Riforma del fisco, stop dei sindacati. Pronti alla mobilitazione

Luigi Sbarra Luigi Sbarra Foto G. Currado © AGR
Cgil, Cisl e Uil bocciano compatte l’impianto della riforma, contestando metodo e merito.

Intanto, il Governo, che si prepara a portare il disegno di legge delega domani in Cdm, apre il giro di incontri con le parti sociali, ricevendo a Palazzo Chigi i sindacati (oggi sarà il turno delle associazioni di impresa e categoria e degli ordini professionali), e rilancia la portata dell’intervento strutturale: “una rivoluzione” dopo 50 anni dall’ultima riforma complessiva che risale agli anni ’70.
 
Ma i sindacati non ci stanno: contestano il fatto che, a 48 ore dalla convocazione del Cdm, non c’è stato un confronto “vero”, ma solo una “informativa”. E, in assenza di risposte, non solo sul fisco, ma anche sugli altri temi aperti (dalle pensioni alla sicurezza sul lavoro) si dicono pronti a valutare iniziative di mobilitazione. Compresa anche la Cisl. Dopo lo sciopero di Cgil e Uil, i loro rapporti erano rimasti più freddi. Ora le posizioni convergono nuovamente verso l’unità di azione.
 
Una presa di posizione che giunge alla vigilia del congresso della Cgil, che si apre oggi a Rimini, dove venerdì interverrà anche la premier Giorgia Meloni.
 
Nel frattempo, il Governo assicura in una nota “la massima apertura al dialogo e al confronto” durante tutto l’iter parlamentare di approvazione della delega fiscale e dei successivi decreti attuativi, tenendo conto che ci sono due anni a disposizione. La riforma, ha aggiunto il viceministro dell’Economia, Maurizio Leo, mira a “favorire il lavoro dipendente, con l’obiettivo prioritario di aiutare le famiglie, i giovani e le donne, ridurre la pressione fiscale per le aziende, aumentare l’occupazione e gli investimenti, semplificare gli adempimenti, favorire la collaborazione con il fisco e incentivare il rientro dei capitali”.
 
Ma ai sindacati non basta. Per loro la questione riguarda anche i contenuti: a loro non convince la strada della riduzione delle aliquote Irpef, da 4 a 3 scaglioni, e l’estensione della flat tax.
 
Ieri al tavolo a Palazzo Chigi con il ministro dell’Economia, Giancarlo Giorgetti, che era collegato in video, il viceministro Maurizio Leo e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Alfredo Mantovano, erano presenti ad illustrare alla vice segretaria generale della Cgil, Gianna Fracassi, al leader della Cisl, Luigi Sbarra ed al segretario confederale della Uil, Domenico Proietti, il disegno di legge delega di riforma del Fisco che il Consiglio dei ministri approverà domani.
 
Il numero uno della Cgil, Maurizio Landini, è già a Rimini per preparare l’apertura del Congresso, mentre, il leader della Uil, Pierpaolo Bombardieri, è a Firenze per un’assemblea già fissata in precedenza.
 
L’incontro con il Governo “non è andato bene né sul merito né sul metodo. Così non va proprio – afferma la vice segretaria generale Fracassi all’uscita –. E’ mancato il coinvolgimento e non siamo d’accordo né sulla riduzione Irpef, perché va a favorire i redditi alti e altissimi, né sulla flat tax, che è fuori dalla dimensione della progressività prevista dalla Costituzione”.
 
Cgil, Cisl e Uil, che da tempo hanno una piattaforma unitaria sul fisco, insistono sulla necessità di ridurre le tasse a partire dai redditi medi e bassi da lavoro e da pensione e da “chi le paga sino all’ultimo centesimo”, insiste Sbarra, che rimarca “l’inadeguatezza” del metodo e “l’urgenza” di avere risposte.
 
Tutti sono concordi, ad eccezione dell’Ugl: “la riforma del fisco delineata dal Governo – dice il segretario generale Paolo Capone– rappresenta un passo in avanti significativo”.