Un ricordo di Dino Risi nel centenario della sua nascita

Nato a Milano nel 1916, dopo la laurea in medicina, comincia ad interessarsi di cinema prima come critico, poi come aiuto regista.
Alla fine degli anni Quaranta realizza alcuni documentari industriali, per poi esordire alla regia cinematografica (dopo aver lavorato come sceneggiatore per registi quali Alberto Lattuada e Steno) con Vacanze col gangster (1952), garbata cronaca di avventure infantili.
Fin dai primi film si mostra attento a cogliere gesti e comportamenti di una piccola umanità che conserva ancora qualche legame con la stagione neorealista (sia pur ormai decisamente virata in direzione commedia - il cosiddetto “neorealismo rosa”), spesso aiutato da grandi “mattatori” (Alberto Sordi ne Il segno di Venere - 1955; la coppia Alberto Sordi-Nino Manfredi in Venezia, la luna e tu - 1958, primo film in cui appare un giovane Giuliano Gemma).
Se il maggior successo di Dino Risi degli anni Cinquanta e quello dell’ingenuo Poveri ma belli (1956), che avrà due seguiti (Belle ma povere - 1957 - e Poveri milionari - 1959), più proficua si rivela l’esperienza de Il vedovo (1959). Dietro l’eccellente interpretazione di Alberto Sordi, marito fedifrago e imprenditore incompetente, si intravede già quell’Italia di molti vizi e poche virtù che diventerà il principale bersaglio del regista in quella che sarà stagione migliore della commedia all’italiana.
Di quest’ultima Dino Risi dirigerà i capitoli fondanti (su tutti Il sorpasso - 1962 -, con il celebre viaggio in spider di Vittorio Gassman e Jean-Louis Trintignant) e inaugurerà formati e strutture (la raccolta di episodi de I mostri - 1963), con un occhio alla macchina da presa (stile essenziale, ma di altro livello), e l’altro al disordinato passaggio dalla ricostruzione del dopoguerra all’euforia del boom economico.
Con Una vita difficile (1961), attraverso l’avventura di un “italiano qualunque” (interpretato da Alberto Sordi), prima partigiano, poi giornalista, e infine portaborse, riesce a raccontare l’Italia in maniera efficace quanto un libro di Storia (se non di più).
I prolifici anni Sessanta annunciano un cambiamento nella carriera del regista, cambiamento che esploderà nel decennio successivo, quando, eccezion fatta per alcuni casi (il profetico In nome del popolo italiano - 1971), si dedicherà alla ricerca di atmosfere meno solari (la malinconia esistenziale di Profumo di donna - 1974 -, o le impennate gotiche di Anima persa - 1977), ed alla ripresa di vecchi successi (I nuovi mostri - 1977 -, film a episodi diretto anche da Mario Monicelli e Ettore Scola, in cui rimane memorabile l'episodio - diretto da Dino Risi - Con i saluti degli amici, interpretato da Gianfranco Barra).
Negli anni Ottanta, attivo anche in televisione, dirige gli assoli di Renato Pozzetto in Sono fotogenico (1980) e il picaresco medioevale di Dagobert (1984).
Nel ’90 realizza il sincero apologo sulla vecchiaia Tolgo il disturbo, interpretato dall’amico Vittorio Gassman.
Nel 2002 a Dino Risi viene conferito il Leone d’Oro alla Carriera.
Muore a Roma nel giugno 2008 all’età di novantuno anni.
Alessandro Poggiani
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