Maggiori quote rosa in azienda per favorire la crescita del Paese

Il Piano nazionale di ripresa e resilienza è l’occasione straordinaria per fare un passo in avanti, a patto che sia “She-Covery”, che non è una formula, ma un cambio di paradigma: mettere le donne al centro delle decisioni.
Senza il coinvolgimento delle donne, non si torna alla crescita. Ma per aumentare la quantità e la qualità del ruolo delle donne e dell'occupazione femminile, servono strumenti, regole e comportamenti per imprimere un cambio culturale.
“C’è il rischio – avverte Linda Laura Sabbadini, Chair Women20 e direttrice centrale dell’Istat, durante il suo intervento al webinar “Obbligati a crescere” – che il Pnrr non favorisca le donne quanto gli uomini. Donne e lavoro: dal Piano un nuovo impegno”.
Questo perché “il 57% del Piano sarà investito in transizione ecologica e rivoluzione digitale – spiega Sabbadini –, settori in cui c’è una forte presenza maschile. Allora, in questa fase, c’è bisogno di monitorare la situazione, fare valutazioni di impatto di genere ed essere pronti a integrare quelle risorse con altre aggiuntive perché le donne possano andare avanti”.
Misurare i progressi sul fronte della parità. E’ questa la strategia futura da adottare anche per la presidente del Cnr, Maria Chiara Carrozza, tra gli ospiti dell’evento trasmesso in streaming sui siti del Messaggero, Gazzettino, Mattino, Quotidiano di Puglia e Corriere Adriatico, in occasione dell’uscita di MoltoDonna (il magazine allegato ai quotidiani del Gruppo Caltagirone Editore).
“Siamo nel mezzo di una transizione e abbiamo bisogno di essere monitorati – spiega la presidente del Cnr –come la trimestrale per le società quotate, così ci dovrebbe essere quella sul genere”. E lei, appena arrivata, la prima cosa che ha fatto è stata “il bilancio di genere” che dice “che le cose stanno migliorando in basso e in alto”, mentre “è in mezzo che dobbiamo ancora migliorare” ai livelli dirigenziali, “ci vogliono delle politiche di sostegno alla diversità e alla libertà nella ricerca e incentivi”.
Impossibile, quindi, immaginare la ripresa senza le donne. “Siamo obbligati a una crescita a cui le donne devono portare il loro contributo – sottolinea Chiara Corazza, rappresentante speciale per il G7 e il G20, Women’s Forum for the Economy & Society – non per ragioni di giustizia o politica, ma semplicemente economiche: più donne nel mondo del lavoro vuol dire 240 milioni di impieghi nuovi da qui al 2025”.
“Bisogna cercare di sfruttare tutti questi investimenti” che arriveranno con il Pnrr, aggiunge Domitilla Benigni, Ceo e Coo in Elettronica e Presidente Cy4Gate, perché “se non facciamo niente, nessuno regalerà nulla alle donne”.
Le politiche e gli strumenti aiutano a cambiare la cultura. Bisogna prendere esempio dalla Norvegia, dove le politiche per favorire la parità di genere vanno avanti da anni, spiega Margit F. Tveiten, Ambasciatore della Norvegia in Italia, rimasta sorpresa nel vedere così poche donne a capo dei partiti in Italia. “Da noi le donne votano le donne, in politica hanno fatto muro compatto ottenendo importanti conquiste nel welfare: non più di 8 ore al giorno di lavoro, flessibili, un anno di permesso di maternità e paternità pagato al 100 percento dallo Stato, asili nido. Ci vogliono le leggi e la volontà politica”, per poter fare passi avanti. Ma anche una nuova mentalità.
Basta vedere come in Francia e in Germania ci sono maggiori aiuti alle donne, testimonia Mara Panajia, General Manager Laundry & Home Care Italy Henkel, per la quale le donne “devono raggiungere certe posizioni non per barrare una casella ma perché siamo diverse, empatiche e per questo le aziende devono volerle”.
Uno dei punti culturali più difficili “è legato alla genitorialità, che è legata ad entrambi i genitori”, evidenzia Ilaria Dalla Riva, Direttore Risorse Umane e Organizzazione Vodafone, e nell'azienda ad esempio, è stato deciso che “l'altro genitore avrà 4 mesi e mezzo di maternità pagata. E’ un cambiamento epocale”.
Da una millennial il consiglio più concreto: “In Francia – racconta Alessandra Montrasio, Global Communication Manager Nestlè – si dice: “bisogna saper fare, ma anche far sapere". Non siate umili, non dobbiamo avere vergogna di dire che siamo brave”. E rompe un tabù: “La nostra generazione sta affermando un modello di leadership femminile non più uniformato a quello maschile”.
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