40 anni senza Jean Gabin, il volto del cinema realista francese

Nato a Parigi nel maggio 1904, Jean-Alexis Gabin Moncorgé - meglio noto con il nome d’arte Jean Gabin -, figlio di un artista di primo piano dei caffè concerto di Parigi, esordisce in campo artistico come figurante alle Folies-Bergère e continua lavorando nei teatri di rivista e di operetta (Moulin Rouge, Boffes-Parisienne e altri).
A partire dal 1930 ottiene parti in commedie brillanti e musicali esordendo con Chacun sa chance (1930) di René Pujol e Hans Steinhoff.
Tuttavia la vera svolta nella sua carriera avviene quando conosce Julien Duvivier, che, insieme a Jean Renoir e Marcel Carné, iniziano a rappresentare in forma drammatica il sentimento e il clima della Francia “frontista” di quegli anni nella corrente cinematografica del “realismo poetico”. “Il giglio insanguinato”(1934) di Julien Duvivier è il suo film di esordio in questa corrente, ancora con taglio romantico, ma segnato dalla recita “per sottrazione” di Gabin, interpretando il personaggio con una minima gestualità e con il magnetismo del celebre sguardo “alla Gabin”, che sarà la sua caratteristica peculiare.
Seguiranno La bandera (1935) di Julien Duvivier, l’eccellente performance Pépé le Moko de Il bandito della Casbah (1937), anch’esso diretto da Julien Duvivier, La grande illusione (1937) di Jean Renoir, Il porto delle nebbie (1938) e Alba tragica (1939), entrambi scritti da jacques Prévert e diretti da Marcel Carné, film che, fra numerosi da lui interpretati, rimangono per noi i più noti. I personaggi sono tristi, malinconici e rassegnati, ed incarnano le emozioni e le paure di una nazione sulla quale incombe l’imminente occupazione nazista.
Durante la Seconda guerra mondiale ha una breve e deludente parentesi hollywoodiana (Ondata d’amore - 1942 - di Archie Mayo), dopodiché fa ritorno in Francia per arruolarsi nella Marina, combattendo in Marocco, Francia e Germania.
Negli anni successivi al dopoguerra i suoi ruoli saranno meno caratterizzanti, più maturi, con caratterizzazione psicologica, su dimensioni umane e sociali. Fra gli altri interpreta La vergine scaltra (1950) di Marcel Carné.
Per La notte è il mio regno (1951) di Georges Lacombe e per Grisbi (1954) di Jacques Becker ottiene il premio come Miglior Attore Protagonista alla Mostra d’Arte Cinematografica di Venezia.
E ancora Aria di Parigi (1954) di Marcel Carné, Cani perduti senza collare (1955) di Jean Delannoy, La traversata di Parigi (1956) di Claude Autant-Lara, Quando torna l’inverno (1962) di Henri Verneuil, in cui lavora con il giovane Jean-Paul Belmondo, Il clan dei Siciliani (1969), anch’esso diretto da Henri Verneuil, e in cui recita con Alain Delon.
Fra gli altri personaggi degni di nota ricordiamo Il Commissario Maigret (Miniserie TV inaugurata nel 1957) di Jean Delannoy e il Jean Valjean de I miserabili (1957) di Jean-Paul Le Chanois.
Passa da ruoli più leggeri e satirici (Le grandi famiglie - 1958 - di Denis de La Patellière) a ruoli di maggior spessore e drammaticità, come Le chat - L’implacabile uomo di Saint Germain (1971) di Pierre Granier-Deferre, L’affare Dominicis (1973) di Claude Bernard-Aubert.
La sua ultima interpretazione è nel film grottesco La gang dell’Anno Santo (1975) di Jean Girault.
In Francia la sua scomparsa verrà considerata come un lutto nazionale. La sua salma verrà cremata e le sue ceneri disperse in mare nelle acque al largo di Brest - in Bretagna - da una nave della Marina Militare.
Alessandro Poggiani
Ultimi da Alessandro Poggiani
- Il libro Prospettiva Quadraro - Qual è la libertà? di Ilaria Rossi alla Libreria laFeltrinelli Appia
- La Caverna di Platone di Manfredi Gelmetti al Teatro Tordinona
- La Casa di Bernarda Alba al Teatro Belli
- Larp, giochi di ruolo dal vivo di Umberto Francia
- L’arte di Giuliana Maddalena Fusari: quando creare Bellezza significa “guarire”