L’appello di Papa Francesco ai giovani: la terra brucia, fate chiasso

L’appello di Papa Francesco ai giovani: la terra brucia, fate chiasso
Proprio lì ad Assisi, dove il giovane San Francesco si spogliò delle sue ricchezze per abbracciare una vita povera, papa Francesco, che ne ha assunto il nome, è voluto tornare sabato scorso per esortare un migliaio di giovani imprenditori, economisti, attivisti provenienti da cento Paesi, a guardare il mondo “con gli occhi dei poveri” e impegnarsi nella transizione ecologica: “voi siete chiamati a diventare artigiani e costruttori della casa comune, che sta andando in rovina. Serve – ha detto il Pontefice durante l’evento Economy of Francesco – un’economia della terra e un’economia di pace ispirata a San Francesco”.

Un impegno per l’ambiente che il Papa ha già mostrato dalle due Lettere papali “Laudato sì” e “Fratelli tutti” al sinodo sull’Amazzonia fino all’incontro quattro anni fa con Greta Thunberg, portando ad un cattolicesimo che non si occupa solo di bioetica e liturgia, ma si prende cura di ogni creatura e lo fa non per moda ma per fede nel Creatore.

Le idee non bastano più. Servono scelte concrete e, per poterlo fare, bisogna affidarsi alle nuove generazioni perché “noi non abbiamo saputo custodire il pianeta e non stiamo custodendo la pace”. Infatti, come si legge nel primo punto del “Patto” che papa Francesco ha firmato con i giovani economisti, bisogna trasformare “un’economia che uccide in un’economia della vita, di pace”.

Un cambio di rotta dovuto al precipitare degli eventi. “State vivendo la vostra giovinezza in un’epoca non facile”, dice ai ragazzi della “Economia di Francesco”, una rete promossa dal vescovo di Assisi Domenico Sorrentino, dall’economista focolarino Luigino Bruni, da don Tonio dell’Olio e da Francesca di Maolo: “la crisi ambientale, poi la pandemia e ora la guerra in Ucraina e le altre guerre che continuano da anni in diversi Paesi, stanno segnando la vostra vita”.

Bisogna agire subito, cambiando il modello di sviluppo e bonificando il sistema che uccide: “la situazione è tale che non possiamo soltanto aspettare il prossimo summit internazionale: la terra brucia oggi, ed è oggi che dobbiamo cambiare, a tutti i livelli”, dichiara il Papa.

Ma “non basta fare il maquillage, bisogna mettere in discussione il modello di sviluppo”, e “se parliamo di transizione ecologica ma restiamo dentro il paradigma economico del Novecento, che ha depredato le risorse naturali e la terra, le manovre che adotteremo saranno sempre insufficienti”.

Bergoglio fa così un parallelo con la contrapposizione tra Davide e Golia, e non rimane nella teoria: elogia il caso eroico di un giovane ingegnere che ha rifiutato l’impiego in un’impresa che produceva armi, critica le aziende che buttano via una dipendente donna “appena cresce la pancia”, fa appello per “l’abbandono delle fonti fossili d’energia” e critica la gassosità della finanza, dice che “senza lavoro degno e ben remunerato i giovani non diventano veramente adulti”, ma se la prende con le facce di chi studia nelle “università ultra-specializzate in economia ultraliberale”.

Il Papa è fortemente convinto del fatto che “il grido dei poveri e il grido della terra sono lo stesso grido”.

Erano due anni che, a causa della pandemia, i ragazzi si incontravano online. Questa è stata una grande occasione, in cui per tre giorni si sono potuti confrontare dal vivo tra workshop, laboratori e dibattiti.

Il Pontefice è in perfetta sintonia con loro. C’è bisogno di alzare la voce su questi temi. E “se non avete niente da dire – li esorta – “almeno fate chiasso!”.

Dunque, il Papa ad Assisi consegna un compito preciso e potenzialmente decisivo: si possono realizzare “cose grandi”.