Alex Infascelli racconta Kubrick e l'amicizia con Emilio, autista e factotum

Il docu-film, tratto dal libro Stanley Kubrick e me, biografia di Emilio D'Alessandro, racconta dell'amicizia trentennale tra il grande regista Stanley Kubrick e il suo autista, divenuto poi confidente e amico, Emilio. Infascelli, che ha scritto la sceneggiatura assieme a Filippo Ulivieri e Vincenzo Scuccimarra, ha curato il montaggio e prestato la sua voce al narratore.
Immaginate una sottile linea a forma di S, una strada di campagna a curve che unisce due case. Childwickbury Manor, nell’Hertfordshire in Gran Bretagna, maestosa proprietà terriera, e una villetta di Cassino, comune italiano in provincia di Frosinone, nel Lazio. Nella prima ha vissuto dal 1978 fino alla sua morte avvenuta nel 1999, Stanley Kubrick. Nell'altra è tornato ad abitare Emilio D'Alessandro, per anni suo assistente personale. Alex Infascelli ha percorso questa strada per tre anni, il tempo per terminare il documentario.
Nato a Cassino nel 1941, D'Alessandro si trasferisce in Inghilterra dove intraprende la carriera di pilota. Qui vive con la moglie, guidando il taxi. Nel 1971 conosce fortuitamente a Londra il regista Stanley Kubrick che lo vuole come suo assistente e con cui instaurerà un profondissimo legame di amicizia coronato nel 1999 con una serie di omaggi che il cineasta gli fa nel suo ultimo film Eyes Wide Shut. Nel film Emilio recita in un cameo, divenendo gestore del bar che porta il suo nome, e la moglie e la figlia Marisa vengono assunte come comparse.
Tutto il documentario si muove intorno a due punti fermi: Emilio D'Alessandro, persona umile ma molto ordinata e pratica, sempre pronta alla battuta e Stanley Kubrick, esigente nelle richieste che riguardano i lavori cinematografici e le esigenze domestiche. Protagonista del film è la loro amicizia che ha attraversato trent'anni di vita: una storia preziosa che sembra uscita da scatole magiche, come quelle tenute in ordine da Emilio nel suo garage di Cassino. Il titolo S prende spunto dall'iniziale con cui Stanley Kubrick siglava buona parte delle note che lasciava a Emilio, con le istruzioni e raccomandazioni giornaliere ma anche con i suoi incoraggiamenti e stati d’animo. La struttura del documentario, lineare, limpida, efficace, con una regia emozionale e ironica, è intervallata dai ricordi di Emilio, il cui racconto si snoda su due binari paralleli. Da una parte la ricostruzione, ricca di dettagli, della filmografia del regista che dal 1971, con Arancia Meccanica, arriva fino al 1999 con Eyes Wide Shut, l’ultimo film di Kubrick, portato a termine proprio grazie al tuttofare italiano. Dall’altro racconta una storia inedita, quella di un rapporto umano, filtrato da quello professionale, grazie al quale scopriamo un lato privato di Kubrick molto forte. Ascoltare Emilio è come sfogliare un album dei ricordi che emozionano e incantano. In una intervista Alex Infascelli ha dichiarato: «È stato un viaggio bellissimo che mi ha avvicinato alla personalità incredibile di due uomini: uno del quale credevo di sapere tutto e in realtà non sapevo niente, un altro del quale non sapevo nulla e che mi ha lasciato a bocca aperta con la sua storia».
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