7,2 milioni di Italiani in grave difficoltà

Sarebbe infatti, nel 2016, l’11,9% gli italiani in famiglie con sintomi di disagio. Un dato stabile rispetto al 2015 ma che non rincuora. In numeri assoluti vuol dire che 7 milioni e 209mila persone, in Italia, vivono in grave difficoltà economica, di questi, quasi la metà, risultano carenti in almeno 4 punti, su 9, degli indicatori del benessere equo e solidale. Questi indicatori sono stati selezionati da un apposito comitato e vengono usati dal Ministero dell’Economia e delle Finanze per predisporre un apposito allegato del Documento di Economia e Finanza. I punti riguardano la salute, l’istruzione e la formazione, l’occupazione, la qualità del lavoro, il reddito, le condizioni economiche minime, le relazioni sociali, la soddisfazione per la vita e l’ambiente.
Secondo il direttore del Dipartimento per la produzione statistica dell'Istat, nonostante il miglioramento delle condizioni economiche delle famiglie, nel 2016 non si è osservata una riduzione dell’indicatore di grave deprivazione materiale, corrispondente alla quota di persone in famiglie che sperimentano sintomi di disagio. La ripresa economica e del mercato del lavoro non sta riducendo alcuni sintomi di disagio”.
Un dato sempre più preoccupante, visto anche con uno sguardo al futuro, ed a ciò che questo comporterà negli anni, è la situazione lavorativa degli under 35. È infatti sempre più difficile per chi ha meno di 35 anni trovare un posto di lavoro. Si pensi che “il 21,2% dei 25-34enni disoccupati nel quarto trimestre del 2015 è occupato un anno dopo, il 43,8% risulta ancora disoccupato e il 35% inattivo”, registrando così una tendenza negativa rispetto ai due anni precedenti. Ma è importante segnalare che, secondo i dati Istat, il 41,9% dei giovani ora impiegati hanno trovato lavoro affidandosi alla rete di parenti ed amici. Un dato altissimo rispetto al 2,5% che ha si è rivolta a Centri pubblici per l’impiego, o all’8% di chi ha scelto le agenzie interinali. Solo il 18,9% ha trovato lavoro facendo richiesta direttamente ad un datore di lavoro.
Infine, segnala Monducci, bisogna intervenire per rilanciare gli investimenti, in calo per il settimo anno consecutivo e che rientrano, nel 2016, tra “tra le principali voci di spesa che hanno segnato una contrazione” con un -4,5%.