20 anni senza Alec Guinness

Nato a Londra nell’aprile 1914, svolge vari lavori - è anche assistente in un’agenzia pubblicitaria - fino a quando, con gli studi di recitazione, non scopre la sua vera vocazione, debuttando sulle scene teatrali all’inizio degli anni Trenta a diciotto anni.
Si afferma in breve come un eccellente e completo interprete shakespeariano e ciò gli apre le porte dell’esclusivo Old Vic londinese.
Al cinema esordisce alla fine degli anni Quaranta in Grandi speranze (1946) e Le avventure di Oliver Twist (1948) di David Lean, entrambi tratti da Charles Dickens ed in cui interpreta due personaggi diversissimi fra loro: nel primo lo spiritoso dandy protagonista della vicenda, nel secondo il malvagio e ripugnante Fagin (il trafficante di bambini), rivelando grande istrionismo ed eclettismo.
La sua maschera, apparentemente compassata, ma pronta, a seconda delle circostanze, a volgersi in rassicurante signorilità oppure in perfido sarcasmo, lo rendono memorabile nel corso degli anni Cinquanta in una serie di commedie prodotte dalla Ealing. Con l’impressionante virtuosismo di Sangue blu (1949) di Robert Hamer, che lo vede in ben otto personaggi differenti, e recitazione sotto le righe di La signora omicidi (1955) di Alexander MacKendrick, in cui interpreta un killer frustrato e sadico, si rivela come perfetto interprete di uno humour nero tipicamente britannico, confermato da ruoli che portano un’evidente volontà di satira sociale, come nel caso (quattro anni avanti) del tranquillo funzionario di banca che si trasforma in gangster in L’incredibile avventura di Mr Holland (1951) di Charles Crichton, in cui, in un ruolo secondario, appare anche una giovane Audrey Hepburn (due/tre anni prima di Vacanze romane di William Wyler e Sabrina di Billy Wilder).
I riconoscimenti internazionali arrivano con la superlativa performance del colonnello inglese Nicholson, detenuto con i suoi soldati in un campo di lavoro giapponese in Birmania durante la Seconda guerra mondiale nel celebre Il ponte sul fiume Kwai (1957) di David Lean, tratto dal libro omonimo di Pierre Boulle, con cui vince un meritato Oscar come Miglior Attore Protagonista.
Negli anni successivi continua a sviluppare il personaggio dell’uomo comune coinvolto in vicende molto più grandi di lui (l’ottimo Il nostro agente all’Avana - 1960 - di Carol Reed, tratto dal libro omonimo di Graham Greene) ed intraprende una proficua carriera in ruoli secondari in film di grande successo internazionale, in cui ha modo di affinare ulteriormente le sue abilità camaleontiche: è un principe arabo in Lawrence d’Arabia (1962) di D. Lean, un generale sovietico in Il dottor Zivago (1965) di D. Lean, tratto dal libro omonimo di Boris Pasternak, Hitler in Gli ultimi dieci giorni di Hitler (1973) di Ennio De Concini.
Sfugge all’oblio del pubblico grazie al ruolo di Obi Kenobi, il saggio cavaliere jedi nell’epopea di Guerre stellari (1977) di George Lucas, viene nominato baronetto per il talento d’attore e, dopo il celebre film tv Il piccolo Lord (1980) di Jack Gold, a partire dagli anni Ottanta dirada le sue apparizioni cinematografiche (con rare eccezioni, fra cui quella in Passaggio in India - 1984 - di D. Lean, che lo vede nei panni di un acuto indiano) e lavora soprattutto a teatro.
Fra gli altri film ricordiamo A Run For Your Money (1949) di Charles Frend, Lo scandalo del vestito bianco (1951) di Alexander MacKendrick, Asso pigliatutto (1952) di Ronald Neame, Una storia di guerra (1953) di Brian Desmond Hurst, Uno strano detective, Padre Brown (1954) e Due inglesi a Parigi (1955) e Il capro espiatorio (1959) di Robert Hamer, Il prigioniero (1955) di Peter Glenville, Il cigno (1956) di Charles Vidor, con Grace Kelly (al suo penultimo film), Il capitano soffre il mare (1957) di C. Frend, Il molto onorevole ministro (1961) di Mervyn LeRoy, Ponte di comando (1962) di Lewis Gilbert, La caduta dell’impero romano (1964) di Anthony Mann, Situazione disperata ma non seria (1965) di Gottfried Reinhardt, con un giovane Robert Redford, Hotel Paradiso (1966) e I commedianti (1967) di Peter Glenville, il thriller Quiller Memorandum (1966) di Michael Anderson, scritto da Harold Pinter ed interpretato da George Segal, Senta Berger e Max von Sydow, Cromwell (1970) di Ken Hughes, con Richard Harris, La più bella storia di Dickens (1970) di R. Neame, Fratello sole, sorella luna (1971) di Franco Zeffirelli, Invito a cena con delitto (1976) di Robert Moore, Un incurabile romantico (1983) di Marshall Brickman, Il ritorno dello Jedi (1983) di Richard Marquand, Il matrimonio di Lady Brenda (1988) di Charles Sturridge, Delitti e segreti (1991) di Steven Soderbergh, Gli occhi del testimone (1995) di Anthony Waller.
Attivo anche in televisione, è apparso in alcuni film tv (fra cui il già citato Il piccolo Lord) ed in serie come La talpa (1979) di John Irvin e Tutti gli uomini di Smiley (1982) di Simon Langton.
Alessandro Poggiani
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