Un decennio senza Sydney Pollack, regista de “I tre giorni del Condor”, “Diritto di cronaca” e “The Interpreter”

Nato a Lafayette - nell’Indiana - nel luglio 1934, attore esordiente (insieme a Robert Redford) in Caccia di guerra (1962) di David Sanders, già regista televisivo, esordisce con personalità nella regia cinematografica fra melodramma psicologico (La vita corre sul filo - 1965) ed affresco sociale (Questa ragazza è di tutti - 1966) d’ispirazione letteraria (Tennessee Williams).
Acuto esploratore dei generi, ne sfrutta le caratteristiche peculiari in chiave metaforica. E così il western picaresco sottende il confronto razziale (Joe Bass, l’implacabile - 1968 -, con Burt Lancaster e Ossie Davis); il film bellico, anche attraverso la stilizzazione figurativa, richiama il drammatico confronto di valori imposto dalla guerra (Ardenne 44, un inferno - 1969 -, anch’esso interpretato da Burt Lancaster); lo sguardo insistito su un rito sociale del passato, nella sua dimensione di angosciante claustrofobia, rinvia alla condizione culturale del presente (Non si uccidono così anche i cavalli? - 1969 -, con Jane Fonda).
Dirigendo l’amico Robert Redford, maschera del progressismo americano degli anni Settanta, è fra i pionieri del western filoindiano ed antimilitarista (Corvo rosso… non avrai il mio scalpo! - 1972 -, considerato quasi all’unanimità - insieme a Ucciderò Willy Kid di Abraham Polonsky, Un uomo chiamato cavallo di Elliott Silverstein, Piccolo grande uomo di Arthur Penn, Soldato blu di Ralph Nelson e Uomo bianco… va col tuo Dio! Di Richard C. Sarafian - come uno fra i migliori western del cosiddetto New American Cinema) così come nello sguardo “di sinistra” sulla storia americana dagli anni Trenta ai Cinquanta (ovvero da Roosevelt al maccartismo) attraverso la fusione fra amore e politica (Come eravamo - 1973 -, con Barbra Streisand e Robert Redford).
Negli anni successivi percorre il thriller spionistico di denuncia (il celebre I tre giorni del Condor - 1975 -, tratto dal libro di James Grady I sei giorni del Condor ed interpretato da Robert Redford, Faye Dunaway, Max von Sydow, Cliff Robertson e John Houseman) o attualizza il western in chiave crepuscolare (Il cavaliere elettrico - 1979 -, con Robert Redford, Jane Fonda e John Saxon), mentre diventa produttore dei propri film a partire da opere “sotto le righe” (Yakuza - 1975 -, con Robert Mitchum e Brian Keith, Un attimo, una vita - 1977 -, tratto dal libro di Eric Marie Remarque Il cielo non ha preferenze ed interpretato da con Al Pacino e Marthe Keller, Diritto di cronaca - 1981 -, interpretato da Paul Newman e considerato - insieme a Quarto potere di Orson Welles, L’asso nella manica di Billy Wilder, L’ultima minaccia di Richard Brooks, Un volto nella folla di Elia Kazan, Prima pagina di Billy Wilder, Quinto potere di Sidney Lumet, Tutti gli uomini del Presidente di Alan J. Pakula e Sotto tiro di Roger Spottiswoode - come uno fra i migliori film americani sul giornalismo mai realizzati).
Gli anni Ottanta lo rivelano nella commedia al vetriolo (Tootsie -1982 -, con Dustin Hoffman e Candice Bergen), ma anche in film più “accademici” (La mia Africa - 1985 -, tratto dal libro omonimo di Karen Blixen ed interpretato da Meryl Streep e Robert Redford), sia pur con autenticità di fondo.
Leggermente meno a fuoco nelle storie sentimentali tormentate (Havana - 1990 -, con Robert Redford e Lena Olin; Destini incrociati - 1999 -, con Kristin Scott Thomas e Harrison Ford) e nel thriller (Il socio - 1993 -, tratto dal libro omonimo di John Grisham ed interpretato da Tom Cruise e Gene Hackman), dopo Sabrina (1994, con Julia Ormond, Harrison Ford e Greg Kinnear), elegante remake del celebre film omonimo (1954) di Billy Wilder con Audrey Hepburn, Humphrey Bogart, William Holden e Martha Hyer, mette a segno una serie di ottime prove da attore (Mariti e mogli - 1992 - di e con Woody Allen, I protagonisti - 1992 - di Robert Altman) culminate in Eyes Wide Shut (1999), ultimo film di Stanley Kubrick, e felici intuizioni da produttore (I favolosi Baker - 1989 - e Omicidi di provincia - 1993 -, entrambi diretti da Steve Kloves o la commedia Sliding Doors - 1998 - di Peter Howitt).
Il suo ritorno alla regia (per quello che purtroppo sarà il suo ultimo film) è sotto il segno del thriller (The Interpreter - 2005 -, con Nicole Kidman e Sean Penn, per cui ottiene il permesso di girare alcune scene all'interno del palazzo nelle Nazioni Unite a New York, permesso che quarantacinque anni avanti era stato rifiutato ad Alfred Hitchcock per il celebre Intrigo internazionale), così come la produzione di Michael Clayton (2007) di Tony Gilroy, con George Clooney, Tilda Swinton e Tom Wilkinson, uno fra gli ultimi e più riusciti legal movie d’impronta classica in cui appare anche come attore.
Fra gli altri film da lui prodotti ricordiamo Accordi sul palcoscenico (1980) di Jerry Schatzberg, Successo alle stelle (1984) di Alan Rudolph, Le mille luci di New York (1988) di James Bridges, Presunto innocente (1990) di Alan J. Pakula, tratto dal libro omonimo di Scott Turow, Sua maestà viene da Las Vegas (1991) di David S. Ward, L'altro delitto (1991) di Kenneth Branagh, Fuga per un sogno (1992) di Edward Zwick, In cerca di Bobby Fischer (1993) di Stever Zaillan, Ragione e sentimento (1996) di Ang Lee, tratto dall'omonimo liobro di Jane Austen, Il talento di Mr Ripley (1998) di Anthony Minghella, Una notte per decidere (2000) di Philip Haas, Blow Dry (2001) di Paddy Breathnach, Birthday Girl (2001) di Jez Butterworth, Heaven (2002) di Tom Twyker, The Quiet American (2002) di Philip Noyce, Ritorno a Cold Mountain (2003) di Anthony Minghella, Forty Shades of Blue (2005) di Ira Sachs, Catch a Fire (2006 di Philip Noyce, Complicità e sospetti (2006) di Anthony Minghella, The Reader - A voce alta (2008) di Stephen Daldry, Margaret (2011) di Kenneth Lonergan, uscito tre anni dopo la sua scomparsa.
Un'ulteriore conferma e dimostrazione del suo eclettismo, della sua indole "di multiforme ingegno" e della sua notevole intelligenza? Sydney Pollack è stato attivo per molti anni nella promozione di nuovi talenti cinematografici e, nello stesso tempo, nella preservazione dei grandi capolavori del passato (è stato membro fondatore sia del Sundance Institute di Robert Redford, sia della Film Foundation di Martin Scorsese).
Alessandro Poggiani
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