Terminator Genisys. Ritorna un’icona del cinema anni ‘80

Dopo Mad Max, ritorna nei cinema a distanza di pochi mesi un’altra icona del cinema degli anni Ottanta, il malandato T-800 interpretato per la quarta volta dall’ex body builder, attore, e governatore Arnold Schwarzenegger. Ma a differenza del guerriero australiano, il ritorno sullo schermo della macchina assassina non ha fatto scintille e faville sullo schermo. Anzi tutt’altro.
Primo problema: la scelta di puntare ancora sul franchise fantascientifico creato da James Cameron nel 1984 è stata dettata per lo più da motivi commerciali. Dopo aver vinto una battaglia legale legata ai diritti della saga, la casa di produzione Annapurna due anni fa ha dichiarato di voler dare vita a una nuova trilogia su Terminator, di cui Genisys sarebbe stato il primo episodio. Impresa ardua dopo il semiflop al botteghino nel 2009 di Terminator Salvation, in cui John Connor era interpretato da Christian Bale. L’importante però era farlo il prima possibile, perché nel 2019 i diritti di Terminator sarebbero ritornati al suo creatore, James Cameron. E questo è stato l’errore imperdonabile.
Peccato perché l’idea alla base di Terminator Genesys non è male: gli sceneggiatori hanno deciso di riazzerare l’intera saga sfruttando l’idea dei viaggi del tempo. Se nel primo film il Terminator veniva mandato indietro nel 1984 per uccidere Sarah Connor, qui avviene la stessa cosa, andando anche oltre, ricalcando la stessa strada battuta da Zemeckis in Ritorno al futuro parte II, in cui i protagonisti ritornano letteralmente nel primo film, modificano gli eventi e creano così una timeline alternativa.
Vediamo allora un invecchiato Schwarzenegger che deve proteggere una giovane Sarah Connor (Emilia Clark, tra le protagoniste della serie fantasy Games Of Thrones) dall’attacco di altri Terminator. Ha inizio così un film fatto di inseguimenti, un gatto che insegue il topo, un tema già noto nel secondo e terzo episodio della saga. Contemporaneamente però, al pari dell’asse spazio-temporale, con il passare dei minuti la trama si contorce sempre di più, mettendo insieme viaggi nel tempo a ripetizione, scambi di persona, esplosioni e battute scontate da parte di Schwarzy (“I’m old, not obsolete”).
Insomma, sembra che la fretta (di perdere i diritti della saga) sia stata una cattiva consigliera per Arnold e i produttori del film. Il risultato è un’accozzaglia di personaggi e situazioni senza capo né coda, confondendo solo uno spettatore annebbiato. Chissà se la maledizione di Terminator continuerà a colpire ancora. Al box office l’ardua sentenza
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