Occupazione femminile, Italia fanalino di coda in Ue

Onofrio Rota Onofrio Rota
Fai-Cisl: “Pericolo pinkwashing, ma le buone pratiche contrattuali non mancano”

Lavorare insieme per scongiurare il pericolo “pinkwashing”, un lavaggio a tinte rosa con il quale cambia l’immagine delle aziende e dei sistemi legislativi, ma non la sostanza, perché solo finanziando e applicando le norme per la parità sarà possibile ottenere qualche concreto passo in avanti. È il messaggio lanciato dalla Fai-Cisl in occasione della Giornata internazionale dei diritti della donna. Una ricorrenza che la Federazione agroalimentare e ambientale cislina ha voluto festeggiare in fabbrica, tra le lavoratrici e i lavoratori del tabacco nello stabilimento Deltafina di Francolise, in provincia di Caserta, realtà di eccellenza nel settore con oltre 200 dipendenti, di cui il 70% donne.
All’iniziativa, dal titolo “Donne e lavoro: una parità da conquistare insieme”, sono emersi alcuni dati significativi sull’occupazione femminile, che nei comparti agroalimentari e ambientali rappresenta il 30% della manodopera. C’è stata recentemente una lieve ripresa, arrivando al 50,5% e superando il dato pre crisi di febbraio 2020, ma si tratta soprattutto di lavoro precario, inoltre il part time involontario supera il 60%, è il triplo della media europea, e siamo penultimi in Ue per occupazione femminile, ultimi nella fascia 25-34 anni. “Le indagini promosse dal nostro Coordinamento Pari Opportunità – ha detto il Segretario generale della Fai-Cisl, Onofrio Rota – ci spingono a focalizzare le attenzioni di tutti, parti sociali, istituzioni, Governo, sulle tante difficoltà che ancora riscontrano le lavoratrici. Oltre a innalzare il livello dei redditi, per garantire maggiore autonomia e possibilità di emancipazione della persona, c’è bisogno di strumenti di flessibilità e conciliazione vita-lavoro, puntando sulla contrattazione e in particolare su quella decentrata. Pieno sostegno, inoltre, alla proposta della Cisl di riconoscere alle donne un anno di contributi per ogni figlio, perché la natalità non può essere concepita come una colpa, un fattore che penalizzi il lavoro delle donne e il loro diritto alla pensione”.
Diversi passi in avanti sono state già ottenuti con i più recenti rinnovi contrattuali, sia nazionali che in molte realtà aziendali. “Stiamo ponendo le condizioni per la valorizzazione del lavoro femminile – ha spiegato la Segretaria nazionale della Fai-Cisl Raffaella Buonaguro – infatti ci sono già centinaia di accordi di secondo livello molto innovativi che riguardano la conciliazione vita-lavoro, lo studio, la formazione, un orario più flessibile, il benessere organizzativo, gli asili nido, l’assistenza sanitaria integrativa, il welfare aziendale: sono interventi strategici, se pensiamo che ogni anno in Italia almeno 20mila donne si licenziano dopo aver avuto un figlio perché non riescono a conciliare vita familiare e lavorativa”.
Mentre Raffaella Ruocco, welfare manager e Presidente della commissione dirigenti donne di Confcooperative Campania, ha sottolineato come la disoccupazione femminile sia un problema concreto e molto grave, non solo in quanto discriminazione, ma anche in quanto enorme spreco di risorse umane ed economiche: “Oggi per la prima volta l’Italia ha un’opportunità enorme, abbiamo una strategia nazionale per le pari opportunità con 5 aree sulle quali intervenire: il lavoro, per creare più occupazione femminile, il reddito, per colmare il gender pay gap, le competenze, per incentivare le ragazze a studiare le cosiddette ‘stem’, materie scientifiche e tecnologiche sulle quali si baseranno le maggiori opportunità professionali di domani, il tempo, per considerare finalmente la famiglia come una risorsa e non un peso, e infine il potere, per agire sull’empowerment femminile”.
Oltre a stimolare un confronto con le lavoratrici e i rappresentanti provinciali e regionali della Fai e della Cisl, l’evento è stato l’occasione per presentare una piccola raccolta fotografica curata da Giovanna Baldi, responsabile dell’Archivio Storico Fai-Cisl. Una mostra che raccogliendo immagini delle maestranze del tabacco dagli anni ’50 parla al cuore delle lavoratrici e dei lavoratori di oggi: “Abbiamo oltre 220 immagini delle cosiddette ‘tabacchine’ che testimoniano tante battaglie e conquiste ottenute dalle lavoratrici: contratti, manifestazioni, congressi, un pezzo fondamentale di storia d’Italia che abbiamo voluto ricostruire e valorizzare”, ha detto Baldi, ricordando tra l’altro che l’archivio, sostenuto dalla Fondazione Fai-Cisl Studi e Ricerche, ha ottenuto recentemente anche il riconoscimento di “archivio di interesse storico” dalla Sovrintendenza Archivistica del Lazio.
Dato il delicato momento storico, non sono mancati messaggi commossi di solidarietà verso il popolo ucraino. Lo stesso Presidente di Deltafina, Domenico Cardinali, ha ricordato la presenza in azienda di donne provenienti da ben 19 Paesi diversi, tra i quali appunto Ucraina e Russia, per cui in occasione dell’8 marzo è stata organizzata anche un’iniziativa in segno di pace, con un abbraccio significativo tra dipendenti dei due Paesi: “Un gesto simbolico per affermare che la guerra si sconfigge se ci sono comunità accoglienti e rispetto dei diritti”, ha detto Cardinali.

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