Opere di Brigitta Rossetti in esposizione nelle Civiche Raccolte d’Arte di Palazzo Marliani Cicogna di Busto Arsizio

Opere di Brigitta Rossetti in esposizione nelle Civiche Raccolte d’Arte di Palazzo Marliani Cicogna di Busto Arsizio
Le Civiche Raccolte d’Arte di Palazzo Marliani Cicogna, in Piazza Vittorio Emanuele II, n.3 a Busto Arsizio (VA), ospitano fino al prossimo 12 marzo, con il titolo “Elegia dell’acqua”, una selezione di opere su tela e su carta, di opere video e  l’installazione “Not me” dell’artista Brigitta Rossetti che, con grande empatia, scrive la storica dell’arte Stefania Severi autrice del testo critico che accompagna la mostra, di cui è curatrice, entra in contatto con uno degli elementi fondamentali del nostro pianeta, l’acqua, e ci offre una serie di riflessioni che, pur partendo da dati scientifici inconfutabili, vengono da lei affrontati con i mezzi che le sono propri, che sono quelli dell’artista, offrendoci altrettante suggestioni poetiche.

L’uso del termine elegia vuole sottolineare che l’idea sottesa a ciascuna opera è elaborata e trasfigurata, come avviene nel linguaggio poetico, e trasmigra dall’universo fisico a quello introspettivo. E la mobilità dell’elemento diviene metafora della vita in generale e, in specifico, del vissuto dell’artista, che è giunta all’acqua dopo avere per anni investigato i cieli e i giardini e i fiori della terra. L’acqua è dunque un approdo naturale, un ulteriore tassello, proprio nell’indole dell’artista, che ebbe a dichiarare: “Ero sola con la natura”. La sua è una solitudine ricercata, è elemento intrinseco al suo lavoro, sia en plain air sia nello studio.

L’approdo alla tematica dell’acqua, in piena armonia con l’intero percorso della ricerca di Brigitta Rossetti, trova il momento focale nelle tele di gradi dimensioni che fuoriescono dal limite della parete per invadere lo spazio circostante. Ogni tela ci rimanda un frammento di natura mutevole, proprio come tipico dell’acqua, in relazione al momento della giornata ed alla stagione, e tale frammento, entrando in dialogo con l’osservatore, lo induce alla meditazione ed all’interiorizzazione, divenendo, grazie anche ai tanti rimandi che l’acqua evoca, un paesaggio dell’anima.

Da queste tele basilari nascono ulteriori suggestioni nelle piccole tele e nelle carte, ma anche nei video che illustrano ciascuno un aspetto essenziale di questo elemento così presente nel nostro quotidiano, e nell’installazione, che è una indagine fantastica sull’azione dell’acqua tra tempo e spazio.

Come è tipico del suo procedere, Brigitta Rossetti utilizza vari mezzi espressivi per toccare il massimo del significante, e, indagando nello spazio fisico e mentale, non si limita alla pittura, che pure è il suo mezzo espressivo principale, ma ricorre anche al video ed all’installazione. 

In prima istanza, la pittura: sulle tele, spesso lasciate libere, la materia pittorica si condensa ricreando fondali di stagni o di corsi d’acqua e superfici liquide o ghiacciate. Ora sembra di intuire la presenza di una flora acquatica, ora la visione è limpida ora offuscata. Sono immagini che invitano ad una visione immersiva.

La particolarissima pennellata utilizzata in tutti i lavori, grazie al ruolo determinate del solvente ad acqua controllato e liberato dall’artista che incide sul tempo dell’asciugatura del colore, offre un effetto bagnato che non solo accompagna ma amplifica la tematica dell’intera produzione. Accanto all’acrilico, sia pure in minore presenza, sono anche l’olio, il pastello, il pastello ad olio ed il collage, di tela o carta, spesso in abbinamento.

In questo percorso i video rappresentano dei momenti isolati pertinenti a specifici eventi; ciascuno di essi, nella sua individualità, è legato all’idea che ogni storia può avere risvolti positivi e negativi e può essere interpretata sia in chiave oggettiva sia come riflesso dell’esistenza, aprendosi ad interrogativi molteplici. Brigitta ha affidato a ciascuna ripresa il compito di trasmettere, proprio attraverso le sequenze da lei stessa filmate, un concetto, un’idea, una emozione, suggerendo tuttavia sempre l’ambivalenza della situazione in cui positivo e negativo si fondono o, quanto meno, si alternano

L’installazione Not me sembra volere escludere la presenza umana ma in realtà è una invocazione affinché ciò che si presenta davanti ai nostri occhi risparmi l’umanità. Il “racconto” si sviluppa in vari tempi. Il primo è rappresentato dal lampadario, immagine positiva di uno strumento realizzato dall’uomo per portare luce, è un lampadario in cui la funzionalità è abbinata alla eleganza e alla ricercatezza. Nel secondo tempo si concretizza la constatazione che questo lampadario è inutile, non ha più il compito di illuminare, è un oggetto vuoto e privo di senso. Nel terzo tempo emerge una rivelazione: da questo lampadario non pendono né lampadine né altri elementi illuminanti ma oggetti che il tempo/l’acqua ha consunto, privandoli del ruolo iniziale e dell’aspetto primo. Sono elementi naturali, come legni e conchiglie, ma anche frammenti di manufatti, quali chiavi e cardini.  Sono oggetti-ricordi che l’artista ha accumulato nel corso del tempo e che si sono trasformati così come si è trasformata lei stessa. Ogni oggetto “racconta” la sua storia che sarà diversa per ogni riguardante

Analizzando la biografia di Brigitta apprendiamo che dalla natia Piacenza il suo percorso si è dilatato prima a Pavia, all’Università, poi all’estero: Londra, dove trascorre un anno di studio e lavoro, la Germania e l’Austria, dove soggiorna più volte per workshop dal 2007 al 2011, Chicago, presso la residenza allo ZB Art Center. Proprio la dimensione internazionale la porta all’alternanza dell’italiano e dell’inglese per i titoli delle sue opere, al fine di utilizzare l’espressione linguistica più comprensibile al mondo e più aderente al suo pensiero.