Dustin Hoffman compie 85 anni

Dustin Hoffman in "Tutti gli uomini del Presidente" di Alan J. Pakula Dustin Hoffman in "Tutti gli uomini del Presidente" di Alan J. Pakula
Il grande attore americano, interprete di film quali “Il laureato” di Mike Nichols, “Un uomo da marciapiede” e “Il maratoneta” di John Schlesinger, “Piccolo grande uomo” di Arthur Penn, “Lenny” di Bob Fosse, “Tutti gli uomini del Presidente di Alan J. Pakula, “Kramer contro Kramer” di Robert Benton, “Tootsie” di Sydney Pollack e molti altri, compie ottantacinque anni.

Nato a Los Angeles nel 1937, basso, inconfondibile voce nasale, volto lontano anni luce dal classico “fascino hollywoodiano”, in Il laureato (1967) di Mike Nichols, suo esordio cinematografico, inaugura quel personaggio del “piccolo uomo” introverso e nervoso con cui attraverserà oltre trent’anni di cinema americano.

Antidivo e antieroe per eccellenza, ottimo interprete teatrale, convinto sostenitore del metodo Strasberg, rappresenta perfettamente il tipo attoriale della cosiddetta New Hollywood di fine anni Sessanta/inizio Settanta.

Non si sottrae a ruoli sgradevoli - Rizzo, il barbone zoppo di Un uomo da marciapiede (1969) di John Schlesinger - , riesce a recitare anche con il volto ricoperto da consistenti make-up - l’ultracentenario di Piccolo grande uomo (1970) di Arthur Penn, considerato (insieme ai quasi coevi Ucciderò Willy Kid di Abraham Polonsky, Un uomo chiamato cavallo di Elliott Silverstein, Soldato blu di Ralph Nelson, Uomo bianco… va col tuo Dio! di Richard C. Sarafian, Corvo rosso non avrai il mio scalpo! di Sydney Pollack) come uno fra i migliori western della New Hollywood di fine anni Sessanta/inizio Settanta, è indifferentemente in grado di sostenere un film quasi da solo - l’indiavolato intrattenitore di Lenny (1974) di Bob Fosse - oppure di dividere lo schermo con altri grandi attori - ad esempio con Robert Redford nel celebre Tutti gli uomini del Presidente (1976) di Alan J. Pakula, considerato (insieme a Quarto potere di Orson Welles, L’asso nella manica di Billy Wilder, L’ultima minaccia di Richard Brooks, Un volto nella folla di Elia Kazan, Prima pagina di B. Wilder, Quinto potere di Sidney Lumet, Sindrome cinese di James Bridges, Diritto di cronaca di Sydney Pollack, Sotto tiro di Roger Spottiswoode e Broadcast News - Dentro la notizia di James L. Brooks) come uno fra i migliori film americani sul giornalismo mai realizzati

Negli stessi anni la sua figura di outsider arriva talvolta in direzioni ben poco rassicuranti, a sottolineare ulteriormente un lato oscuro perennemente sull’orlo dell’esplosione in una furia imprevista, come avviene in Cane di paglia (1971) di Sam Peckinpah o in Il maratoneta (1976) di John Schlesinger, in cui recita con il grande Laurence Olivier.

Se alla fine degli anni Settanta è ancora un “uomo qualunque” - un padre in guerra con l’ex moglie (interpretata da Meryl Streep, Oscar come Miglior Attrice Protagonista) per la custodia del figlio nel triste Kramer contro Kramer (1979) di Robert Benton, con cui vince l’Oscar come Miglior Attore Protagonista, nel decennio successivo il suo ispirato camaleontismo attoriale non si fa intimorire né dal ruolo en travesti - Tootsie (1982) di Sydney Pollack, né dal personaggio dell’autistico di Rain Man (1988) di Barry Levinson, con cui vince il suo secondo Oscar come Miglior Attore Protagonista.

A partire dalla fine degli anni Ottanta - Sono affari di famiglia (1989) di Sidney Lumet, con Sean Connery) e per tutti i Novanta, fra brevi apparizioni - il gangster balbuziente di Dick Tracy (1990) di e con Warren Beatty o l’avvocato alcolizzato di Sleepers (1996) di Barry Levinson - e personaggi negativi macchiettistici e cartooneschi - il Capitan Uncino di Hook (1991) di Steven Spielberg, con Robin Williams - ha una certa difficoltà nel trovare ruoli interessanti. Personaggi come quelli del piccolo ladro “eroe” suo malgrado di Eroe per caso (1992) di Stephen Frears, il produttore cinematografico pazzoide e megalomane di Sesso e potere (1997) di Barry Levinson, il vecchio hippie di Mi presenti i tuoi? (2004) di Jay Roach o l’istrionico giocattolaio nel fiabesco Mr Magorium e la bottega delle meraviglie (2007) di Zach Helm ripropongono alcuni suoi “vezzi” recitativi e non aggiungono granché alla sua carriera. 

Molto meglio il caparbio e coraggioso avvocato in La giuria (2003) di Gary Fleder, tratto dall’omonimo libro di John Grisham, con Gene Hackman, Rachel Weizs e John Cusack o il musicista del delicato Oggi è già domani (2008) di Joel Hopkins, con Emma Thompson. 

Fra gli altri film ricordiamo Un dollaro per 7 vigliacchi (1968) di Giorgio Gentili, con Elsa Martinelli, John e Mary (1969) di Peter Yates, Chi è Harry Kellerman e perché parla male di me? (1971) di Ulu Grosbard, Alfredo, Alfredo (1972) di Pietro Germi (alla sua ultima regia), girato nelle Marche ed interpretato anche da Stefania Sandrelli e Carla Gravina, Papillon (1973) di Franklyn J. Schaffner, con Steve McQueen, Vigilato speciale (1978) di Ulu Grosbard, Il segreto di Agatha Christie (1979) di Michael Apted, con Vanessa Redgrave, Morte di un commesso viaggiatore (1985) di Volker Schlöndorff, con John Malkovich, Ishtar (1987) di Elaine May, con Warren Beatty e Isabelle Adjani, Billy Bathgate - A scuola di gangster (1991) di Robert Benton, Virus letale (1995) di Wolfgang Petersen, con Morgan Freeman e Donald Sutherland, American Buffalo (1996) di Michael Corrente, Mad City - Assalto alla notizia (1997) di Costa-Gavras, Sfera (1998) di Barry Levinson, Giovanna D’Arco (1998) di Luc Besson, Moonlight Mile - Voglia di ricominciare (2002) di Brad Silberling, Confidence - La truffa perfetta (2003) di James Foley, Neverland - Un sogno per la vita (2004) di Marc Forster, con Johnny Depp e Kate Winslet, The Lost City (2005) di Andy Garcia, Profumo - Storia di un assassino (2006) di Tom Tykwer, La versione di Barney (2010) di Robert J. Lewis.

In epoche più recenti è apparso in L’ottava nota (2014) di François Girard, Mr Cobbler e la bottega magica (2014) di Thomas McCarthy, The Program (2015) di Stephen Frears e The Meyerowitz Stories (2017), L’uomo del labirinto (2019), di Donato Carrisi, con Tony Servillo, As They Made Us (2022), di Mayim Bialik.

Classe 1986, storico del cinema e giornalista pubblicista, appassionato di courtroom dramas, noir, gialli e western da oltre quindici anni, ha lavorato come battitore e segretario di produzione per un documentario su Pier Paolo Pasolini. Dopo un master in Editoria e Giornalismo, ha collaborato con il Saggiatore e con la Dino Audino Editore. Attualmente lavora come redattore freelance, promotore di eventi culturali e collaboratore alle vendite in occasione di presentazioni, incontri, dibattiti e fiere librarie.

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