20 anni senza Anthony Quinn

Anthony Quinn in "I cannoni di Navarone" di Jack Lee Thompson Anthony Quinn in "I cannoni di Navarone" di Jack Lee Thompson
Vent’anni fa moriva il grande attore messicano, interprete di film quali “Viva Zapata!” di Elia Kazan, “La strada” di Federico Fellini, “Brama di Vivere” di Vincente Minnelli, “Ultima notte a Warlock” di Edward Dmytryk, “I cannoni di Navarone” e “Il magnate greco” di Jack Lee Thompson, “Lawrence d’Arabia” di David Lean, “Zorba il greco” di Michael Cacoyannis e molti altri.

Nato a Chihuahua - in Messico - nell’aprile 1915 - durante la rivoluzione messicana di Pancho Villa - Antonio Rodolfo Quinn-Oaxaca - meglio noto come Anthony Quinn - aveva madre di origini azteche, mentre il padre, anch'egli nato in Messico, era per metà irlandese e per metà maya, un “assortimento” che, nel corso della sua lunga carriera, gli permetterà di interpretare personaggi delle più svariate etnie.

Dopo la morte del padre, avvenuta nel ’24 in un incidente di moto, cresce a Boyle Heights, nei pressi di Los Angeles, abbandona presto la scuola e, prima di intraprendere la carriera di attore, si dà alla boxe ed alla pittura.

Dopo una breve esperienza in teatro, a ventuno anni esordisce al cinema interpretando ruoli secondari in numerosi film, fra cui Parole (1936) di Lew Landers, La via lattea (1936) di Leo McCarey, La conquista del West (1936) di Cecil B. De Mille, The Last Train From Madrid (1937) di James P. Hogan, Partners in Crime (1937) di Ralph Murphy, Bulldog Drummond in Africa (1938) di Louis King.

Nel corso della sua lunga carriera, durata circa sessantacinque anni, reciterà in oltre duecento film.

Negli anni Quaranta rimane abbastanza relegato in ruoli “etnici” in numerose pellicole della Paramount, con cui era sotto contratto.

Nel ’47 non si era ancora affermato, anche se, in circa un decennio, era apparso in oltre cinquanta film recitando in ruoli di ogni tipo (da hawaiiano, indipendentista filippino, guerrigliero cinese, mafioso, pellerossa) e partecipando anche ad ottimi film, fra cui Il cigno nero (1942) di Henry King, con Tyrone Power, ed il western Alba fatale (1943) di William A. Wellman, con Henry Fonda.  Torna così a lavorare in teatro, dove avrà discreto successo interpretando numerosi ruoli a Broadway (compreso quello di Stanley Kowalski in Un tram che si chiama desiderio di Tennessee Williams, personaggio con cui, nel ’51, nell’omonimo film di Elia Kazan, si affermerà il giovane Marlon Brando).

All’inizio degli anni Cinquanta torna sul grande schermo soprattutto in film di serie B come La maschera del vendicatore (1951) di Phil Karlson o Contro tutte le bandiere (1952) di George Sherman, in cui è antagonista di Errol Flynn, ma, nel ’52, la sua carriera ha una svolta: recita in Viva Zapata! (1952) di Elia Kazan, con Marlon Brando, e la sua interpretazione come fratello di Emiliano Zapata gli fa vincere un Oscar come Miglior Attore Non Protagonista. A partire da quel momento gli verranno assegnati ruoli di maggior rilievo.

Dopo i western Cavalca Vaquero! (1953) di John Farrow, con Robert Taylor e Ava Gardner e Seminole (1953) di Budd Boetticher, con Rock Hudson e Barbara Hale - la futura Della Street della serie tv Perry Mason - si trasferisce in Italia, dove recita in molti film prodotti a Cinecittà. Fra questi ricordiamo Ulisse (1954) di Mario Camerini, con Kirk Douglas, ed in cui interpreta il ruolo di Antinoo, La strada (1954) di Federico Fellini, con Giulietta Masina, in cui è il rozzo e forzuto Zampanò, Donne proibite (1954) di Giuseppe Amato, Attila (1954) di Piero Francisci, Cavalleria rusticana (1953) di Carmine Gallone, film musicale ispirato all'opera omonima di Pietro Mascagni.

Tornato nel Stati Uniti, nel ’56 vince il suo secondo premio Oscar come Miglior Attore Non Protagonista interpretando il ruolo del pittore Paul Gauguin in Brama di vivere (1956) di Vincente Minnelli, in cui ritrova Kirk Douglas (che interpreta Vincent Van Gogh).

L’anno seguente ottiene una Nomination all’Oscar come Miglior Attore Protagonista per Selvaggio è il vento (1957) di George Cukor. Nel ’58 fa la sua prima - e ultima - esperienza dietro alla macchina da presa dirigendo I bucanieri.

Negli anni Cinquanta si era “specializzato” in ruoli da “duro” - a volte anche negativi -, ma alla fine del decennio/inizio del successivo il suo nuovo aspetto dal fisico meno scolpito e capelli brizzolati  lo renderà ancor più credibile in ruoli come l’ambiguo biscazziere-pistolero Morgan nel western Ultima notte a Warlock (1959) di Edward Dmytryk, con Henry Fonda, Richard Widmark e Dorothy Malone, il prepotente allevatore nel western Il giorno della vendetta (1959) di John Sturges, in cui recita per la terza volta con Kirk Douglas, Ombre bianche (1959) di Nicholas Ray, l’ex-colonnello e combattente greco Andrea Stavrou nel celebre I cannoni di Navarone (1961) di Jack Lee Thompson, con Gregory Peck, David Niven, Irene Papas, Anthony Quayle e con un giovane Richard Harris ad inizio carriera, l’ex pugile Louis “Mountain” Rivera in Una faccia piena di pugni (1962) di Ralph Nelson, il beduino Awda Abū Tayy in Lawrence d'Arabia (1962) di David Lean, con Peter O’ Toole e Omar Sharif,  Zorba il greco (1964) di Michael Cacoyannis, con cui ottiene un’altra Nomination all’Oscar come Miglior Attore Protagonista.

Alla fine degli anni Sessanta e poi nei Settanta i successi cominciano a diminuire e dirada le sue interpretazioni (ricordiamo La 25esima ora - 1967 - di Henry Verneuil, L’avventuriero - 1967 - di Terence Young, I cannoni di San Sebastian - 1968 - di H. Verneuil, L’uomo venuto dal Cremlino - 1968 - di Michael Anderson, con Laurence Olivier e Vittorio De Sica, tratto dal romanzo Nei panni di Pietro (1963) di Morris West , Il segreto di Santa Vittoria - 1969 - di Stanley Kramer, girato ad Anticoli Corrado - fra Roma ed il confine con l’Abruzzo -, Contratto marsigliese - 1974 - di Robert Parrish, Bluff - Storia di truffe e di imbroglioni - 1976 - di Sergio Corbucci, con Adriano Celentano, L’eredità Ferramonti - 1976 - di Mauro Bolognini, con Gigi Proietti, Dominique Sanda e Adriana Asti, Caravans - 1978 - di James Fargo, I figli di Sanchez - 1979 - di Hall Bartlett, Casablanca Passage - 1979 - di Jack Lee Thompson).

Nel ’78 interpreta il ruolo del potente armatore greco Aristotele Onassis in Il magnate greco di Jack Lee Thompson,  ruolo che interpreterà nuovamente un decennio dopo nel film tv Onassis: l'uomo più ricco del mondo di Waris Hussein. Quello di A. Quinn che interpreta Onassis è il classico caso in cui la somiglianza fra attore e personaggio è tale da lasciar di sasso lo spettatore (discorso analogo è valido anche per il già citato Kirk Douglas/Vincent Van Gogh in Brama di vivere, Ben Kingsley/Gandhi in Gandhi di Richard Attenborough, Morgan Freeman/Nelson Mandela in Invictus di Clint Eastwood, e Daniel Day Lewis/Lincoln in Lincoln di Steven Spielberg).

Nel 1981 partecipa a Il leone del deserto di Moustafa Akkad, con Irene Papas, John Gielgud, Oliver Reed, Rod Steiger, film incentrato sulla figura del capo beduino Omar al Mukhtar che combatté le truppe di Mussolini nel deserto della Libia.

Due anni dopo riaffronta uno fra i suoi personaggi più noti recitando in una versione musical di Zorba, che rimarrà in cartellone a Broadway per oltre trecentosessanta repliche.

Negli anni Novanta, nonostante l’età avanzata, continua a lavorare in film come Jungle Fever (1991) di Spike Lee, Last Action Hero (1993) di John McTiernan, e nel drammatico Il profumo del mosto selvatico (1995) di Alfonso Arau, con Giancarlo Giannini ed un giovane Keanu Reeves pre Matrix, film remake di Quattro passi fra le nuvole (1942) di Alessandro Blasetti.

Ex allievo ed amico del celebre architetto Frank Lloyd Wright - autore di La casa sulla cascata e del Guggenheim Museum di New York -, A. Quinn dipingeva e scolpiva, fino a diventare un artista abbastanza apprezzato.

Nel ’72 e nel ’97 scrive due libri di memorie: Il peccato originale (1972) e One Man Tango (1997).

Anthony Quinn muore all’età di ottantasei anni a Bristol - nel Rhode Island - poco dopo la fine delle riprese di Avenging Angelo di Martin Burke, che uscirà postumo nel 2002.  

Classe 1986, storico del cinema e giornalista pubblicista, appassionato di courtroom dramas, noir, gialli e western da oltre quindici anni, ha lavorato come battitore e segretario di produzione per un documentario su Pier Paolo Pasolini. Dopo un master in Editoria e Giornalismo, ha collaborato con il Saggiatore e con la Dino Audino Editore. Attualmente lavora come redattore freelance, promotore di eventi culturali e collaboratore alle vendite in occasione di presentazioni, incontri, dibattiti e fiere librarie.