Sindacato: ritrovare il giusto equilibrio tra le parti per riaffermare il ruolo dei corpi intermedi

Stefano Mantegazza, Onofrio Rota, Giovanni Mininni Stefano Mantegazza, Onofrio Rota, Giovanni Mininni Foto G.Currado © AGR
"E' emersa l'esigenza di trovare il necessario equilibrio che tuteli lavoratori ed imprese (...) chiediamo un incontro con l'auspicio di finalizzare un accordo negoziale nell'interesse dei lavoratori e delle imprese". E’ questo quello che emerge dalla lettera da parte di sette associazioni imprenditoriali del settore alimentare ai sindacati di categoria per ottenere un confronto e raggiungere l’intesa per il rinnovo del contratto.

E’ proprio nel settore alimentare che Confindustria ha mantenuto una linea dura. Il presidente Carlo Bonomi, infatti, ha chiesto alle imprese associate di non cedere alle richieste dei lavoratori riguardanti gli aumenti salariali.

A fine luglio tre associazioni, tra queste la Unionfood che rappresenta tutti i colossi del settore, da Barilla a Ferrero, alle multinazionali come Unilever, hanno firmato in maniera autonoma il rinnovo del contratto con Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil: la presidenza di Confindustria è intervenuta duramente richiamandole all’ordine e chiedendo a tutte le altre associazioni di non riconoscere la valenza nazionale del nuovo contratto.

Ciò non ha fermato le singole aziende (ben oltre 80) a firmare autonomamente i rinnovi con i sindacati, portando Federalimentare a gettare la spugna. Infatti qualche giorno fa le Segreterie nazionali di Fai-Cisl, Flai-Cgil e Uila-Uil hanno ricevuto una lettera da parte delle associazioni datoriali Anicav, Assalzoo, Assitol, Assobibe, Assolatte, Federvini e Italmopa, con cui chiedono un incontro volto a finalizzare l’accordo di rinnovo del CCNL industria alimentare.

Le Segreterie nazionali hanno risposto positivamente a tale richiesta, proponendo un incontro per il prossimo 29 ottobre, e hanno deciso di sospendere, con effetto immediato, lo stato di agitazione e le azioni di lotta nelle aziende che rientrano negli ambiti di rappresentanza di queste associazioni.

Tutte le associazioni del settore si sono così dissociate dalla linea di Bonomi, che, in carica da maggio, ha provato a cambiare la rotta della Confederazione e a rendere più ostili i rapporti con Governo e sindacati, accusati questi ultimi dallo stesso Bonomi di aver tradito il Patto della fabbrica, siglato dalle parti sociali nel 2018.

Un affronto al nuovo presidente di Confindustria che potrebbe avere riflessi anche su altri settori alle prese con i rinnovi contrattuali: 10 milioni di lavoratori in attesa nel solo comparto privato, nonché il settore dei metalmeccanici che proprio nei giorni scorsi ha visto l’interruzione delle trattative tra Fim, Fiom, Uilm e Federmeccanica.

In aggiunta si avverte grande insofferenza tra le imprese stesse che, tra una delicatissima fase di ripartenza economica e la possibilità di una nuova minacciosa pandemia e possibile conseguente lockdown, preferirebbero evitare tensioni sociali che comprometterebbero lo sforzo di rilancio dopo la prima batosta causata dal Covid.

“Che anche le associazioni di imprese non firmatarie del contratto alimentare del 31 luglio scorso abbiano mostrato disponibilità a finalizzare un accordo con le controparti, è una buona notizia” ha dichiarato il Segretario Generale della Fai-Cisl Onofrio Rota.

“Ma sia chiaro – ha aggiunto il sindacalista – che non è frammentando la rappresentanza che si fanno passi in avanti e si costruisce una visione d’insieme: da Federalimentare ci aspettiamo un impegno maggiore per recuperare un ruolo di coordinamento tra tutte le realtà produttive del settore”.

Infatti “il contratto nazionale e la sua unicità hanno un valore troppo importante perché Federalimentare rinunci al tavolo di trattativa. Rassegnarsi a perdere l’esperienza positiva maturata in questi anni nelle relazioni industriali del settore sarebbero un ulteriore errore che non possiamo permetterci”.

“La sfida della rappresentanza – ha concluso Rota – va affrontata in questo momento con maggiore senso di responsabilità. L’alimentare italiano sta dimostrando di reggere l’urto anche in un momento difficile come quello attuale, ma lo scenario che abbiamo davanti è critico e in parte inedito, per cui crediamo sia fondamentale avere un interlocutore che sappia gestire la rappresentanza di tutte le realtà produttive nel rispetto delle diverse esigenze”.