Putin: oltre al gas, minacce alle forniture alimentari dell’Europa

Dopo una lunga trattativa, con anche la mediazione della Turchia, le navi sono riuscite con difficoltà a prendere il largo.
A detta di Vladimir Putin, nel suo intervento all’Eastern Economic Forum di Vladivostok, sarebbe proprio l’Occidente il responsabile della catastrofe umanitaria perché avrebbe dirottato la gran parte dei cereali ucraini sui mercati europei.
“Molti Paesi europei – ha aggiunto Putin – nei precedenti decenni e secoli si sono comportati come colonialisti, così continuano a comportarsi oggi”. Ha così assunto il ruolo di difensore delle aree più povere del globo, assegnando agli europei l’etichetta di cinici affamatori.
Ha poi subito svelato che intende discutere con il presidente turco Erdogan, che è stato, come accennato in precedenza, il garante dell’accordo che ha portato ad un parziale sblocco dei porti ucraini per l’export del grano, e che intende tagliare, dopo la chiusura dei rifornimenti del gas, quelli alimentari ai Paesi europei: “forse dovremmo pensare di limitare l’export di grano e altri alimenti lungo questa rotta”, ossia chiudere i corridoi che dal Mar Nero puntano sull’Europa.
Un impatto che si avvertirà anche in Italia. Coldiretti, infatti, ha fatto i conti e ha spiegato che il taglio dell’export di cereali ucraini e russi costerebbe al nostro Paese quasi 1,2 milioni di chilogrammi di grano per la panificazione e di mais per l’alimentazione degli animali, aggravando una situazione di dipendenza dalle importazioni straniere per il 64% del frumento tenero che serve per pane, biscotti, dolci e del 47% del granoturco per l’alimentazione delle stalle.
Tutto ciò porterà ad ulteriori rialzi per i prezzi dei prodotti alimentari di prima necessità, a partire dal pane che è già aumentato del 13,6%.
“Le produzioni di Russia e Ucraina insieme – ha ricordato Coldiretti – rappresentano circa il 30% delle esportazioni di cereali, oltre il 16% di quelle di mais e più del 75% quelle di olio di semi di girasole: una situazione che ha alimentato l’interesse sul mercato delle materie prime agricole della speculazione che si sposta dai mercati finanziari ai metalli preziosi fino ai prodotti agricoli dove le quotazioni dipendono sempre meno dall’andamento reale della domanda e dell’offerta e sempre più dai movimenti finanziari”.
Con queste premesse la spesa alimentare rischia di diventare ancora più pesante, costringendo i consumatori a fare ulteriori tagli. Una situazione confermata anche dall’Istat, che ha notato come a luglio la diminuzione in volume (-3,6%) delle vendite al dettaglio di prodotti alimentari contestualmente al loro incremento in valore (+6,1%).
Un aumento dei prezzi comporta conseguentemente l’aggravamento dello stato di povertà degli italiani. Già oggi, stando all’analisi della Coldiretti dei fondi Fead in riferimento all’Sos lanciato da Save the Children, in Italia quasi 1,4 milioni di bambini sono in povertà assoluta in aumento del 13,5% rispetto al 2020. La situazione è veramente critica.
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