Penelope Cruz alla Mostra del Cinema di Venezia

Nata ad Alcobendas - in Spagna - nell'aprile 1974, interprete di film quali Carne tremula (1997), Tutto sua mia madre (1998), Volver - Tornare (2006), Gli abbracci spezzati (2009), Gli amanti passeggeri (2013) e Dolor y gloria (2019) di Pedro Almodovar, Apri gli occhi (1997) di Alejandro Amenabar, Hi-Lo Country (1998) di Stephen Frears, Blow (2001) di Ted Demme, Il mandolino del capitano Corelli (2001) di John Madden, Non ti muovere (2004) e Venuto al mondo (2012) di Sergio Castellitto, Vicky Cristina Barcelona (2008) di Woody Allen, con cui ha vinto l'Oscar come Miglior Attrice Non Protagonista, The Counselor - Il procuratore (2013) di Ridley Scott, Assassinio sull'Orient Express (2017) di Kenneth Branagh, tratto dal celebre libro omonimo di Agatha Christie (già portato al cinema con il capolavoro di Sidney Lumet del 1974) e molti altri, Penelope Cruz è sbarcata a Venezia per L'immensità di Emanuele Crialese.
L'attrice spagnola vi interpreta una madre vittima di un uomo violento.
«La maternità mi appartiene, è un mondo infinito sempre da scoprire. Ho fatto sette film con Pedro Almodovar ed in cinque sono madre. Sono tante madri nella complessità di questo ruolo, ma di sicuro non è pazza. E' intrappolata all'interno della sua famiglia, è intrappolata nella sua casa. Nella situazione in cui si trova a vivere. Non ha un piano B. Non c'è via di scampo. E' oppressa in molti modi diversi. e lei semplicemente non ce la fa più. Ci sono molte donne in diversi angoli del mondo intrappolate all'interno delle loro case, che fingono davanti ai loro figli. Cercano di fingere che le cose non vadano poi così male. Lo fanno per sopravvivere. La violenza domestica è un tema importante all'interno del film. Lei vuole sempre proteggere i suoi figli, vuole che non sappiano, che non vedano. Diventa complice dei suoi figli, soprattutto di Adriana, infelice come lei e che attende gli alieni perché la portino via in un altro mondo. Migliore».