Fridays for Future: venerdì 23 settembre tutti in piazza per il clima

Fridays for Future: venerdì 23 settembre tutti in piazza per il clima
Il prossimo venerdì 23 settembre le attiviste e gli attivisti di Fridays for Future tornano in piazza per lo sciopero globale per il clima a tutela dell’ambiente.

"Continuiamo a chiedere ai leader di governo e delle grandi corporation di mettere le persone prima dei profitti!", scrive il movimento sul suo account Instagram.

Lo sciopero coinvolgerà come sempre molti Paesi, ma per l’Italia quest’anno sarà una data doppiamente importante, in quanto la manifestazione mondiale si svolgerà a 48 ore dalle elezioni politiche, poiché questi due eventi non devono essere separati sia perché uno degli obiettivi dei Fridays for Future da 4 anni a questa parte è quello di parlare alla politica al fine di indirizzarla sui temi dell’ambiente e del clima sia perché sono due giornate strettamente collegate tra di loro.

Due, infatti, sono i punti sui quali convergono tutte le realtà aderenti allo sciopero: partecipazione attiva al voto, in un periodo di forte astensionismo, ed elezioni climatiche nelle quali il Parlamento dovrà rappresentare il Paese, in quanto mancano, secondo la scienza, 5-6 anni prima del punto di non ritorno.

Come per lo scorso sciopero del 25 marzo scorso, che ha visto 78 manifestazioni in altrettante città italiane, con un coinvolgimento di oltre 70mila persone, i ragazzi scenderanno in piazza per chiedere ai governi che ascoltino le voci dei MAPA che subiscono maggiormente gli effetti dei cambiamenti climatici perché soggetti più deboli, territori situati in alcune aree del mondo particolarmente a rischio e, in particolare, soggetti deboli che si trovano in aree a rischio. “Non come un'opera di beneficenza, ma come – sottolineano gli attivisti – un processo di giustizia trasformativa in cui il potere politico torni al popolo".

La lotta per il clima "è una lotta di classe: per anni la classe dominante, principalmente attraverso le imprese e i governi del Nord globale dominati da maschi eterosessuali benestanti e bianchi, ha esercitato il proprio potere, acquisito attraverso il colonialismo, il capitalismo, il patriarcato, la supremazia bianca e lo sfruttamento, per distruggere la Terra e i suoi abitanti senza alcun rimorso".

E sono proprio i colonizzatori e capitalisti "al centro di ogni sistema di oppressione che ha causato la crisi climatica, e la decolonizzazione, utilizzando lo strumento del risarcimento climatico, è il miglior tipo di azione per il clima. L'1% dei capitalisti più ricchi deve essere ritenuto responsabile delle proprie azioni e della propria ignoranza. Il loro profitto è la nostra morte. Il loro profitto è la nostra sofferenza".

Gli appuntamenti sono un po’ ovunque. Da Torino a Roma, da Gorizia a Pesaro, da Lecce a Verona, da Vercelli a Palermo. In decine di città italiane venerdì 23 settembre si fermano le scuole e gli studenti saranno in piazza per ricordarci che la battaglia contro il cambiamento climatico non è finita.

A Roma l’appuntamento è a Piazza della Repubblica, a Torino in Piazza Statuto e così via, nei luoghi simbolo di ogni città, per riprendere le proteste che ormai da quattro anni proseguono a cadenza regolare seguendo il calendario delle proteste in tutto il mondo. Sarà interessante vedere il grado di partecipazione degli studenti, che in passato avevano riempito le piazze e avuto addirittura l’assenza giustificata d’ufficio per protestare a favore del Pianeta.

Stando all’ultimo studio dell’Ocse sulla preparazione e l’attitudine dei giovani nei diversi Paesi verso condotte per limitare i danni del cambiamento climatico ha mostrato che sono proprio i giovani italiani tra i meno attenti al tema ambientale.