Agricoltura biologica, sì definitivo del Senato alla legge

Dopo 13 anni di attesa, con 195 favorevoli, 4 astenuti e nessun contrario il Senato ha approvato in via definitiva la proposta di legge che era dovuta tornare a Palazzo Madama per una veloce quarta lettura, dopo la modifica introdotta dalla Camera che ha eliminato dal testo l’equiparazione del metodo biodinamico a quello biologico, dopo le molte polemiche sollevate dalla comunità scientifica.
Tra le principali novità la definizione di produzione biologica quale attività di interesse nazionale, con il riconoscimento di una funzione sociale e ambientale. Viene poi istituito il Tavolo tecnico per la produzione biologica e nasce il marchio biologico italiano per quei prodotti biologici ottenuti da materia prima italiana.
“Una giornata storica” l’ha definita il sottosegretario al ministero dell’Agricoltura Francesco Battistoni. “Con l’approvazione – dichiara – della legge saremo in grado di dare un ulteriore impulso al comparto grazie alle novità introdotte, come il marchio biologico, la definizione giuridica dei distretti bio e la legge delega al Governo per la revisione della normativa in materia di armonizzazione e razionalizzazione sui controlli. L’Italia è seconda a livello mondiale, dietro soltanto agli Stati Uniti, per prodotti biologici esportati”.
Le prime risorse, già pronte sul tavolo per essere prese, sono i 30 milioni di euro del Fondo per il biologico istituito dalla legge di Stabilità del 2020: “furono stanziati perché si pensava che la legge sul biologico sarebbe stata approvata di lì a poco – racconta Maria Grazia Mammuccini, presidente di Federbio – e invece da allora ci sono voluti altri due anni”.
Dal Pnrr invece arriveranno 300 milioni di euro, vale a dire un quarto degli 1,2 miliardi che il Piano di ripresa e resilienza stanzia per l’agricoltura sostenibile: “gli obiettivi europei parlano chiaro – dice la presidente di Federbio – ogni membro Ue deve raggiungere il 25% di superficie agricola coltivata a biologico entro il 2030”. Dunque, il 25% di questo stock di fondi andrà proprio agli agricoltori bio.
La fetta più grossa della torta, però, è quella contenuta nel Piano strategico nazionale per il quinquennio Pac 2023-2027 che il nostro Governo a fine dicembre ha inviato alla Commissione europea. Sono infatti ben 2,5 miliardi i fondi che la Politica agricola comune stanzia per mantenere i terreni già coltivati a bio ed espanderli fino a raggiungere la famosa quota del 25%. “Tutti insieme, sono davvero tanti soldi – dice Mammuccini – ora però abbiamo la responsabilità di spenderli bene, per garantire uno sviluppo che sia duraturo sul territorio e che sostenga in particolare le aree interne e quelle montane del Paese”.
La nuova legge sostiene anche l’impiego di piattaforme digitali per garantire l’informazione circa la provenienza, la qualità e la tracciabilità dei prodotti, con una delega al Governo per rivedere la normativa sui controlli e garantire l’autonomia degli enti di certificazione, oltre alla definizione dei biodistretti. “Nell’ultimo decennio – afferma Coldiretti – le vendite bio totali sono più che raddoppiate (+122%) e la produzione nazionale ha raggiunto i 2 milioni di ettari di terreno coltivati”.
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