Un triste epilogo per i musei italiani

In un Tweet il Ministro Franceschini ha subito commentato la sentenza: “il mondo ha visto cambiare in 2 anni i musei italiani e ora il TAR Lazio annulla le nomine di 5 direttori. Non ho parole, ed è meglio..”
I direttori in questione sono Peter Assmann del Palazzo ducale di Mantova; Paolo Giulierini del Museo archeologico nazionale di Napoli; Eva Degl’Innocenti del Museo archeologico nazionale di Taranto; Carmelo Malacrino del Museo archeologico nazionale di Reggio Calabria e Martina Bagnoli della Galleria Estense di Modena. In realtà tra i bocciati ci sarebbe anche Gabriel Zuchtriegel del Parco Archeologico di Paestum, che però si è salvato per un errore di notifica nel provvedimento. Mentre, i ricorsi che non sono stati accettati sono stati quelli a carico di Eike Schmidt della Galleria degli Uffizi di Firenze) e Cecilie Hollberg della Galleria dell’Accademia di Firenze.
Ciò che i giudici del Tar hanno contestato sono le motivazioni che hanno portato alla selezione finale dei candidati, definite “magmatiche”; l’errore della commissione di concorso che ha svolto le prove orali a porte chiuse ed in alcuni casi su Skype, non garantendo così l’imparzialità per ogni candidato; ed infine che il bando non poteva ammettere la partecipazione al concorso di cittadini stranieri, dato che l’articolo 38 del Dlgs 165/2001 prevede che solo i cittadini italiani possono essere assunti in posti che “implicano esercizio diretto o indiretto di pubblici poteri» o che «attengono alla tutela dell'interesse nazionale”.
Le polemiche sono molte a riguardo, e c’è una forte divisione tra chi critica le modalità con cui Franceschini ha emanato l’art bonus e chi invece accusa il Tar del Lazio di bloccare il Paese.
Secondo il Ministro dei Beni Culturali infatti “l’intera procedura di selezione si è svolta in conformità non solo con il diritto europeo e nazionale, ma anche con i più elevati standard internazionali, come riconosciuto dall’International Council of Museums”. Inoltre chiarisce in un intervista a La Stampa che “la commissione era composta dal presidente della Biennale di Venezia, da Claudia Ferrazzi ora consigliere culturale di Macron all’Eliseo, dal direttore della National Gallery di Londra, dal Rettore del Wissenschaftskolleg di Berlino, e da Lorenzo Casini, esperto di legislazione per il patrimonio culturale” chiedendosi se una commissione di tale levatura non bastasse come garanzia.
La risposta al Ministro però arriva presto da parte di Fabio Mattei, presidente dell’Associazione nazionale magistrati amministrativi: “le istituzioni rispettino i magistrati, chiamati semplicemente ad applicare le leggi, spesso poco chiare se non incomprensibili. La nomina di dirigenti pubblici stranieri, chiamati a esercitare poteri, è vietata nel nostro ordinamento. Se si vogliono aprire la porte all’Europa, e noi siamo d’accordo, bisogna cambiare le norme, non i Tar”.
Che si sia trattato di un cavillo burocratico o di una grande svista legislativa sono però evidenti due cose. La prima è la brutta figura che l’Italia ha fatto davanti il mondo. La seconda è l’indiscutibile operato dei venti direttori museali nominati due anni, basti pensare che Palazzo Ducale a Mantova è salito di 10 posti nella classifica dei musei più visitati nel 2016. Agli Uffizzi è stato raggiunto il record di due milioni di visitatori in un solo anno, il 2016. Palazzo Ducale ad Urbino ha dichiarato profitti per un 40% in più, Brera più del 5%, e Paestum più del 53%,.
Dati e fatti innegabili, che però ora subiranno inevitabilmente delle modifiche alla luce di questa sentenza, perchè cinque musei sono di fatto senza direttori, e perchè gli altri direttori stranieri, oggi, sono a rischio.