25 anni senza Richard Brooks

Humphrey Bogart ne "L'ultima minaccia" Humphrey Bogart ne "L'ultima minaccia"
Venticinque anni fa, nel marzo 1992, moriva a Los Angeles il regista Richard Brooks.

Nato a Philadelphia - in Pennsylvania - nel 1912, comincia la sua carriera subito dopo la Seconda guerra mondiale scrivendo racconti, romanzi, drammi radiofonici e sceneggiature in cui appare chiaro fin da subito il piglio da autori di storie forti e ben strutturate. 

Fra le sue sceneggiature di fine anni Quaranta ricordiamo quella di Forza bruta (1947) di Jules Dassin, considerato (insieme ai successivi Rivolta al blocco 11 - 1954 - di Don Siegel, L’uomo di Alcatraz - 1962 - di John Frankenheimer e Fuga da Alcatraz - 1979 - di Don Siegel) uno fra i capolavori del genere carcerario, con protagonista Burt Lancaster (al suo secondo anno di carriera) alle prese con un sadico capitano delle guardie (interpretato da Hume Cronyn). 

Esordisce alla regia nel ’50 con La rivolta, melodramma di alto livello interpretato da Cary Grant seguito da altri film, fra cui l’ottimo L’ultima minaccia (1952), interpretato da Humphrey Bogart e considerato (insieme a Quarto potere - 1941 - di Orson Welles, L’asso nella manica - 1951 - di Billy Wilder, Un volto nella folla - 1957 - di Elia Kazan, Prima pagina - 1974 - di Billy Wilder, Quinto potere - 1977 - di Sidney Lumet e Tutti gli uomini del Presidente - 1977 - di Alan J. Pakula) come uno fra i migliori film americani sul giornalismo mai realizzati, e L’ultima volta che vidi Parigi (1954), con Elizabeth Taylor e Van Johnson e un giovane Roger Moore. 

Tuttavia, la sua vocazione drammaturgica si esprime al meglio nella tensione e nella rudezza. E, in questo senso, nel ’55 dirige Il seme della violenza, uno fra i suoi film più noti e che narra di un professore (interpretato da Glenn Ford) trasferito in un istituto per ragazzi disadattati, in cui, fra l’ostilità dei colleghi, condurrà caparbiamente una dura battaglia umana e civile. Il film - il primo a Hollywood ad utilizzare il rock ’n roll per la colonna sonora - farà scalpore e diventerà una sorta di prototipo di una lunga serie di drammi incentrati sul contrasto generazionale nei quartieri più degradati delle metropoli (volendo fare un esempio, impossibile non ricordare il personaggio del giurato numero tre - interpretato da Lee J. Cobb -, obnubilato da un violento odio generazionale nel bellissimo La parola ai giurati di Sidney Lumet, realizzato due anni dopo Il seme della violenza e considerato, insieme a Testimone d’accusa, 1957, di Billy Wilder, Anatomia di un omicidio, 1959, di Otto Preminger e Il buio oltre la siepe, 1962, di Robert Mulligan) come uno fra i migliori courtroom drama mai girati. 

Negli anni successivi compie varie incursioni nel filone intimista, come avviene in Pranzo di nozze (1956), in cui dimostra di essere in grado di governare anche le piccole-grandi difficoltà di una coppia di fidanzati alle prese con i “doveri” del cerimoniale. 

Nello stesso anno dirige anche l’ottimo western L’ultima caccia, interpretato da Stewart Granger, Debra Paget e Robert Taylor. 

Il filone principale di Richard Brooks rimane tuttavia quello del melodramma con concessioni all’avventura (come nei western I professionisti - 1966 -, interpretato da Burt Lancaster, Claudia Cardinale, Lee Marvin, Robert Ryan, Woody Stroode, Ralph Bellamy e Jack Palance, e Stringi i denti e vai (1975), con Gene Hackman, Candice Bergen e James Coburn), ma opere di rilievo sono anche La gatta sul tetto che scotta (1958), interpretato da Paul Newman, Elizabeth Taylor e Burl Ives, e, circa vent’anni dopo il drammatico In cerca di Mr Goodbar (1977), film volutamente sgradevole, una sorta di manifesto di una scelta di pessimismo che accompagna la vicenda di un’insegnante dalla doppia vita (interpretata da una bravissima Diane Keaton nello stesso anno di Io e Annie di Woody Allen, con cui vinse un Oscar come Miglior Attrice Protagonista) nel suo amaro e tragico girovagare nei bar più malfamati. Nel film recita anche un giovane Richard Gere pre American gigolo e Ufficiale e gentiluomo

Fra gli altri film da lui diretti ricordiamo L’immagine meravigliosa (1951), Essi vivranno (1953), Qualcosa che vale (1957), Karamazov (1958), tratto dal celebre romanzo di Fedor Dostoevskij e interpretato da Yul Brynner, Il figlio di Giuda (1960), con Burt Lancaster (Oscar come Miglior Attore Protagonista), La dolce ala della giovinezza (1962), Lord Jim (1964), con Peter O’ Toole, A sangue freddo (1967), Lieto fine (1969), Il genio della rapina (1972), Obiettivo mortale (1982), con Sean Connery, Febbre di gioco (1986). 

Classe 1986, storico del cinema e giornalista pubblicista, appassionato di courtroom dramas, noir, gialli e western da oltre quindici anni, ha lavorato come battitore e segretario di produzione per un documentario su Pier Paolo Pasolini. Dopo un master in Editoria e Giornalismo, ha collaborato con il Saggiatore e con la Dino Audino Editore. Attualmente lavora come redattore freelance, promotore di eventi culturali e collaboratore alle vendite in occasione di presentazioni, incontri, dibattiti e fiere librarie.


 


 

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