20 anni senza Alan J. Pakula

Nato a New York nell’aprile 1928 (ergo nel 2018 viene ricordato non solo per il ventennale della morte, ma anche per il novantesimo anniversario della sua nascita), comincia la sua carriera cinematografica alla fine degli anni Cinquanta come produttore per la Metro Goldwyn Mayer, legando indissolubilmente il suo nome ad alcuni film diretti dall’amico Robert Mulligan (Prigioniero della paura - 1957 -, Strano incontro - 1963 -, L’ultimo tentativo - 1965 -, Lo strano mondo di Daisy Glover - 1965 -, Su per la discesa - 1967 -, La notte dell’agguato - 1969 - e soprattutto il bellissimo Il buio oltre la siepe - 1962 -, tratto dal libro omonimo - Premio Pulitzer 1960 - di Harper Lee).
Esordisce alla regia con Pookie (1969), seguito, due anni dopo, da Una squillo per l’ispettore Klute (1971), torbido thriller interpretato da Jane Fonda (Oscar come Miglior Attrice Protagonista) e Donald Sutherland con cui dimostra grande competenza registica ed una notevole attenzione verso le questioni sociali.
La sua predilezione per intrighi connessi a complotti (argomenti affrontati moltissime volte nell’America postkennedyana degli anni Sessanta e poi nel cinema degli anni Settanta) appare evidente in Perché un assassinio (1974) e nel celebre Tutti gli uomini del Presidente (1976), con Robert Redford, Dustin Hoffman, Jason Robards, Jack Warden e Hal Holbrook, considerato (insieme a Quarto potere di Orson Welles, L’asso nella manica di Billy Wilder, L’ultima minaccia di Richard Brooks, Un volto nella folla di Elia Kazan, Prima pagina di Billy Wilder, Quinto potere di Sidney Lumet, Diritto di cronaca di Sydney Pollack e Sotto tiro di Roger Spottiswoode) come uno fra i migliori film americani sul giornalismo mai realizzati. Una precisa ricostruzione dell’inchiesta giornalistica del «Washington Post» sullo scandalo Watergate, che il regista porta avanti con mano ferma, passione politica e grande senso del racconto.
I titoli successivi sono meno incisivi (a cominciare da E ora: punto e a capo - 1979 -, occasionale incursione nella commedia) fino a La scelta di Sophie (1982), interpretato da Meryl Streep (Oscar come Miglior Attrice Protagonista) commovente viaggio nella memoria di una sopravvissuta ai campi di sterminio nazisti.
Seguono altri film, fra cui spiccano Presunto innocente (1990), tratto dal libro omonimo di Scott Turow ed interpretato da Harrison Ford, e Il rapporto Pelican (1993), con Julia Roberts, Denzel Washington, Sam Shepard, Stanley Tucci, John Litgow e Robert Culp, thriller di ambientazione legale tratto dal libro omonimo di John Grisham e che lui mette in scena con il rigore narrativo che lo contraddistingue.
Il suo ultimo film è L’ombra del diavolo (1997), confronto di caratteri e destini fra due uomini differenti (interpretati da Harrison Ford e Brad Pitt).
Sia nelle pellicole anticonformiste e indipendenti degli anni Settanta sia nell’investigazione dei sentimenti dei due decenni successivi, Alan J. Pakula è stato un autore in grado fondere un solido professionismo con coscienza civile, rigore espressivo e sobrietà espressiva.
Fra gli altri film ricordiamo Arriva un cavaliere libero e selvaggio (1978), Il volto dei potenti (1981), Dream Lover (1985), Un ostaggio di riguardo (1987), Ci penseremo domani (1989), Giochi d’adulti (1992).
Alessandro Poggiani
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