amore.
Dopo il matrimonio con il famoso muralista messicano, Frida Kahlo inizia a far confluire nella sua arte influenze diverse, che spaziano dalla mitologia azteca e orientale alla medicina e alla botanica che, unite ad una iconografia molto personale, le consentono di raggiungere l’apice della sua maestria come pittrice. Successivamente, la pittura diventa uno strumento per esprimere la convivenza con la malattia cronica e il rapporto sempre più complicato con Rivera.
«Ho subito due grandi incidenti nella mia vita, uno in cui un tram mi ha investito, l’altro è stato Diego» scrisse una volta la pittrice sul suo taccuino. L'incidente a cui Frida si riferisce è lo scontro che l’autobus, su cui viaggiava nel 1925, ebbe con un tram: il veicolo andò a sbattere contro un muro e lei si ruppe la spina dorsale in tre punti. Da quel giorno la qualità della sua vita fu compromessa per sempre. Una condizione tragica che riuscì a superare proprio grazie alla pittura. E all’arte Frida si affidò anche per superare il secondo incidente di cui parla: l’incontro con il muralista messicano Diego Rivera, da cui scaturì un amore totale e passionale, ma anche struggente e tormentato. Frida e Diego, uniti ma distanti, venivano chiamati “l’elefante e la colomba”, per via del loro aspetto diametralmente opposto. Nonostante tutto, per Frida l’amore nei confronti di Diego fu totalizzante e prezioso: «L'amore? Non so. Se include tutto, anche le contraddizioni e i superamenti di sé stessi, le aberrazioni e l'indicibile, allora sì, vada per l'amore. Altrimenti, no».
Diego y yo sarà in mostra dal 7 all’11 ottobre a Hong Kong e dal 22 al 25 ottobre a Londra, prima di tornare a New York per la mostra pre-vendita di novembre.
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