Ancora in sala “Perfetti sconosciuti”. La commedia di Paolo Genovese tiene

Un successo di pubblico e di critica su un tema ormai classico nella società di oggi. Cosa succede, infatti, quando la vita reale e quella virtuale si sovrappongono per “gioco”? Come un cellulare che viene messo sul tavolo divenendo irrimediabilmente simbolo di debolezze, disillusioni e paure di un gruppo di amici di vecchia data che a fine serata potrebbero scoprire di non conoscersi affatto.
“Perfetti sconosciuti”, diretto da Paolo Genovese e vincitore del David di Donatello come miglior film, mette così a confronto quelle che sarebbero le nostre “tre vite”: una pubblica, una privata, una segreta. Tema attualissimo nell’era della condivisione a ogni costo dei social network, ma anche della comunicazione “facile” e frammentata di Whatsapp, mail, sms e selfie.
Ed è così che Eva (Kasia Smuntniak), in crisi da tempo con suo marito Rocco (Marco Giallini), durante una cena organizzata proprio dai due propone al gruppo di amici di lasciare a vista per tutta la serata i cellulari e condividerne eventuali messaggini e telefonate. Un gioco, appunto, che si trasforma ben presto in un pesante boomerang per tutti i presenti.
Si scopre ad esempio che lo stesso Rocco è da tempo in analisi all’oscuro della moglie e che Eva ha intenzione di rifarsi il seno. Intanto Bianca (Alba Rohrwacher), all’insaputa del marito Cosimo (Edoardo Leo), continua a sentire il suo ex, mentre lo stesso Cosimo ha un amante. Lele (Valerio Mastandrea) si intrattiene tutte le sere con una ragazza a colpi di selfie compromettenti e sua moglie Carlotta (Anna Foglietta) ha un’amante “virtuale”. Infine Peppe (Giuseppe Battiston) sarà costretto ad ammettere la sua omosessualità. Tutto questo accade non senza fraintendimenti o scambi repentini di cellulari nella speranza di cavarsela o coprirsi a vicenda.
Nel raccontare queste “tragedie” intime il tono del film non è mai in verità drammatico, piuttosto ironico, permeato da una comicità puntuale e mai stucchevole che neanche per un istante ci fa rimpiangere l’assenza di cambi di scena.
Pubblico e critica sono concordi nell’apprezzarne soprattutto la costruzione della sceneggiatura, la regia e la qualità dei dialoghi. Non a caso ha superato i 16 milioni di euro imponendosi come secondo miglior incasso dell’anno per il cinema italiano, dopo Quo vado?. Un successo più che meritato.
