50 anni senza Spencer Tracy, interprete di “Furia”, “Vincitori e vinti” e “Indovina chi viene a cena?”

Spencer Tracy in "Vincitori e vinti" di Stanley Kramer Spencer Tracy in "Vincitori e vinti" di Stanley Kramer
Cinquant’anni fa, nel giugno 1967, moriva a Los Angeles il grande attore americano, interprete di film quali "Furia", "Il vecchio e  il mare", "Vincitori e vinti", "Indovina chi viene a cena?".

Nato a Milwaukee - nel Wisconsin - nell’aprile 1900, dopo aver abbandonato gli studi universitari si iscrive ai corsi dell’American Academy of Dramatic Arts e debutta sul palcoscenico nel 1924, ottenendo fin da subito numerosi consensi.

Ad Hollywood arriva alla fine degli anni Venti, quando il cinema sonoro è ai primissimi passi e servono attori con la voce impostata. Dopo alcune apparizioni in cortometraggi, esordisce al cinema come protagonista in Risalendo il fiume (1930) di John Ford.

Dopo alcuni film meno noti (Quick Millions - 1931 - di Rowland Brown, Goldie - 1931 - di Benjamin Stoloff, She Wanted a Millionaire - 1932 - di John G. Blystone, 20.000 anni a Sing Sing - 1932 - di Michael Curtiz), fornisce la sua prima grande performance con Potenza e gloria (1933) di W. K. Howard, confermando la sua bravura con Vicino alle stelle (1933) di Frank Borzage.

Pochi anni dopo è superlativo in Furia (1936) di Fritz Lang (al suo primo film americano), San Francisco (1936) di W. S. Van Dyke II e in Capitani coraggiosi (1937) di Victor Fleming (il futuro regista di Via col vento e de Il mago di Oz, entrambi del 1939), con cui ottiene l’Oscar come Miglior Attore Protagonista.

Di lui il collega Lionel Barrymore affermerà: «Tracy sembrava che non facesse mai niente. Recitava con tale sommessa diffidenza che per me costituiva sempre una sorpresa osservare, più tardi, come egli avesse fatto più impressione di tutti quelli che parlavano più forte». Ritratto più che calzante di un attore che, nella maggior parte dei film interpretati, sembra “esser lì per caso”, sia nei panni del prete (La città dei ragazzi - 1938 - di Norman Taurog, con cui vince il secondo Oscar come Miglior Attore Protagonista), sia in quelli dell’esploratore di Passaggio a Nord-Ovest (1940) di King Vidor, sia in quelli doppi ed inquietanti di Il dottor Jekyll e Mr Hyde (1941) di Victor Fleming.

Spencer Tracy possedeva in realtà un registro drammatico giocato su un’infinita frequenza di sfumature, che sovente lo facevano apparire “sotto le righe” mentre invece aveva grandissima forza espressiva. Il suo era uno stile di recitazione che aderiva perfettamente al personaggio che per oltre trent’anni ha rappresentato l’ossatura della sua “maschera” drammatica. Un grande insegnamento di Spencer Tracy relativo al recitare in modo semplice affinché gli spettatori «non se ne accorgano» si ritroverà anche nel libro di Tony Barr Recitare al cinema e in tv, pubblicato dalla Dino Audino editore (Roma) nel 2015. 

Passa indifferentemente e con il medesimo piglio dal film d’azione (Joe il pilota - 1943 - di Victor Fleming, Missione segreta - 1944 - di Mervyn LeRoy) al western (Il mare d’erba - 1947 - di Elia Kazan, La lancia che uccide - 1954 - di Edward Dmytryk) alla commedia (Il padre della sposa - 1950 - di Vincente Minnelli ed il seguito Papà diventa nonno - 1951 -, anch’esso diretto da Vincente Minnelli) oppure a vere e proprie pièce comiche come Questo pazzo, pazzo, pazzo, pazzo mondo (1963) di Stanley Kramer.

Nei venticinque anni compresi fra il 1942 ed il 1967 lavora ben nove volte con la grande Katharine Hepburn, a volte in film drammatici, a volte brillanti, rivelandosi anche un fine attore da commedia sofisticata. Ricordiamo La donna del giorno (1942) di George Stevens, Prigioniera di un segreto (1942) di George Cukor, Il già citato Il mare d’erba di Elia Kazan, Lo stato dell’Unione (1948) di Frank Capra, La costola di Adamo (1949), di George Cukor, che rappresenta una fusione fra sophisticated comedy e courtroom movie (il sottogenere del giallo giudiziario che si affermerà qualche anno dopo con film quali La parola ai giurati - 1957 - di Sidney Lumet, Testimone d’accusa - 1957 - di Billy Wilder, Anatomia di un omicidio - 1959 - di Otto Preminger, Il buio oltre la siepe - 1962 - di Robert Mulligan), Lui e lei (1952), anch’esso diretto da George Cukor, La segretaria quasi privata (1957) di Walter Lang e il celeberrimo Indovina chi viene a cena? (1967) di Stanley Kramer, suo ultimo film (le riprese terminano appena due settimane prima della scomparsa dell’attore).

Fra gli altri film Ultime notizie (1935) di Tim Whelan, La donna del giorno (1936) di Jack Conway, La grande città (1937) di Frank Borzage, Arditi dell’aria (1938) di Victor Fleming, L’esploratore scomparso (1939) di Henry King e Otto Brower, La febbre del petrolio (1940) di Jack Conway, Gente allegra (1942) di Victor Fleming, La settima croce (1944) di Fred Zinnemann, Il giudice Timberlaine (1947) di George Sidney, Malesia (1949) di Richard Thorpe, Omertà (1951) di John Sturges, Gli avventurieri di Plymouth (1952) di Clarence Brown, L’attrice (1953) di George Cukor, Giorno maledetto (1955) di John Sturges, La montagna (1956) di Edward Dmytryk, L’ultimo urrà (1958) di John Ford, Il vecchio e il mare (1958) di John Sturges, tratto dall’omonimo libro di Ernest Hemingway, … e l’uomo creò Satana (1960) di Stanley Kramer, il bellissimo Vincitori e vinti (1961), anch’esso diretto da Stanley Kramer, che affronta il delicato argomento del Processo di Norimberga contro i criminali di guerra tedeschi, e con cui ottiene la sua ennesima (escludendo i due Oscar vinti, nel corso della sua carriera viene candidato altre sette volte) Nomination all’Oscar come Miglior Attore Protagonista.

Il suo personaggio è guidato da valori elementari (ma nello stesso tempo molto efficaci): è moralmente tenace, di grande equilibrio ed altruista. Tuttavia, a volte ha qualche guizzo di “trasgressione”, un qualcosa di grande durezza che sembra provenire dalle più oscure profondità dell’inconscio.

 

 

Classe 1986, storico del cinema e giornalista pubblicista, appassionato di courtroom dramas, noir, gialli e western da oltre quindici anni, ha lavorato come battitore e segretario di produzione per un documentario su Pier Paolo Pasolini. Dopo un master in Editoria e Giornalismo, ha collaborato con il Saggiatore e con la Dino Audino Editore. Attualmente lavora come redattore freelance, promotore di eventi culturali e collaboratore alle vendite in occasione di presentazioni, incontri, dibattiti e fiere librarie.