I lavoratori dell’industria alimentare e metalmeccanica in lotta per il rinnovo del contratto

Ad un anno esatto dall’avvio della trattativa con le parti datoriali, la causa dell'agitazione è stata la rottura del tavolo per il contratto nazionale consumata nella giornata di mercoledì 7 ottobre sulla parte salariale: Federmeccanica conferma la disponibilità di 40 euro sui minimi contrattuali strettamente legati all’inflazione, i lavoratori ne chiedono 156.
Nel concreto, si tratterebbe di appena il 2% di aumento salariale a fronte dell’8% richiesto dei sindacati.
Roberto Benaglia, segretario generale della Fim Cisl, ha cercato un approccio costruttivo finalizzato a trovare una soluzione ottimale per le varie parti coinvolte: “Questo deve essere il contratto della ripartenza, il sindacato è chiamato a responsabilità molto forti, vogliamo contestualizzare la piattaforma del 2019, non siamo ragionieri ma sindacalisti”, specificando come la richiesta di 156 euro era avvenuta quando ancora non era sopraggiunta l’emergenza sanitaria Covid19.
Anche il settore alimentare è in grande fermento. I lavoratori del settore, infatti, hanno scioperato lo scorso 9 ottobre per 4 ore.
I 3 segretari generali di Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil, Rota, Mininni e Mantegazza, hanno spiegato le ragioni e le modalità della mobilitazione in una conferenza stampa di giovedì 8 ottobre, che era già iniziata il 24 agosto con il blocco di flessibilità, straordinari e prestazioni aggiuntive, ed è ancora in corso in tutte le imprese del settore che non hanno aderito al contratto collettivo nazionale 2019-2023 siglato dalle tre Organizzazioni sindacali lo scorso 31 luglio con UnionFood, Ancit e AssoBirra. Nel concreto chi ha firmato l’intesa sono state le grandi aziende, tra le quali compaiono Ferrero e Barilla.
Lo sciopero del 9 ottobre è stato, per il segretario generale della Fai-Cisl Onofrio Rota, “un chiaro messaggio che arriva dopo mesi di atteggiamento responsabile e costruttivo. Abbiamo normato in modo innovativo tanti aspetti che vanno dalla formazione al welfare, dalla partecipazione alla riclassificazione dei lavoratori, dallo smart working al diritto a disconnessione e privacy, e inoltre abbiamo alleggerito l’impegno economico sul 2021, per cui il rinnovo è una boccata d’ossigeno per lavoratori e imprese, non un sacrificio”.
“Rinnovare i contratti – ha concluso Rota – è una delle leve più importanti per far ripartire davvero la nuova economia e costruire opportunità per le nuove generazioni”.
Come per i metalmeccanici, è previsto uno sciopero di 8 ore con mobilitazione dei lavoratori e manifestazioni in 8 piazze d’Italia – che saranno collegate in streaming – il prossimo 9 novembre: l’obiettivo è quello di dare alle lavoratrici e ai lavoratori del settore (385mila) un solo contratto.
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