Sindacati a Palazzo Chigi: dalla sicurezza sul lavoro al salario minimo

Si è tenuto ieri, infatti, l'incontro di Cgil, Cisl e Uil con il premier Mario Draghi per confrontarsi sul tema della salute e sicurezza sul lavoro, che, in tempo di Covid, vuol dire anche discussione delle possibili modifiche ai protocolli dopo il debutto del green pass e costo dei tamponi per i lavoratori non vaccinati. Ma i sindacati sono attenti anche ad altri temi aperti, tra cui gli investimenti del Pnrr e la fine del blocco dei licenziamenti, e sulle riforme in arrivo: riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive, del fisco e delle pensioni.
Ma quello di oggi a Palazzo Chigi è stato anche il primo incontro dopo il Patto per il lavoro e la crescita lanciato giovedì all'assemblea di Confindustria.
Tra i punti, afferma il segretario del Pd Enrico Letta, “la priorità assoluta è il lavoro per i giovani”, per i quali andrebbe previsto “un salario di ingresso e una possibilità di primo lavoro che li stabilizzi” contro stage e precarietà.
Resta aperta, intanto, la discussione sul salario minimo, sostenuta dall'asse Pd-M5S-Leu, su cui sindacati e Confindustria mantengono la barra dritta sulla via della contrattazione. Mentre la Cgil rilancia su una legge sulla rappresentanza.
Sul tavolo ci sono tante questioni e riforme, che troveranno spazio anche nella prossima legge di Bilancio e che vanno affrontate in tempi stretti. Proprio per questo motivo, c’è il pressing dei sindacati in modo tale che ci sia la possibilità di un confronto vero, di una discussione capitolo per capitolo e non una semplice informazione da parte del Governo su decisioni già prese, come dice il segretario generale della Cgil, Maurizio Landini, in conclusione della tre giorni a Bologna per l’evento “Futura 2021. Partecipazione. Inclusione. Rappresentanza”.
D'accordo con lui i leader di Cisl e Uil: Luigi Sbarra chiede un “confronto strutturale” e Pierpaolo Bombardieri rimarca di essere “pronti e subito” a sedersi al tavolo.
Resta aperto il capitolo lavoro: oltre la salute e la sicurezza e la prevenzione degli incidenti, su cui Cgil, Cisl e Uil chiedono interventi per fermare una strage che continua ad essere quotidiana, c'è il fronte salari. I sindacati ma anche Confindustria rimarcano la linea secondo cui il salario minimo va definito nei contratti e non per legge: “abbiamo la stessa posizione, siamo per rafforzare la contrattazione perché garantisce tutti, e l'esempio ci viene da Ita”, afferma il presidente degli industriali, Carlo Bonomi, che torna sul Patto, giudicando “positiva la risposta” data dai sindacati, e anche sui partiti, chiedendo che “il gioco delle bandierine non metta a rischio le riforme che il Paese aspetta da anni”.
Sul salario minimo vanno definiti, in particolar modo, il ruolo dei Ccnl e la soglia minima, che potrebbe viaggiare sui 9 euro l'ora: Sbarra ripete che “un salario orario per legge darebbe la stura a moltissime aziende di uscire dai contratti nazionali”.
Su questo tema, però, esiste una convergenza di fatto tra Confindustria e sindacati: se da un lato per gli imprenditori la definizione di un livello minimo orario di retribuzione rischia di appesantire troppo il costo del lavoro, dall’altro le confederazioni temono la perdita di rilevanza della contrattazione, con il pericolo che gli stipendi si appiattiscano proprio a ridosso della soglia più bassa.
“La direttiva europea ha l'obiettivo di estendere la contrattazione. Per noi il salario minimo è quello dei minimi contrattuali”, dice Bombardieri.
Direttiva europea richiamata dal Commissario europeo al Lavoro, Nicolas Schmit: “L'Ue chiede agli Stati membri di aumentare i salari”. Landini però rilancia su una legge sulla rappresentanza, contro i contratti pirata e per l'efficacia erga omnes dei contratti nazionali firmati dai sindacati più rappresentativi: dentro questo schema, i minimi salariali definiti nei Ccnl varrebbero di conseguenza per tutti.
La legge sulla rappresentanza non trova però la sponda di Cisl e Uil, per i quali la via maestra resta quella degli accordi e dell'autonomia delle parti. Per aumentare i salari, però, si può agire, a detta dei sindacati, anche sulla leva fiscale, riducendo le tasse sui dipendenti e sui pensionati, aumentando il netto in busta paga e combattendo l'evasione.
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