ZERO presenta la sua mostra dal titolo 'ZERO' a Roma alla Fondazione Besso

ZERO presenta la sua mostra dal titolo 'ZERO' a Roma alla Fondazione Besso
Nella prestigiosa “Fondazione Marco Besso”, in Largo di Torre Argentina 11, a Roma, mercoledì 8 febbraio alle 17,30 lo scultore Francesco Zero, tra le figure emergenti nell’attuale panorama internazionale dell’arte, inaugurerà una mostra di sue opere, presentate da un testo di Augusto Benemeglio, raccolte sotto il titolo “Zero”,  che resterà aperta fino al prossimo 24 febbraio.

Giocare col suo cognome per lui è sempre stato un piacere e, ancora una volta, ZERO non perde l’occasione. Con questo titolo l’artista vuole dare il senso della sua filosofia e della lettura che le figure, in ogni espressione, in ogni movimento, in ogni loro drammaticità, trasmettono a chi le osserva.

I suoi esili protagonisti ci sospingono ad uscire dalla consuetudine sfidando l’equilibrio, ci invitano ad accelerare il movimento per allontanare le regole di sempre, a combattere le sofferenze per tornare liberi nella mente.

“Tornare a ZERO e ripartire da ZERO… nell’arte la strada è scorrevole”, afferma l’artista.

Una serie di “bozzetti” in carboncino e acquarelli secchi accompagneranno le sculture in bronzo dando di sé una felice riconoscibilità. Affiancare ciascun disegno alla scultura cui ha dato l’ispirazione consente alla mostra di trasformare l’atmosfera in una piacevole fuga astrale.

Queste “anime nude” nascono dalle mani di ZERO direttamente nella famosa “cera persa” che viene sostituita infine dal bronzo. Le patine colorano il metallo nelle gradazioni che vanno dal nero al rosso per arricchire le profondità delle costruzioni.

Le sue opere conquistano lo spazio superando le leggi del movimento e della gravità attraverso la ricostruzione di uno spazio concluso definito dalle posture improbabili e dalle paradossali distorsioni fisiche delle figure e  percorrono lo spazio e il tempo della terza dimensione con la velocità della mente e forse non sono lontane dalla quadridimensionalità che dagli studi di Euclide ci ha portato fino ad Albert Einstein. Domani concepire tali distorsioni ci potrà forse consentire un viaggio nel passato o nel futuro con un’altra arte più inaspettata che imprevista.