La provocazione etica di Giuseppe Mannino

Pittore, scultore, poeta, narratore, artista eclettico e visivo in senso lato, Giuseppe (Pippo) Mannino “ci ha abituato ormai da anni alle sue irruenti ‘occupazioni’ culturali negli spazi dell’arte italiani e internazionali, giungendo, in questa nuova tappa, a Pescara, in uno spazio espositivo prestigioso, il Mediamuseum, all’interno di uno dei tradizionali eventi annuali della cultura e dell’arte pescarese, i Premi Internazionali Flaiano”.
In questa occasione l’artista presenta una limitata selezione della sua multiforme arte, circa quaranta opere, dalla pittura alla scultura, alle “parole dipinte”, come lui stesso le definisce, invadendo gli spazi allestitivi stessi, con percorsi cromatici e installazioni concettuali e letterarie dove a farla da padrone, al di la di tutto, resta proprio la “Provocazione Etica” evocata da Mannino stesso, a cominciare dall’assenza assoluta di didascalie delle opere esposte raccordate fra loro per temi visuali e cromatico-narrativi.
“Mannino decide – ha scritto il curatore della mostra Claudio Crescentini - sulla scia delle post-avanguardie del Novecento, di dare spazio, corpo e sguardo prima di tutto all’opera, in qualsiasi linguaggio sia essa prodotta e creata. L’opera diventa così madre e regina, quindi padrona, dello spazio installativo stesso e della sua medesima visione, con questo gioco continuo fra significato e significante che ricollega ancora l’artista alle teorie ‘eversive’ del Surrealismo e dell’Eventualismo … il valore propedeutico all’archetipo delle figure create dall’artista si viene a confermare anche grazie ad una impronta sociale, etica e civile sempre presente nell’opera di Mannino. Un’impronta estrema, personale, prioritaria e fondamentale che finisce per introdurci direttamente nella genesi di molte sue opere … La ‘Provocazione’ di Mannino, però, deve essere anche intesa come liberazione totale del ‘pensante’, come a suo tempo l’ha definito Félix Guattari, dal ‘pensato’ e quindi l’occhio dalla mente, dove la logica del guardare deve, di necessità, tornare ad essere impostata sullo stesso piano e livello, concettuale, dell’oggetto - leggi oggetto d’arte - guardato”.
La mostra, promossa dalla Fondazione Edoardo Tiboni e da Roma Centro Mostre, resterà aperta fino a mercoledì 30 luglio con orario feriale 10,20-12,30/17,00-19,00 (nella foto l’opera “Don Chisciotte e Dulcinea”, 2011, tecnica mista su tela cm. 75x130).
Alberto Esposito

Alberto Esposito
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