25 anni senza Stewart Granger

Stewart Granger con Grace Kelly in "Fuoco verde" di Andrew Marton Stewart Granger con Grace Kelly in "Fuoco verde" di Andrew Marton
Venticinque anni fa, nell’agosto 1993, moriva a Santa Monica il grande attore di origine britannica, noto per film quali “Le miniere di re Salomone” di Compton Bennet e Andrew Marton, “Scaramouche” di George Sidney, “Lord Brummel” di Curtis Bernhardt, “Fuoco verde” di Andrew Marton, “Il covo dei contrabbandieri” di Fritz Lang, “L’ultima caccia” di Richard Brooks, “La tigre” di Hugo Fregonese, e molti altri.

Nato a Londra nel maggio 1913, alto ed altletico, esordisce in piccole parti (in cui non viene neppure accreditato nei titoli di coda) in film come A Southern Maid (1933) di Harry Hughes, Over the Garden Wall (1934) di John Daumery, I Spy (1934) di Allan Dwan, Give Her a Ring (1936) di Arthur B. Woods, Under Secret Orders (1937) di Edmond T. Gréville, Segnali nella nebbia (1939) di Pen Tennyson.

Il suo primo ruolo importante arriva nel 1939 in So This London di Thornton Freeland e negli anni Quaranta si afferma in raffinati melodramma del cosiddetto “stile Gainsboriugh”, contraddistinto da trame molto fitte (La madonna delle sette lune - 1944 - di Arthur Crabtree) e a volte piuttosto improbabili (Zingari - 1946 -, anch’esso diretto da Arthur Crabtree), fra sfarzose ambientazioni in costume (L’uomo in grigio - 1943 - di Leslie Arliss) e sentimentalismi (Racconto d’amore - 1944 -, anch’esso diretto da Leslie Arliss).

Coprotagonista del costoso Cesare e Cleopatra (1945) di Gabriel Pascal, in Adamo ed Evelina (1949) di Harold French, lavora con Jean Simmons, con la quale arriva ad Hollywood.

Perfetto per l’avventura in scenari esotici (Le miniere di re Salomone - 1950 - di Compton Bennet e Andrew Marton, in cui lavora con Deborah Kerr) all’insegna del cameratismo (I tre soldati - 1951 - di Tay Garnett), si rivela ottimo erede di Errol Flynn nel coreografico cappa e spada Scaramouche (1952) di George Sidney, in cui recita con Eleanor Parker e Mel Ferrer (il duello finale con quest’ultimo, che dura oltre nove minuti, è giustamente passato alla storia del cinema d’avventura).

Protagonista di remake come Il prigioniero di Zenda (1952) di Richard Thorpe e di rievocazioni storiche (La regina vergine - 1953 - di George Sidney, Lord Brummel - 1954 - di Curtis Bernhardt) e bibliche (Salomè - 1953 - di William Dieterle), è superlativo ne Il covo dei    contrabbandieri (1955) di Fritz Lang e nell’ottimo western L’ultima caccia (1956) di Richard Brooks, in cui lavora con Debra Paget e Robert Taylor.

Negli anni Sessanta non retrocede dai film movimentati (Pugni, pupe e pepite - 1960 - di Henry Hathaway, in cui lavora con John Wayne), anche a basso budget (Cinque per la gloria - 1964 - di Roger Corman) e dall’enfasi biblica (Sodoma e Gomorra - 1962 - di Robert Aldrich).

Nel 1967 interpreta il suo ultimo grande ruolo da protagonista ne L’ultimo safari di Henry Hathaway.

Fra gli altri film ricordiamo Un grande amore di Paganini (1946) di Bernard Knowles, Il capitano Boycott (1947) di Frank Launder, Stirpe dannata (1948) di Marc Allégret, Sarabanda tragica (1948) di Basil Dearden, La diva in vacanza (1948) di Terence Young, Inferno bianco (1952) di Andrew Marton, L’immagine meravigliosa (1952) di Richard Brooks, I fratelli senza paura (1953) di Richard Thorpe, con Ann Blith e Robert Taylor, Fuoco verde (1954) di Andrew Marton, con Grace Kelly e Paul Douglas, I perversi (1955) di Arthur Lubin, Sangue misto (1956) di George Cukor, con Ava Gardner e Billl Travers, La capannina (1957) di Mark Robson, L’arma della gloria (1957) di Roy Rowland, con Rhonda Fleming, Tutta la verità (1958) di John Guillermin, La tigre (1960) di Hugo Fregonese, Il complice segreto (1961) di Basil Dearden, Marcia o crepa (1962) di Frank Wisbar, La congiura dei dieci (1962, conosciuto anche con il titolo Lo spadaccino di Siena) di Baccio Bandini ed Etienne Périer, Il giorno più corto (1963) di Sergio Corbucci, i tedeschi Là dove scende il sole (1964), Surehand (1965), Danza di guerra per Ringo (1965) e Tiro a segno per uccidere (1966), i primi due diretti da Alfred Vohrer il terzo da Harald Philipp il quarto da Manfred R. Kohler e tutti e quattro con un giovane Mario Girotti - non ancora Terence Hill - in alcuni fra i suoi nove film realizzati in Germania fra il ’64 ed il ’66, New York Press operazione dollari (1965) di Don Chaffey, A 009 missione Hong Kong (1965) di Ernst Hofbauer, Spie contro il mondo (1966) di Alberto Cardone e Robert Lynn, Requiem per un agente segreto (1966) di Sergio Sollima, La grande sfida a Scotland Yard (1966) di Cyril Frankel.

A partire da fine anni Sessanta/inizio Settanta, eccezion fatta per il suo ruolo secondario (negativo) ne I Quattro dell’Oca Selvaggia (1978) di Andrew V. McLagen, con Richard Burton, Richard Harris, Roger Moore e Hardy Kruger, e per Oro fino (1989) di José Antonio de la Loma, per oltre vent’anni lavorerà quasi esclusivamente in televisione apparendo in film tv (Any Second Now - 1969 -, The Hound of the Baskervilles - 1972 -, Il romanzo di Carlo e Diana - 1982 -, Hell Hunters - 1986 -, A Hazard of Hearts - 1987 -, Chameleons - 1989) e in alcuni episodi di telefilm come Il virginiano (1970-71, ventiquattro episodi), Professione pericolo (1983), Hotel (1983 e 1987), La signora in giallo (1985), Love Boat (1985), Crossings (1986), Il mago (1987), la serie tv tedesca Das Erbe der Guldenburgs (1987), Pros and Cons (1991).   

 

Classe 1986, storico del cinema e giornalista pubblicista, appassionato di courtroom dramas, noir, gialli e western da oltre quindici anni, ha lavorato come battitore e segretario di produzione per un documentario su Pier Paolo Pasolini. Dopo un master in Editoria e Giornalismo, ha collaborato con il Saggiatore e con la Dino Audino Editore. Attualmente lavora come redattore freelance, promotore di eventi culturali e collaboratore alle vendite in occasione di presentazioni, incontri, dibattiti e fiere librarie.

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