Enrico Berlinguer: Archivio Riccardi ricorda lo statista

Enrico Berlinguer Enrico Berlinguer Carlo Riccardi © Archivio Riccardi
Son passati 30 anni dalla scomparsa di Enrico Berlinguer, amato prima come uomo e poi come leader politico; la sua onestà intellettuale, la sua capacità di essere mite e carismatico, la sua questione morale fanno di lui un esempio di buona politica riconosciuto da tutti gli schieramenti.

Enrico Berlinguer nacque a Sassari il 25 maggio del 1922, figlio di Mario Berlinguer, un avvocato repubblicano, antifascista. Nel 1954, a Salerno avvenne il primo incontro con Palmiro Togliatti, quando Berlinguer seppe farsi notare iniziando così a collaborare con Luigi Longo e Giancarlo Pajetta. Dopo un breve periodo come vicesegretario del PCI in Sardegna, Togliatti lo richiamò a Roma.

Durante la segreteria di Luigi Longo, nel corso del XII congresso, venne nominato vice-segretario nazionale e guidò nel 1969 una delegazione del partito ai lavori della conferenza internazionale dei partiti comunisti che si tenne a Mosca; fu un evento memorabile in quanto, trovandosi in disaccordo con la linea sovietica, rifiutò di sottoscrivere la relazione finale. Il discorso tenuto fu forse il più critico in assoluto fra tutti quelli che i leader comunisti avevano in precedenza tenuto a Mosca. Berlinguer rinfacciò a Leonid Brežnev che, quella che lui definì la "tragedia di Praga", ovvero l'invasione sovietica della Cecoslovacchia, aveva marcato le radicali divergenze affioranti nel movimento comunista su temi fondamentali come la sovranità nazionale, la democrazia socialista e la libertà di cultura. Nel 1972, a causa della malattia di Longo venne eletto segretario nazionale del PCI. Un anno dopo sfiorò la morte in Bulgaria, la limousine sulla quale viaggiava venne investita da un camion militare. Si salvò miracolosamente mentre l'interprete che lo accompagnava morì sul colpo e due dirigenti del Partito comunista bulgaro riportarono gravi ferite. L'attentato venne sospettato da lui stesso di matrice sovietica, della polizia segreta, il Kgb, e dei suoi numerosi complici nei regimi dell'Europa dell'Est. 

Negli anni in cui Berlinguer fu segretario, il PCI raggiunse il suo massimo storico, il 34,4% del 1976, furono anni di particolare e diffuso apprezzamento per il carisma "mite" e la capacità di ispirare fiducia di Berlinguer. Dal gennaio del 1977, Berlinguer lanciò una campagna moralizzatrice, che, con una certa strumentalità, puntava il dito contro il cattivo uso della cosa pubblica. E' questo il momento in cui la questione morale diventa centrale nella propaganda del PCI.

Nel ottobre 1977, quando erano centrali le manovre per raggiungere il compromesso storico, avendo l'obiettivo di dissipare le paure dei cattolici italiani, Berlinguer pubblica sulla rivista "Rinascita" delle lettere scambiate con l'allora vescovo di Ivrea Luigi Bettazzi, in cui afferma di voler  è sufficiente guardare al titolo sotto il quale le lettere sono pubblicate per capire l'importanza del gesto del segretario del PCI :  "Comunisti e cattolici: chiarezza di principi e base di un'intesa".

Nel 1978,  Berlinguer individuò in Aldo Moro l'interlocutore più adatto alla costruzione di un progetto concreto per "realizzare una società che, senza essere cristiana, cioè legata integralisticamente a un dato ideologico, si organizzi in maniera tale da essere sempre più aperta e accogliente verso i valori cristiani", ma la mattina del 16 marzo, giorno della presentazione parlamentare del governo, accadde il drammatico e tristemente noto agguato di via Fani (guarda le foto) nel quale  Moro fu rapito dalle Brigate Rosse. Berlinguer ritenne subito che si trattasse di un attacco calcolato premeditatamente per mandare in crisi tutto il lavoro occorso per raggiungere un accordo governativo.  Il segretario del PCI rimase famoso per la sua forte presa di posizione che si concretizzò nel  cosiddetto "fronte della fermezza", contrario a qualsiasi tipo di trattativa con i terroristi, i quali miravano alla liberazione di alcuni detenuti in cambio di quella del segretario della DC. 

Seguì una legislatura da parlamentare europeo, al termine della quale, in vista delle successive elezioni del 1984, Berlinguer si impegnò nella campagna elettorale. A Padova il 7 giugno, sul palco di Piazza della Frutta, mentre teneva un comizio, venne colpito da un ictus. Si accasciò in diretta televisiva, ma, nonostante fosse palesemente provato dal malore, continuò il discorso fino alla fine, sebbene la folla, urlasse di smettere. Alla fine del comizio entrò in coma appena rientrato in albergo. Venne ricoverato in condizioni drammatiche. Morì quattro giorni dopo, l'11 giugno, a causa di un'emorragia cerebrale. Il 17 giugno 1984, Il giorno delle elezioni europee, il PCI, nonostante la sua scomparsa, decise di lasciare il suo segretario come capolista e chiese di votarlo in modo plebiscitario. Le elezioni sancirono la vittoria del PCI che, per la prima e unica volta, sorpassò la DC, (33,3% contro il 33,0%), conseguenza diretta di quello che è stato chiamato "effetto Berlinguer".

La redazione dell'Archivio Riccardi, ha recuperato decine di foto che ritraggono il grande uomo politico Enrico Berlinguer per ricordarlo nel trentesimo anniversario della sua scomparsa.

berlinguer-archivio