Marco Tullio Giordana incontra il pubblico al CineVillage Parco Talenti

Nonostante le previsioni meteorologiche - tutt’altro che entusiasmanti ed incoraggianti - e la pioggia, l’autore di grandi film quali Maledetti vi amerò (1980), La caduta degli angeli ribelli (1981), Appuntamento a Liverpool (1988), Pasolini, un delitto italiano (1995), Quando sei nato non puoi più nasconderti (2005), Sanguepazzo (2008), Nome di donna (2018), di vere e proprie pietre miliari della storia del cinema italiano degli ultimi vent’anni circa - I cento passi (2000), La meglio gioventù (2003), Romanzo di una strage (2011) -, e di film tv quali Notti e nebbie (1984), Lea (2015) e Due soldati (2017), con grandissima professionalità, gentilezza e disponibilità ha incontrato il pubblico e raccontato il suo Romanzo di una strage.
«Io so. Io so i nomi dei responsabili di quello che viene chiamato "golpe" (e che in realtà è una serie di "golpe" istituitasi a sistema di protezione del potere). Io so i nomi dei responsabili della strage di Milano del 12 dicembre 1969. Io so i nomi dei responsabili delle stragi di Brescia e di Bologna dei primi mesi del 1974. Io so i nomi del "vertice" che ha manovrato, dunque, sia i vecchi fascisti ideatori di "golpe", sia i neo-fascisti autori materiali delle prime stragi, sia infine, gli "ignoti" autori materiali delle stragi più recenti. Io so i nomi che hanno gestito le due differenti, anzi, opposte, fasi della tensione: una prima fase anticomunista (Milano 1969) e una seconda fase antifascista (Brescia e Bologna 1974). Io so i nomi del gruppo di potenti, che, con l'aiuto della Cia (e in second'ordine dei colonnelli greci della mafia), hanno prima creato (del resto miseramente fallendo) una crociata anticomunista, a tamponare il '68, e in seguito, sempre con l'aiuto e per ispirazione della Cia, si sono ricostituiti una verginità antifascista, a tamponare il disastro del "referendum". […] Ora, perché neanche gli uomini politici dell'opposizione, se hanno - come probabilmente hanno - prove o almeno indizi, non fanno i nomi dei responsabili reali, cioè politici, dei comici golpe e delle spaventose stragi di questi anni? È semplice: essi non li fanno nella misura in cui distinguono - a differenza di quanto farebbe un intellettuale - verità politica da pratica politica. E quindi, naturalmente, neanch'essi mettono al corrente di prove e indizi l'intellettuale non funzionario: non se lo sognano nemmeno, com'è del resto normale, data l'oggettiva situazione di fatto. L'intellettuale deve continuare ad attenersi a quello che gli viene imposto come suo dovere, a iterare il proprio modo codificato di intervento. Lo so bene che non è il caso - in questo particolare momento della storia italiana - di fare pubblicamente una mozione di sfiducia contro l'intera classe politica. Non è diplomatico, non è opportuno. Ma queste categorie della politica, non della verità politica: quella che - quando può e come può - l'impotente intellettuale è tenuto a servire. Ebbene, proprio perché io non posso fare i nomi dei responsabili dei tentativi di colpo di Stato e delle stragi (e non al posto di questo) io non posso pronunciare la mia debole e ideale accusa contro l'intera classe politica italiana. E io faccio in quanto io credo alla politica, credo nei principi "formali" della democrazia, credo nel Parlamento e credo nei partiti. E naturalmente attraverso la mia particolare ottica che è quella di un comunista. Sono pronto a ritirare la mia mozione di sfiducia (anzi non aspetto altro che questo) solo quando un uomo politico - non per opportunità, cioè non perché sia venuto il momento, ma piuttosto per creare la possibilità di tale momento - deciderà di fare i nomi dei responsabili dei colpi di Stato e delle stragi, che evidentemente egli sa, come me, non può non avere prove, o almeno indizi. Probabilmente - se il potere americano lo consentirà - magari decidendo "diplomaticamente" di concedere a un'altra democrazia ciò che la democrazia americana si è concessa a proposito di Nixon - questi nomi prima o poi saranno detti. Ma a dirli saranno uomini che hanno condiviso con essi il potere: come minori responsabili contro maggiori responsabili (e non è detto, come nel caso americano, che siano migliori). Questo sarebbe in definitiva il vero Colpo di Stato» (Pier Paolo Pasolini, Cos’è questo golpe? Io so, «Corriere della Sera», 14 novembre 1974)
La strage di piazza Fontana del 12 dicembre 1969, la morte dell’anarchico Giuseppe Pinelli, la stagione delle stragi e della cosiddetta “strategia della tensione”, la figura di Pier Paolo Pasolini (1922-1975) ed il suo celebre articolo intitolato Il romanzo delle stragi. Cos’è questo golpe? Io so, apparso sul «Corriere della Sera» (all’epoca diretto da Piero Ottone) del 14 novembre 1974, circa un anno prima del barbaro assassinio - avvenuto, come è tristemente noto, all’idroscalo di Ostia nella notte fra il 1° e il 2 novembre 1975 - del grande scrittore, giornalista, poeta, regista, sceneggiatore ed intellettuale friulano. Questi gli argomenti affrontati da Marco Tullio Giordana nel corso dell’incontro.
Durante il dibattito che ha seguito l’incontro, fra le varie domande che sono state rivolte a M. T. Giordana, impossibile non citare la seguente: «Quale sarà, a suo avviso, il futuro prossimo del cinema nell’era post Covid?». Questa la sua risposta (altrettanto impossibile da dimenticare): «Il futuro del cinema lo decide il pubblico. Fino a quando ci saranno persone disposte a sfidare tutto, anche la pioggia, pur di vedere un film, il cinema continuerà a vivere».
Dopo la conversazione è stato proiettato il film Romanzo di una strage (2011), diretto da M. T. Giordana (soggetto: Paolo Cucchiarelli; sceneggiatura: M. T. Giordana, Sandro Petraglia, Stefano Rulli; fotografia: Roberto Forza; musiche: Franco Piersanti; scenografia: Giancarlo Basili; montaggio: Francesca Calvelli; produttore: Marco Chimenz, Giovanni Stabilini, Riccardo Tozzi; produttore esecutivo: Fabio Massimo Cacciatori, Matteo De Laurentiis; case di produzione: Cattleya, Babe Films, Rai Cinema - in collaborazione con Eurimages -, Film Commission Torino Piemonte, Lombardia Film Commission, Groupama Assicurazioni, Technicolor SA; distribuzione: 01 Distribution; durata: 129’) ed interpretato da Valerio Mastandrea (il commissario Luigi Calabresi) Pierfrancesco Favino (Giuseppe Pinelli), Michela Cescon (Licia Pinelli), Laura Chiatti (Gemma Calabresi), Fabrizio Gifuni (Aldo Moro), Luigi Lo Cascio (il giudice Ugo Paolillo), Luca Zingaretti (il medico del tribunale), Giorgio Tirabassi (il professore), Bob Marchese (il giudice Carlo Biotti), Giorgio Colangeli (Federico Umberto D’Amato), Omero Antonutti (il Presidente Giuseppe Saragat), Thomas Trabacchi (Marco Nozza), Fausto Russo Alesi (Guido Giannettini), Denis Fasolo (Giovanni Ventura), Andrea Pietro Anselmi (Guido Lorenzon), Sergio Solli (Marcello Guida), Stefano Scandaletti (Pietro Valpreda), Antonio Pennarella (il brigadiere Vito Panessa), Giacinto Ferro (Antonio Allegra), Giulia Lazzarini (la madre di Pinelli), Giorgio Marchesi (Franco Freda), Alessio Vitale (Pasquale Valitutti), Benedetta Buccellato (Camilla Cederna), Bruno Torrisi (il colonnello dei carabinieri Pio Alferano), Francesco Salvi (Cornelio Rolandi), Marco Zannoni (Junio Valerio Borghese), Diego Ribon (il giudice Giancarlo Stiz), Fabrizio Parenti (Giangiacomo Feltrinelli), Gianni Musy (il confessore di Aldo Moro), Giovanni Visentin (il maggiore Genio), Gianmaria Martini (Enrico Rovelli), Corrando Invernizzi (il giudice Pietro Calogero), Paolo Bonanni (il tenente dei Carabinieri Savino Lograno), Giovanni Federico (il tenente Pietro Muccilli), Claudio Casadio (il brigadiere Carlo Mainardi), Angelo Pisani (il vicebrigadiere della Polizia di Stato Giuseppe Caracuta), Maurizio Tabani (il giudice Teonestro Cerri), Edoardo Natoli (Mario Merlino), Francesco Sciacca (Antonio Sottosanti), Marcello Prayer (Stefano Delle Chiaie) e Miro Landoni (Luigi Gui).
Il film ha vinto tre David di Donatello - Migliore Sceneggiatura, Miglior Attore Non Protagonista (Pierfrancesco Favino), Migliori Effetti Speciali Visivi (Stefano Marinoni, Paola Trisoglio) e tre Nastri d’Argento - Miglior Sceneggiatura, Miglior attore Non Protagonista, Miglior Attrice Non Protagonista (Michela Cescon) -, ed ha ottenuto altre tredici candidature ai David - Miglior Film, Miglior Regista, Miglior Sceneggiatura, Miglior Produttore, Miglior Attore Protagonista (Valerio Mastandrea), Miglior Attore Non Protagonista (Fabrizio Gifuni), Miglior Fotografia, Miglior Scenografia,, Miglior Costumi (Francesca Livia Sartori), Miglior Trucco (Enrico Iacoponi), Migliori Acconciature (Ferdinando Merolla), Miglior Montaggio, Miglior Sonoro (Fulgenzio Ceccon) - e sei candidature ai Nastri d’Argento - Miglior Regista, Miglior Produttore, Miglior Attore Non Protagonista (Fabrizio Gifuni), Miglior Scenografia, Miglior Montaggio, Miglior Sonoro in Presa Diretta.
La strage di Piazza Fontana del 12 dicembre 1969 inaugura la lunga stagione di attentati e violenze - fra cui ricordiamo piazza della Loggia a Brescia (28 maggio 1974), il treno Italicus (4 agosto 1974), le stragi di Ustica (27 giugno 1980) e della stazione di Bologna (2 agosto 1980) – dei cosiddetti “anni di piombo”. Nel corso dei trentatré anni successivi vari processi si susseguono nelle più varie sedi, concludendosi con sentenze a dir poco contraddittorie e che si smentiscono fra loro. Alla fine tutti gli imputati verranno assolti. Per la giustizia italiana, la strage di piazza Fontana rimane senza colpevoli. Andando così ad allungare la lista delle numerose ignominie che hanno contraddistinto - e contraddistinguono - la nostra storia degli ultimi decenni.
Gli eventi della terza edizione del CineVillage Parco Talenti (partners: Roma Culture - Biblioteche di Roma, CONI Comitato Regionale Lazio, Science Together NET, DireGiovani.it, «Il Nuovo Magazine», «Il Terzo News», «Citynews», Typimedia, Dimensione Suono Soft, Impreme) proseguiranno fino a domenica 5 settembre 2021.
Alessandro Poggiani
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