Sbarra: sì a pensioni anticipate. Intesa con la Lega? “Noi parleremo con tutti”

Questi i due obiettivi principali sui quali Luigi Sbarra, Segretario Generale della Cisl, si concentra in vista di un autunno sociale che si prospetta infuocato.
Per quanto riguarda l’impennata dei prezzi del gas, che fa temere il rischio recessione, Sbarra punta a “un nuovo decreto del governo in carica per confermare e consolidare aiuti e interventi strutturali, nella consapevolezza che l’impennata dei prezzi è destinata a durare” e a mettere “in campo risorse straordinarie, anche con uno scostamento di bilancio, azzerando l’Iva sui beni di prima necessità e di largo consumo. Servono compensazioni immediate e soluzioni nuove, con controlli rigorosi sugli speculatori, limiti al costo europeo di importazione del gas ma anche un tetto sociale al costo nazionale dell’elettricità”.
Intere filiere produttive, come quella siderurgica, meccanica, automotive, agroalimentare, terziario, turismo e commercio, sono in difficoltà. Di conseguenza questo comporta il fatto che più di un milione di posti di lavoro sono a rischio. “Dobbiamo orientare – spiega Luigi Sbarra – su obiettivi di coesione sociale i sostegni del governo anche valutando una nuova cassa straordinaria, così come è avvenuto nei mesi duri del Covid, insieme con l’impegno delle aziende a non licenziare nessuno. L’impegno è salvaguardare produzioni e posti di lavoro”.
Sul secondo obiettivo, quello delle pensioni, “serve una riforma che garantisca meccanismi di flessibilità in uscita – spiega il leader della Cisl – e un impianto sostenibile secondo criteri di equità, flessibilità, inclusione e sostenibilità sociale. Per questo auspichiamo la ripresa di un confronto politico concreto, dentro il quale – prosegue – costruire una pensione contributiva di garanzia per i giovani, sconti contributivi per le madri, un nuovo sostegno pubblico all’adesione alla previdenza complementare, un sostegno aggiuntivo ai lavoratori precoci e a chi svolge lavori gravosi e usuranti, con l’estensione dell’Ape sociale”.
Per realizzare la flessibilità in uscita c’è bisogno dell’ammissione di una “possibilità di uscire dal lavoro raggiunti i 41 anni di contributi e, in ogni caso, a partire da 62 anni di età. Le risorse vanno trovate nel tesoretto lasciato dalle dotazioni inutilizzate di quota 100 e dalle economie generate dalla legge Fornero”.
Una posizione che sembra molto analoga a quella della Lega: “Le riforme non si possono fare a fette. Quota 41 può essere una buona base, a cui però vanno affiancati tutti gli altri elementi di tutela, a partire dalla pensione di garanzia per i giovani e le donne. La Cisl – dichiara Sbarra – si confronterà con chiunque voglia aprire un dialogo per evitare l’odioso scalone a 67 anni a gennaio”.
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