22 anni senza Burt Lancaster: dal trapezio al Principe di Salina de “Il Gattopardo”

Burt Lancaster con Claudia Cardinale, Alain Delon e Paolo Stoppa alla prima de "Il Gattopardo" Burt Lancaster con Claudia Cardinale, Alain Delon e Paolo Stoppa alla prima de "Il Gattopardo" foto Carlo Riccardi
Ventidue anni fa moriva a Century City l'ex trapezista e grande attore americano.

Nato ad Harlem, uno fra i quartieri più poveri di New York, il 2 novembre 1913, Burton Stephen Lancaster - meglio noto come Burt Lancaster -, quarto dei cinque figli di un fattorino postale di origine irlandese, frequenta la DeWitt Clinton High School, dove vince una borsa di studio per la New York University per meriti sportivi.

Vi rinuncerà per fare l’acrobata e, insieme all’amico Nick Cravat, dà vita al duo acrobatico Lang & Cravat e si esibisce come trapezista al Kay Brother Circus, una compagnia che dava spettacoli in Virginia.

Nel ‘42, dopo dodici anni di attività circense in giro per tutti gli Stati Uniti, si procura una brutta frattura ad un polso ed è improvvisamente costretto a trovarsi un altro lavoro.

Nei mesi successivi lavora come commesso in un grande magazzino, poi in una fabbrica di refrigeratori, e infine alle biglietterie per i concerti organizzati dalla CBS di New York.

Nel ’43, si arruolò volontario durante la Seconda guerra mondiale e viene destinato ai servizi speciali. Nel giugno dello stesso anno viene inviato in Africa settentrionale e successivamente sbarca in Italia con le truppe alleate.

Nel ‘45, dopo la fine della guerra, la vita di Burt Lancaster cambierà in modo del tutto casuale: in un ascensore, un agente teatrale lo nota per il suo fisico atletico e la sua potenziale presenza scenica e gli propone un provino a Broadway per la parte di un sergente tutto d'un pezzo in un lavoro teatrale, A Sound of Hunting, un dramma bellico da cui qualche anno dopo - nel ‘52 - verrà tratto anche il film Otto uomini di ferro.

A Broadway incontra il noto sceneggiatore e produttore Harold Hecht, il quale gli procura un provino per Hollywood e in seguito diventerà suo agente nonché suo amico.

Nel ‘46 il produttore Hal B. Wallis lo mette sotto contratto per sette anni per due film all'anno, ma Burt Lancaster riesce - caso unico a quell’epoca - a far inserire una clausola che gli permette di lavorare in un terzo film - a sua scelta - ogni anno per un'altra casa di produzione.

Proprio grazie a tale clausola, in attesa del ruolo per cui era stato scritturato (il noir Furia nel deserto di Lewis Allen sarà pronto solo l’anno dopo), gira nel frattempo per la Universal il film che rappresenta il suo esordio cinematografico: I gangsters (1946) di Robert Siodmak, tratto da un racconto di Ernest Hemingway, in cui lavora con una giovane Ava Gardner, e che lo fa subito notare sia dalla critica sia dal pubblico.

Il suo secondo ruolo importante arriva l'anno dopo con il carcerario Forza bruta (1947) di Jules Dassin, in cui interpreta un detenuto che viene ucciso con i compagni durante un tentativo di evasione.

Wallis continuerà a “utilizzare” Lancaster come protagonista in film quali il gangster movie Le vie della città (1948) di Byron Haskin, in cui lavora con il giovane Kirk Douglas, con il quale, a partire dal ’57 - anno di Sfida all’OK Corrall di John Sturges, il loro secondo film insieme - stabilirà un ottimo rapporto di amicizia durato oltre trentacinque anni e girerà altri sei film, Per te ho ucciso (1948) di Norman Foster, in cui recita con Joan Fontaine, Doppio gioco (1949) di Robert Siodmak, in cui lavora con Yvonne De Carlo e con un giovane Tony Curtis, l’avventuroso noir La corda di sabbia (1949) di William Dieterle, in cui recita con Paul Henried (il Victor Laszlo di Casablanca - 1942 - di Michael Curtiz), Corinne Calvet, Claude Rains, Peter Lorre (gli ultimi due appaiono anch’essi in Casablanca, rispettivamente nel ruolo del capitano Renault e di Ugarte), e Sam Jaffe, il quale, di lì a breve, sarà l’organizzatore del colpo milionario in gioielleria nel grande La giungla d’asfalto (1950) di John Huston, tratto dall’omonimo libro di William R. Burnett del 1949.

Desideroso di dimostrare ancor di più le sue capacità drammatiche, Burt Lancaster accetta una paga inferiore e un ruolo da comprimario in Erano tutti miei figli (1948) di Irving Reis, tratto dall'omonimo dramma teatrale di Arthur Miller, una denuncia di coloro i quali si sono serviti della guerra per ottenere profitti del tutto immeritati. Il grande Edward G. Robinson (reduce da film quali Double Indemnity - 1944 - di Billy Wilder, La donna del ritratto - 1944 - di Fritz Lang, La strada scarlatta - 1945 -, anch’esso diretto da Fritz Lang, e Lo straniero - 1946 - di Orson Welles), protagonista del film, nota le sue capacità dopo soli due anni di carriera, e oltre vent’anni dopo lo elogerà  nella sua autobiografia.

Altra ottima prova drammatica è quella del noir Il terrore corre sul filo (1948) di Anatole Litvak, in cui lavora con Barbara Stanwyck, e che lo vede impegnato in un ruolo giocato sulla psicologia dei personaggi, un thriller costruito quasi completamente in un unico ambiente - il film è tratto da un radiodramma - e con una struttura narrativa miolto complessa (sette flashback, due fra quali, a loro volta, nascono da un flashback).

Finalmente soddisfatto dei pareri della critica, nel ’50 si lancia in un’ulteriore avventura e, insieme a Ben Hecht, fonda la Norma Productions, una società di produzione, con l’obiettivo di realizzare in autonomia i copioni di suo interesse senza condizionamenti e ingerenze da parte delle grandi case cinematografiche.

Dopo un primo tentativo riuscito solo in parte (L’imprendibile signor 880 - 1950 - di Edmound Goulding), trova finalmente un copione adatto al suo passato da acrobata e alle suo doti atletiche: La leggenda dell'arciere di fuoco - 1950 - di Jacques Tourneur,  gli permette di esibirsi in performance da ginnasta e da acrobata eseguite in prima persona senza utilizzare controfigure.

Il film, in cui lavora con il suo amico ed ex collega d’acrobazie Nick Cravat, è uin prodotto di intrattenimento che porterà enormi incassi, permettendo così alla neonata casa di produzione di consolidare la sua posizione.

Negli anni successivi  affronterà ruoli molto differenti fra loro, rivelando grandissima versatilità ed ecletticità, interpretando ruoli allegri in film d’avventura (Il corsaro dell'isola verde - 1952 - di Robert Siodmak, in cui lavora nuovamente con Nick Cravat), ma anche personaggi drammatici come nel western La valle della vendetta (1951) di Richard Thorpe, in Pelle di rame (1951) di Michael Curtiz, o in  Torna, piccola Sheba (1952) di Daniel Mann.

Nel ‘53 affronta una altro grande ruolo: quello del sergente Warden, in Da qui all'eternità di Fred Zinnemann, tratto dall’omonimo libro di James Jones, e in cui lavora con Deborah Kerr e Frank Sinatra. Il film vincerà ben otto Oscar, e Burt Lancaster avrà una Nomination come Miglior Attore Protagonista (il premio verrà vinto da William Holden, per Stalag 17 - L'inferno dei vivi di Billy Wilder).

Fra i film che produce e interpreta negli anni successivi ricordiamo i western L’ultimo Apache (1954) di Robert Aldrich, Vera Cruz (1954), anch’esso diretto da Robert Aldrich e in cui lavora con Gary Cooper, e Il Kentuckiano (1955, noto anche con il titolo Il vagabondo delle frontiere), sua prima regia, e La rosa tatuata (1955) di Daniel Mann, che rappresenta l’esordio di Anna Magnani in un film americano. Con tale performance la grande attrice italiana vincerà l’Oscar come Miglior Attrice Protagonista.

Nel ‘56 arriva l'occasione di realizzare un film sul mondo del circo. Ottenuto un budget consistente, Burt Lancaster  Ben Hecht riescono a scritturare come co-protagonisti Tony Curtis e Gina Lollobrigida. Il risultato finale sarà  Trapezio di Carol Reed. Nello stesso anno interpreta anche l’irruento Bill Starbuck - una fra le performance più “sopra le righe” della sua carriera - ne Il mago della pioggia di Joseph Anthony, in cui lavora con Katharine Hepburn, e con cui ottiene una Nomination al Golden Globe come Miglior Attore in un Film Drammatico.

Nella seconda metà degli anni Cinquanta la casa di produzione comincia a soffrire le prime difficoltà. Il già citato Sfida all'O.K. Corral (1957) di John Sturges, Piombo rovente (1957) di Alexander Mackendrick, Mare caldo (1958) di Robert Wise, e Tavole separate (1958) di Delbert Mann, pur essendo ottimi film, avranno una ritorno economico molto inferiore alle aspettative. Nascono inoltre numerosi contrasti fra i sue soci per via di un differente atteggiamento nelle scelte di produzione (Ben Hecht è più attento al lato economico dei film, mentre Burt Lancaster, nei copioni,  privilegiava l’aspetto artistico e l'impegno sociale)

Nel ‘59 rifiuta il ruolo di Ben Hur - che andrà a Charlton Heston - nell’omonimo, celeberrimo film di William Wyler.

Nel ’60 arriva un’altra occasione d’oro: il ruolo di Elmer Gantry ne Il figlio di Giuda di Richard Brooks.  “Interpretare Elmer non significava realmente recitare... mi bastava essere me stesso”, affermerà Burt Lancaster anni dopo, commentando il ruolo con cui aveva vinto l’Oscar - l’unico della sua carriera - come Miglior Attore Protagonista, il Golden Globe come Miglior Attore in un Film Drammatico, e la Nomination al Bafta come Miglior Attore Straniero. Nello stesso anno interpreta anche il western Gli inesorabili (1960) di John Huston, in cui lavora con Audrey Hepburn.

Dopo Il giardino della violenza (1961) di John Frankenheimer e il celebre Vincitori e vinti (1961) di Stanley Kramer, in cui lavora con Spencer Tracy, Richard Widmark e Maximilian Schell, L'uomo di Alcatraz (1962) di John Frankenheimer, in cui interpreta il controverso ruolo (Bafta come Miglior Attore Straniero, Coppa Volpi a Venezia per la Miglior interpretazione maschile, seconda Nomination all’Oscar come Miglior Attore Protagonista e Nomination al Golden Globe come Miglior Attore in un Film Drammatico) dell'ergastolano Robert Stroud, che in carcere diventerà un esperto di ornitologia, sarà l'ultimo film prodotto dalla sua società, prima del suo definitivo scioglimento a causa delle enormi difficoltà finanziarie.

La maggior parte del pubblico italiano ricorda molto bene Burt Lancaster per il difficile e ruolo del principe di Salina ne Il Gattopardo (1963) di Luchino Visconti, tratto dall’omonimo libro di Giuseppe Tomasi di Lampedusa (Premio Strega 1959) e in cui lavora con la giovane Claudia Cardinale (reduce da film quali Rocco e i suoi fratelli - 1960 -, anch’esso diretto da Luchino Visconti, La ragazza con la valigia - 1961 - di Valerio Zurlini, La viaccia - 1962 - di Mauro Bolognini, e che, nello stesso anno interpreta anche Otto e 1/2 di Federico Fellini e La ragazza di Bube di Luigi Comencini, tratto dall’omonimo libro di Carlo Cassola - Premio Strega 1960), Alain Delon, Paolo Stoppa, Romolo Valli, Rina Morelli, Serge Reggiani, il giovane Mario Girotti - non ancora Terence Hill -, e la giovanissima Ottavia Piccolo.

Il film avrà un grande successo in Italia e in Francia, ma ciononostante gli incassi non riusciranno a recuperare gli investimenti - faraonici per l'epoca - della produzione. Nel resto dell'Europa il film verrà apprezzato molto meno, e negli Stati Uniti sarà un colossale flop, soprattutto a causa di  un dissennato montaggio - realizzato senza il consenso del regista - con un taglio di circa quaranta minuti di pellicola dall'edizione definitiva. Lo stesso Burt Lancaster si impegnerà - purtroppo con scarso successo - nel montaggio della versione americana, sperando di riuscire a salvare quello che considerava - rivelando notevole intelligenza artistica - un vero capolavoro.

Nel ‘64 interpreta il ruolo di un fanatico generale che trama contro lo Stato in Sette giorni a maggio di John Frankenheimer thriller fantapolitico in cui recita - nella parte del suo antagonista - anche il Kirk Douglas. Nello stesso anno è la volta de Il treno (1964), anch’esso diretto da John Frankenheimer – suo amico e grande estimatore -, e tratto da Le front de l’art di Rose Valland, la coraggiosa direttrice (nel film interpretata da Suzanne Flon) del museo Jeu de Paume a Parigi, la quale, nel 1944-45 svolse una preziosa attività contro i tedeschi fornendo ai partigiani francesi le informazioni sul quando i treni carichi di quadri trafugati dai tedeschi in Francia arebbero partiti verso la Germania.  

Nel ’66 interpreta il western I professionisti di Richard Brooks, in cui lavora nuovamente con Claudia Cardinale - oltre che con Lee Marvin, Robert Ryan, Woody Stroode, Jack Palance, e Ralph Bellamy.

Nello stesso anno decide di interpretare un altro personaggio anticonvenzionale in Un uomo a nudo di Frank Perry, tratto da un racconto di John Cheever. Il film è l'autoanalisi di un uomo appartenente alla cosiddetta “middle class” agiata, che ha sopravvalutato il benessere materiale trascurando valori più nobili. Nel corso di una lunga domenica estiva, l'uomo ripercorre la strada di casa fermandosi nelle ville dei suoi vicini e tuffandosi nelle loro piscine, in un percorso di ricerca di sé stesso. Il film, a causa di contrasti con i produttori, uscirà solo due anni dopo - nel ‘68 – con numerose modifiche, e sarà in assoluto il suo film di minor successo.

Dopo il western Joe Bass l’implacabile (1968) di Sydney Pollack, anche Ardenne '44, un inferno (1969), anch’esso diretto da Sydney Pollack, e I temerari (1969) di John Frankenheimer saranno degli insuccessi commerciali.

Pertanto, esclusivamente per motivi economici, nel ’70 accetta di interpretare il ruolo del direttore dell’aeroporto in Airport (1970) di George Seaton, film che qualche anno dopo non esiterà a definire “un mucchio di ciarpame”. La pellicola avrà grande successo di pubblico e inaugurerà il cosiddetto “filone catastrofico” degli anni Settanta (ricordiamo film quali L’avventura del Poseidon - 1972 - di Ronald Neame, L’inferno di cristallo - 1974 - di John Guillermin, Terremoto - 1974 - di Mark Robson, Airport 75 - 1975 - di Jack Smight -, Airport 77 - 1977 - di Jerry Jameson, Swarm - 1978 - di Irwin Allen, Meteor - 1979 - di Ronald Neame, Airport 80 - 1980 - di David Lowell Rich)

Dopo i western Io sono la legge (1971) di Michael Winner, Io sono Valdez (1971) di Edwin Sherin e Nessuna pietà per Ulzana (1972) di Robert Aldrich, negli anni successivi interpreta film quali con Scorpio (1973) di Michael Winner, Azione esecutiva (1973) di David Miller, L’uomo di mezzanotte (1974), diretto dallo stesso Burt Lancaster, Buffalo Bill e gli indiani (1976) di Robert Altman, Cassandra Crossing (1976) di George Pan Cosmatos, in cui lavora con Richard Harris e Sophia Loren, La lunga notte di Entebbe (1976) di Marvin J. Chomsky, Ultimi bagliori di un crepuscolo (1977) di Robert Aldrich, L’isola del dottor Moreau (1977) di Don Taylor, Vittorie perdute (1978) di Ted Post, il drammatico Zulu Dawn (1979) di Douglas Hickox, in cui lavora con Peter O’Toole, il crepuscolare Atlantic City USA (1980) di Louis Malle, in cui recita con Susan Sarandon e con cui vince un Bafta come Miglior Attore Protagonista, un David di Donatello come Miglior Attore Straniero e ottiene la terza Nomination all’Oscar come Miglior Attore Protagonista e una Nomination al Golden Globe come Miglior Attore in un Film Drammatico.

Negli anni Ottanta è la volta del western Branco selvaggio (1980) di Lamont Johnson, Local Hero (1983) di Bill Forsythe, con cui ottiene una Nomination al Bafta come Miglior Attore Non Protagonista, del thriller Osterman Weekend (1983) di Sam Peckinpah (al suo ultimo film), tratto dall’omonimo libro di Robert Ludlum, Barnum, il re del circo (1986) di Lee Philips, della commedia Due tipi incorreggibili (1986) di Jeff Kanew, in cui lavora per la settima e ultima volta con l’amico Kirk Douglas, La bottega dell’orefice (1988) di Michael Anderson, Rocket Gibraltar (1988) di Daniel Petrie, dello sportivo L’uomo dei sogni (1989) di Phil Alden Robinson, suo ultimo film.

Nel 1974 Burt Lancaster aveva fatto ritorno in Italia per lavorare nuovamente con Luchino Visconti e Claudia Cardinale (undici anni dopo Il Gattopardo) in Gruppo di famiglia in un interno, con cui vince un David di Donatello come Miglior Attore Straniero. Negli anni successivi lavorerà più volte in “trasferta italiana”. Ricordiamo Novecento (1976) di Bernardo Bertolucci, in cui interpreta il patriarca di una grande famiglia emiliana, Mosè (1977), film televisivo di Gianfranco De Bosio, La pelle (1981) di Liliana Cavani, tratto dall’omonimo libro di Curzio Malaparte, in cui veste i panni di un generale americano, e in cui lavora per la quarta volta con Claudia Cardinale, le miniserie televisive Marco Polo (1982) di Giuliano Montaldo e Verdi (1983) di Renato Castellani, Il giorno prima (1987) di Giuliano Montaldo, la miniserie I promessi sposi (1989) di Salvatore Nocita, in cui interpreta il cardinale Federigo Borromeo, Il viaggio del terrore: la vera storia dell’Achille Lauro (1990) di Alberto Negrin, in cui veste i panni di Leon Klinghoffer, il passeggero ebreo che fu ucciso dai terroristi durante il dirottamento della nave.

Nel ’90 viene colpito da un ictus e le sue capacità motorie rimarranno notevolmente compromesse.

Dopo un’ultima apparizione in un film televisivo (Separate But Equal - 1992 - di George Stevens Jr) si ritira a vita privata, due anni prima della sua scomparsa.  

 

Classe 1986, storico del cinema e giornalista pubblicista, appassionato di courtroom dramas, noir, gialli e western da oltre quindici anni, ha lavorato come battitore e segretario di produzione per un documentario su Pier Paolo Pasolini. Dopo un master in Editoria e Giornalismo, ha collaborato con il Saggiatore e con la Dino Audino Editore. Attualmente lavora come redattore freelance, promotore di eventi culturali e collaboratore alle vendite in occasione di presentazioni, incontri, dibattiti e fiere librarie.

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