L’incontro “Persona e dignità. La vita e i suoi confini” al Teatro de’ Servi

Consapevolezza e libertà di scelta sul fine vita. Con Visioni Concentriche, incontro aperto al pubblico con l’associazione “Luca Coscioni”. Il secondo appuntamento della stagione di Visioni Concentriche, il riflettore sulla quotidianità che il Teatro de’ Servi ha acceso in parallelo con spettacoli dal particolare spessore sociale. Dopo la genitorialità 3.0 e l’integrazione nei quartieri romani, affrontati nel 2018, questa volta ad essere al centro dell’attenzione è stato un altro tema delicato ed attuale (e troppo spesso ignorato ed a volte dimenticato): la libertà della persona sul fine vita. Le malattie incurabili e le sofferenze che esse provocano a coloro i quali/le quali ne sono affetti/affette ed ai loro familiari sono al centro di Segreti di famiglia di Enrico Luttmann, una commedia graffiante ed ironica ma strutturata per far riflettere lo spettatore, e che ha debuttato al Teatro de’ Servi venerdì 15 marzo 2019.
Dopo la replica pomeridiana di sabato 16 marzo e prima di quella serale il pubblico e tutti gli interessati hanno avuto la possibilità di partecipare all’incontro Persona e dignità - la vita e i suoi confini. Consapevolezza e libertà di scelta.
Sono intervenuti Mina Welby (copresidentessa dell’Associazione “Luca Coscioni”), Enrico Luttmann (autore dello spettacolo Segreti di famiglia), Marco Maria Casazza (regista di Segreti di famiglia), Francesca Muoio (autrice e regista della pièce Il Paese di chi se ne va, che andrà in scena al Teatro de’ Servi per la stagione “Fuoriclasse” in collaborazione con il Teatro Dell’Orologio da lunedì 1 a mercoledì 3 aprile 2019) e Davide Paciolla (aiuto regista de Il Paese di chi se ne va). L’incontro è stato moderato da Francesca Alliata Bronner, giornalista de «la Repubblica» e blogger culturale di «Huffington Post Italia».
«Grazia, la protagonista di Segreti di famiglia, difende a spada tratta il proprio diritto a scegliere come porre fine alla sua esistenza, proprio lei che nella sua vita, in fondo, non ha scelto quasi nulla, subendo quello che le capitava. Ora invece pretende, almeno alla fine, di fare come vuole e non permette a nessuno, neanche all’amatissimo figlio Adamo, di contrastare quella sua decisione», ha affermato Enrico Luttmann per spiegare l’iniziativa. I “segreti” si trasformano sovente in “scontri” ed il paradosso - solo apparente - che la commedia evidenzia è nel fatto che tali scontri sono generati non dalla contrapposizione di interessi, bensì dall’amore.
«La morte, il “sipario”, è in agguato per tutti; tutto ha una fine», ha aggiunto Marco Maria Casazza, il regista dello spettacolo, «e forse la parte più difficile da accettare è che questo vale sì per noi, ma anche per chi amiamo e non vorremmo perdere mai. Spesso nella vita siamo tentati di giudicare gli atti di una persona secondo i parametri della nostra morale personale o secondo valutazioni etiche del momento».
«Rischiamo in questo modo di isolare quella persona», ha dichiarato Mina Welby. «E se la stessa cosa fosse capitata a noi? Certamente avremmo voluto essere rispettati, avremmo chiesto la condivisione. Perché i diritti di ciascuno devono essere tagliati secondo le esigenze di ogni singola persona considerando lo specifico stato in cui si trova».
«Forse, in questo folle girotondo in cui la vita e la morte ci tengono stretti per mano, la sola cosa che ci resta è preservare sempre e comunque a noi stessi il coraggio e il diritto di scegliere in base a ciò che siamo e secondo gli ideali in cui crediamo», ha commentato Francesca Muoio.
La pièce Segreti di famiglia di Enrico Luttmann (regia: Marco Maria Casazza; assistente alla regia: Chiara Bonome; scene: Giorgia Di Pietrantonio; luci: Valerio Camelin; foto di scena: Manuela Giusto; elementi scenografici: esse a sistemy; interpreti: Viviana Toniolo, Stefano Messina) rimarrà in scena al Teatro de’ Servi fino a domenica 31 marzo 2019.
Un efficace, affettuoso e indimenticabile inno alla libertà ed al diritto di decidere della propria vita. Perché in fondo «anche le cose che sembrano strutturate per non finire mai, prima o poi finiscono». L’importante è aver la possibilità di conservare la dignità fino all’ultimo.
Alessandro Poggiani
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