Pensioni, pressing dei sindacati: “cambiare adesso”

In merito all’iniziativa di ieri, i tre sindacati scrivono “vogliamo rilanciare i temi della Piattaforma unitaria: maggiore flessibilità per andare in pensione a partire dai 62 anni di età o con 41 anni di contributi; pensione di garanzia per giovani, lavoratori discontinui e con basse retribuzioni; tutela delle donne che sono state le maggiori vittime dell’inasprimento dei requisiti pensionistici degli ultimi anni; tutela dei lavori di cura, di chi svolge lavori usuranti e gravosi; sostegno del reddito dei pensionati; rilancio della previdenza complementare e trasparenza sui dati della spesa previdenziale e assistenziale”.
Per le tre confederazioni “un sistema previdenziale solido e sostenibile deve avere radici salde nell’occupazione di qualità, e noi stiamo lavorando in questo senso consapevoli che senza lavoro non c’è previdenza e che la previdenza è strumento di coesione sociale e non solo una voce della spesa pubblica. E l’Italia – concludono – oggi ha grande bisogno di coesione e solidarietà sociale”.
"Abbiamo apprezzato l'apertura del ministro del Lavoro nel voler attivare un tavolo di confronto, diciamo di fare presto. Le pensioni non sono un lusso, sono un giusto riconoscimento dopo una vita di lavoro".
Così il segretario generale della Cisl, Luigi Sbarra, ha aperto l'iniziativa ricordando “con un pensiero commosso la giovane Luana, di appena 22 anni, che ieri a Prato ha perso la vita tragicamente mentre lavorava. Lascia un bimbo di 5 anni, una famiglia spezzata da questa tragedia come tante altre situazioni che si ripetono in questi mesi. Un’interminabile scia di sangue di tanti morti sul lavoro che, come quella di ieri, continua a sconvolgere il nostro Paese. E’ una grande emergenza nazionale che va affrontata con il concorso responsabile di tutti. È giusto rilanciare la nostra battaglia sociale e sindacale sul tema dei morti sul lavoro”.
E tornando al tema del webinar ha dichiarato: “Le pensioni non sono un lusso ma sono il giusto riconoscimento economico dopo una vita di lavoro. Oggi, definire 41 anni di contributi un “privilegio” è una provocazione. Pensare che dopo la fine di “quota 100” sia possibile ritornare, senza colpo ferire, al modello Fornero con un salto anagrafico che per molti sarebbe di 5 anni (da 62 anni ai 67 anni della pensione di vecchiaia) significa non essere sintonizzati sulla realtà del Paese e sulla vita reale delle persone”.
Per Sbarra la previdenza riguarda anche i giovani. “E’ in questa prospettiva che si colloca la nostra idea di una “pensione contributiva di garanzia” che tenga conto dei periodi di lavoro, e di periodi che potremmo definire “qualificanti”: formazione, periodi di cura, disoccupazione involontaria. E’ necessario e non più rinviabile, allora, disegnare un modello che riesca a garantire una pensione dignitosa anche a chi ha carriere di lavoro discontinue”.
Anche sul tema della donne, ha ricordato che “esse sono state le vittime delle riforme previdenziali degli ultimi tempi. Per questo in piattaforma chiediamo la proroga dell’opzione donna. La pensione contributiva di garanzia potrebbe rappresentare uno strumento utile per molte donne, ma secondo noi sarebbe necessario almeno un ulteriore intervento dedicato alle donne con figli: il riconoscimento di 12 mesi per figlio per anticipare l’età della pensione oppure a scelta della lavoratrice incrementare il coefficiente di calcolo della pensione”.
Infine, per il rilancio della previdenza complementare, il leader della Cisl afferma che “occorre un nuovo semestre di silenzio-assenso, accompagnato da una forte campagna di informazione a sostegno di una nuova campagna di adesioni al secondo pilastro previdenziale perché il sindacato vuole lavoratori consapevoli delle proprie scelte. Così come riteniamo che a sostegno della previdenza integrativa non sia più rinviabile la riduzione dell’aliquota fiscale sui rendimenti dei fondi con individuazione di meccanismi fiscali che agevolino gli investimenti in economia reale”.
Intanto, i tre sindacati confederali restano in attesa di una convocazione dal premier Mario Draghi sul Recovery plan, richiesta la scorsa settimana, sostenendo l'importanza strategica del Pnrr ma giudicando inadeguato il confronto avuto finora con il Governo sulla definizione delle priorità, degli obiettivi e delle risorse del Piano nazionale di ripresa e resilienza. Uno strumento considerato fondamentale per il rilancio del Paese, per aumentare l'occupazione, a partire dai giovani e dalle donne, e per ridurre i divari territoriali.
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