35 anni senza David Niven, il gentleman della Hollywood classica

David Niven in "Scala al paradiso" di Michael Powell e Emeric Pressburger David Niven in "Scala al paradiso" di Michael Powell e Emeric Pressburger
Trentacinque anni fa, nel luglio 1983, moriva a Chateau-d’Oex - in Svizzera - il grande attore britannico, noto per film quali “Scala al paradiso” e “L’inafferabile primula rossa”, entrambi diretti da Michael Powell ed Emeric Pressburger, “Fuga nel tempo” di Irving Reis, “Il giro del mondo in ottanta giorni” di Michael Anderson, “L’impareggiabile Godfrey” di Henry Koster, “Tavole separate” di Delbert Mann, “I cannoni di Navarone” di Jack Lee Thompson, “La Pantera Rosa” di Blake Edwards, e molti altri.

« Non credo che la sua recitazione abbia mai raggiunto l'arguzia e l'eleganza della sua conversazione a cena o dopo cena» (John Mortimer)

«Conservo il ricordo della classe, dell'eleganza di David Niven: più che un attore, un gentiluomo, che ogni donna vorrebbe avere sempre accanto. Uno che ti apriva le porte, che aveva l'eleganza di camminare sempre un passo dietro di te, che ti porgeva il braccio alla minima difficoltà sulla strada» (Claudia Cardinale in Claudia Cardinale, Io, Claudia Tu, Claudia, Frassinelli, Milano 1995)

«Mi presentai all'ufficio centrale e, dopo un'attesa tormentosa di parecchi giorni, venni infine accettato e iscritto come "Tipo anglosassone 2008". Tale era l'efficienza dell'ufficio centrale che, quando mi chiamarono per la prima volta a lavorare come attore professionista, fu per impersonare un messicano» (David Niven)

«Vi dirò una cosa sola sulla guerra, la mia prima storia e l'ultima. Mi venne chiesto da alcuni amici americani di cercare la tomba del loro figlio presso Bastogne. La trovai, ma era insieme ad altri ventisettemila. E fu in quell'occasione che mi dissi "Niven, ci sono ventisettemila ragioni per tenere la bocca chiusa dopo la guerra» (David Niven) 

Nato a Belgrave Mansions, vicino a Londra nel marzo 1910, si trasferisce negli Stati Uniti all’inizio degli anni Trenta, esordisce al cinema in piccoli ruoli - in cui a volte non viene neppure accreditato - in film come There Goes The Bride (1933) di Albert de Courville, Cleopatra (1934) di Cecil B. DeMille, Senza rimpianto (1935) di Harold Young, A Feather in Her Hat (1935) di Alfred Santell, La tragedia del Bounty (1935) di Frank Lloyd, Splendore (1935) di Elliott Nugent, La costa dei barbari (1935) di Howard Hawks, cui seguono numerosi ruoli secondari (Infedeltà - 1936 - di William Wyler, La carica dei 600 - 1936 - di Michael Curtiz, Il prigioniero di Zenda - 1937 - di John Cromwell, L’ottava moglie di Barbablù - 1938 - di Ernst Lubitsch, Il giuramento dei quattro - 1938 - di John Ford, Missione all’alba - 1938 - di Edmund Goulding).

Nel ’39 consolida la sua fama interpretando La voce nella tempesta (1939) di William Wyler e La gloriosa avventura (1939) di Henry Hathaway, mentre l’anno successivo è protagonista di Raffles (1940) di Sam Wood.

Nel ’44, dopo aver combattuto in aviazione durante la Seconda guerra mondiale, è ne La via della gloria di Carol Reed, e nel ’46 è il pilota aereo del fantastico Scala al paradiso di Michael Powell ed Emeric Pressburger, dai quali verrà diretto ancora nel brillante L’inafferabile primula rossa (1950).

Nel corso degli anni Cinquanta si afferma definitivamente come uno fra i più attivi interpreti cinematografici e televisivi, rivelandosi a suo agio sia nelle commedie, sia in film drammatici o bellici. Fra le pellicole più significative La vergine sotto il tetto (1953) di Otto Preminger, Il giro del mondo in ottanta giorni (1956) di Michael Anderson, tratto dal libro omonimo di Jules Verne (fu la seconda opera dello scrittore francese ad esser portata al cinema, dopo 20.000 leghe sotto i mari - 1954 - di Richard Fleischer e prima di Viaggio al centro della Terra - 1959 - di Henry Levin, I figli del capitano Grant - 1962 - di Robert Stevenson e Cinque settimane in pallone - 1962 - di Irving Allen) ed in cui interpreta magistralmente Sir Phileas Fogg, un ruolo che sembra fatto apposta per lui, Bonjour tristesse (1958) di Otto Preminger, Tavole separate (1958) di Delbert Mann, con cui vince l’Oscar come Miglior Attore Non Protagonista.

Il decennio successivo viene inaugurato da Non mangiate le margherite (1960) di Charles Walters, cui segue il celebre I cannoni di Navarone (1961) di Jack Lee Thompson, in cui lavora con Gregory Peck, Anthony Quinn, Anthony Quayle, Irene Papas, Stanley Baker ed un giovane Richard Harris ad inizio carriera, e l’esilarante commedia La Pantera Rosa (1963) di Blake Edwards, in cui recita con Peter Sellers e con una giovane Claudia Cardinale al suo primo film americano (i successivi saranno Il circo e la sua grande avventura di Henry Hathaway, L’affare Blindfold di Philip Dunne, l’ottimo western I professionisti di Richard Brooks, Né onore né gloria di Mark Robson, Piano, piano non t’agitare di Alexander Mackendrick, I contrabbandieri del cielo di Joseph Sargent, nonché alcune scene del celebre C’era una volta il West di Sergio Leone).

La sua ironia brilla ancora ne Gli anni impossibili (1968) di Michael Gordon, Vampira (1974) di Clive Donner e Assassinio sul Nilo (1978) di John Guillermin, tratto dal libro omonimo di Agatha Christie ed in cui lavora con Peter Ustinov.

Fra gli altri film ricordiamo La magnifica bambola (1946) di Frank Borzage, Orchidea bianca (1947) di Andre De Toth, La moglie del vescovo (1947) di Henry Koster, con Loretta Young e Cary Grant, Fuga nel tempo (1948) di Irving Reis, con Teresa Wright, Farley Granger ed Evelyn Keyes, Carlo di Scozia (1948) di Anthony Kimmins e Alexander Korda, A Kiss in the Dark (1949) di Delmer Daves, Il pescatore della Louisiana (1950) di Norman Taurog, I tre soldati (1951) di Tay Garnett, Appointment with Venus (1952) di Ralph Thomas, L’idolo (1954) di Charles Crichton, L’eredità di un uomo tranquillo (1954) di Mario Zampi, Per una questione di principio (1955) di Anthony Asquith, Il ladro del re (1955) di Robert Z. Leonard, Le tre notti di Eva (1956) di Norman Taurog, La volpe di Londra (1956) di Roy Kellino, Le donne hanno sempre ragione (1957) di Nunnally Johnson, La capannina (1957) di Mark Robson, I due nemici (1961) di Guy Hamilton, La città prigioniera (1962) di Joseph Anthony, L’attimo della violenza (1962) di Anthony Asquith, 55 giorni a Pechino (1963) di Nicholas Ray, A caccia di spie (1965) di Val Guest, Lady L (1965) di Peter Ustinov, il parodistico James Bond 007 - Casino Royale (1967) di Val Guest e Ken Hughes, Cerimonia per un delitto (1967) di Jack Lee Thompson, Il capitano di lungo... sorso (1969) di John Frankenheimer, Il cervello (1969) di Gerard Oury, Prima che venga l’inverno (1969) di Jack Lee Thompson, La statua (1971) di Rod Amateau, Un ospite gradito... per mia moglie (1972) di Jerzy Skolimowski, Buona fortuna maggiore Bradbury (1975) di Ken Annakin, Invito a cena con delitto (1977) di Robert Moore, i disneyani La gang della spider rossa (1977) e Una ragazza, un maggiordomo e una lady (1977), entrambi diretti da Norman Tokar, Rapina a Berkely Square (1979) di Ralph Thomas, Amici e nemici (1979) di George Pan Cosmatos, Intrepid (1979) di Peter Carter, Taglio di diamanti (1980) di Don Siegel, L’oca selvaggia colpisce ancora (1980) di Andrew V. McLagen, Profumo di mare (1982) di Brian Forbes, Sulle orme della Pantera Rosa (1982) di Blake Edwards e La Pantera Rosa - Il mistero Clouseau (1983), anch’esso diretto da Blake Edwards ed uscito pochi giorni dopo la scomparsa di Niven.

Negli anni Settanta viene acclamato sia dal pubblico sia dalla critica per due brillanti libri autobiografici: The Moon's a Baloon (La luna è un pallone, 1971) e Bring on the Empty Horses (1975), mai edito in Italia. Nell'81 pubblica Go Slowly, Come Back Quickly (Va piano, torna presto), un romanzo d'avventura che si svolge a Londra durante la Seconda guerra mondiale.

Ironico e nello stesso tempo drammatico, raffinato e brillante, celebre per i baffetti e la recitazione flemmatica, David Niven è ancora oggi giustamente considerato come uno fra i più eleganti ed “aristocratici” attori britannici che abbiano mai lavorato ad Hollywood.

 

Classe 1986, storico del cinema e giornalista pubblicista, appassionato di courtroom dramas, noir, gialli e western da oltre quindici anni, ha lavorato come battitore e segretario di produzione per un documentario su Pier Paolo Pasolini. Dopo un master in Editoria e Giornalismo, ha collaborato con il Saggiatore e con la Dino Audino Editore. Attualmente lavora come redattore freelance, promotore di eventi culturali e collaboratore alle vendite in occasione di presentazioni, incontri, dibattiti e fiere librarie.

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