Room: una storia di amore tra una madre e un figlio

Tratto dall’omonimo romanzo di Emma Donoghue, il film è un lungometraggio canado-irlandese diretto dal bravo regista Lenny Abrahamson, regista di “Adam e Paul” del 2004 e “Frank” del 2014.
Già dal titolo, si capisce di che pasta è il film. Due persone – una madre e un figlio – rinchiuse in una stanza, prigionieri del loro aguzzino. Spaventata e terrorizzata, la madre cerca in ogni modo di far condurre un’esistenza normale al figlio di cinque anni - nato probabilmente da una relazione con il rapitore - seppur questi non abbia mai visto la luce del sole. L’unico contatto esterno è dato da una finestrella sopra la loro testa, attraverso la quale filtra la luce del sole e delle quattro stagioni che si alternano ciclicamente, scandite dalle visite dell’orco e dai racconti della madre al figlio sulle meraviglie di un mondo ancora sconosciuto, ma solo immaginato e filtrato da un televisore perennemente acceso.
Andare oltre nel racconto della trama sarebbe un delitto, perché il film è una sorpresa continua: il punto di vista dello spettatore coincide con quello di Jack, il bambino che poco a poco scopre letteralmente un mondo che non ha mai visto con i propri occhi. “Room” allora è a metà tra un film di sopravvivenza e un drama movie che farà sicuramente incetta di premi nei prossimi mesi. Una storia di amore tra una madre e un figlio. Stop, nient’altro. Non a caso le colonne portanti del film sono le prove recitative dei due protagonisti. La mamma è la 26enne attrice canadese Brie Larson, stupefacente la sua prova, in odore di candidatura all’Oscar. Non è da meno quella del figlio, il giovane Jacob Trembley. Il legame tra i due è di quelli che restano nel cuore degli spettatori. Ne risentiremo parlare quando uscirà in sala, distribuito da Universal.
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