Un ricordo di Gino Cervi nell’anniversario della sua nascita

Gino Cervi in "Don Camillo" di Julien Duvivier Gino Cervi in "Don Camillo" di Julien Duvivier
Centoventi anni fa nasceva il grande attore teatrale, cinematografico e televisivo emiliano, interprete di film quali “La peccatrice” di Amleto Palermi, “4 passi fra le nuvole” di Alessandro Blasetti, “Le miserie del signor Travet” di Mario Soldati, “Don Camillo” e “Il ritorno di Don Camillo” di Julien Duvivier, “Il coraggio” di Domenico Paolella, “La lunga notte del ’43” di Florestano Vancini, “Gli anni ruggenti” di Luigi Zampa, e dei film tv della serie “Le inchieste del Commissario Maigret” di Mario Landi.

Nato a Bologna nel 1901 - muore a Punta Ala (GR) nel gennaio 1974 -, figlio di Angela Dall’Alpi e del giornalista Antonio Cervi (1862-1923), critico teatrale per «Il Resto del Carlino», avvia la sua carriera in teatro dopo la morte del padre debuttando nel 1924 nella compagnia di Alda Borrelli con La vergine folle di Henri Bataille, per poi lavorare in alcune fra le principali compagnie italiane.

Nel ’25 viene chiamato da Luigi Pirandello per recitare, come primo attor giovane, insieme a Marta Abba ed a Ruggero Ruggeri nella Compagnia del Teatro d’Arte di Roma, con cui porta in tournée in Europa Sei personaggi in cerca di autore.

A partire dall’inizio degli anni Trenta ottiene ruoli sempre più importanti fino ad interpretare con successo opere di Goldoni, Sofocle, Dostoevskij, nonché pièces shakespeariane - fra cui Otello e Falstaff - e a diventare, nel ’35, primo attore nella Compagnia Tofano-Maltagliati. Nel ’38, con Andreina Pagnani, Rina Morelli e Paolo Stoppa, forma la Compagnia del Teatro Eliseo di Roma e l’anno seguente ne assume la direzione.

Nel frattempo aveva esordito anche al cinema in una piccola parte in L’armata azzurra (1932) di Gennaro Righelli. Negli anni successivi ottiene un ruolo di rilievo in Aldebaran (1935) di Alessandro Blasetti ed è protagonista di Ettore Fieramosca (1937), anch’esso diretto da A. Blasetti.

Attore molto versatile, è in grado di passare da un personaggio all’altro con grande abilità. Interpreta un ruolo negativo in La peccatrice (1940) di Amleto Palermi. Considerato il primo esempio di film realista - che si stacca dal cliché corrente dei “telefoni bianchi” per rappresentare ambienti autentici e rapporti di umanità reale -, il film viene molto apprezzato alla Mostra di Venezia per il suo carattere innovativo.

A volte torna a teatro, recitando anche in opere di autori tutt’altro che “convenzionali” - ad esempio in  I parenti terribili di Jean Cocteau - ed eccelle al cinema come protagonista di La corona di ferro (1940) e 4 passi fra le nuvole (1942) di A. Blasetti, e Tristi amori (1943) di Carmine Gallone.

Dopo la Seconda guerra mondiale recita in moltissimi film per oltre venticinque anni, sia come protagonista sia come comprimario di altissimo livello, fornendo prove intense in pellicole come Daniele Cortis (1947) di Mario Soldati, Tre storie proibite (1951) di Augusto Genina, o in ruoli comici e brillanti come in Moglie per una notte (1952) di Mario Camerini, Il cardinale Lambertini (1954) di Giorgio Pastina, Guardia, guardia scelta, brigadiere e maresciallo (1956) di Mauro Bolognini, con Aldo Fabrizi, Alberto Sordi, Nino Manfredi, Peppino De Filippo e Valeria Moriconi, La lunga notte del ’43 (1960) di Florestano Vancini, tratto da un racconto di Cinque storie ferraresi (Premio  Strega 1956) di Giorgio Bassani ed interpretato da Enrico Maria Salerno e Belinda Lee, Gli anni ruggenti (1962) di Luigi Zampa, con Nino Manfredi e Gastone Moschin, tratto dalla commedia di Nikolai Gogol’ L’ispettore generale, Becket e il suo re (1964) di Peter Glenville, con Richard Burton e Peter O’ Toole.

Tuttavia il suo maggior successo di pubblico lo ottiene nei cinque film della serie di Don Camillo, tratta da libri e racconti di Giovanni Guareschi, avviata con Don Camillo (1952) di Julien Duvivier, ed in cui interpreta il ruolo di Giuseppe Bottazzi detto “Peppone”, meccanico e sindaco del paesino di Brescello (in provincia di Reggio Emilia, sulla riva destra del Po), il comunista “tutto d’un pezzo” ma in fondo tenero e sentimentale, contrapposto al “duro” Don Camillo, parroco del paesino, ed interpretato dal francese Fernandel [nome d’arte di Fernand Contadin]. Dopo Don Camillo, nei tredici anni successivi, vengono realizzati Il ritorno di Don Camillo (1953), anch’esso diretto da J. Duvivier, Don Camillo e l’onorevole Peppone (1955) e Don Camillo monsignore… ma non troppo (1961) di Carmine Gallone e Il compagno Don Camillo (1965) di Luigi Comencini.

Fra gli altri film ricordiamo I due sergenti (1936) di Enrico Guazzoni, Gli uomini non sono ingrati (1937) di Guido Brignone, I figli del marchese Lucera (1938) di Amleto Palermi, Un’avventura di Salvator Rosa (1939) di Alessandro Blasetti, Il sogno di tutti (1940) di Oreste Biancoli e Laszlo Kish, I promessi sposi (1941) di Mario Camerini, L’ultimo addio (1942) di Ferruccio Cerio, La regina di Navarra (1942) di Carmine Gallone, Don Cesare di Bazan (1942) di Riccardo Freda, Gente dell’aria (1942) di Esodo Pratelli, La locandiera (1944) di Luigi Chiarini, tratto dalla celebre commedia teatrale omonima di Carlo Goldoni, Lo sbaglio di essere vivo (1945) di Carlo Ludovico Bragaglia, Le miserie del signor Travet (1945) di Mario Soldati, Furia (1947) di Goffredo Alessandrini, Anna Karenina (1948) di Julien Duvivier, tratto dal romanzo omonimo di Lev Tolstoj, I miserabili (1948) di R. Freda, tratto dal romanzo omonimo di Victor Hugo, Guglielmo Tell (1949) di Giorgio Pastina, La fiamma che non si spegne (1949) di Vittorio Cottafavi, Yvonne la nuit (1949) di Giuseppe Amato, Donne senza nome (1950) di Géza von Radvanyi, O.K. Nerone (1951) di M. Soldati, La regina di Saba (1952) di Pietro Francisci, La signora senza camelie (1953) di Michelangelo Antonioni, Stazione Termini (1953) di Vittorio De Sica, Cavallina storna (1953) di Giulio Morelli, Versailles (1954) di Sacha Guitry, Una donna libera (1954) di V. Cottafavi, Il coraggio (1955) di Domenico Paolella, con Totò, Amore e chiacchiere (1957) di A. Blasetti, Senza famiglia (1958) di André Michel, La Maja desnuda (1958) di Henry Koster e Mario Russo, Noi gangster (1959) di Henri Verneuil, La rivolta degli schiavi (1960) di Nunzio Malasomma, Che gioia vivere (1961) di René Clément, , Gli attendenti (1961) di Giorgio Bianchi, Dieci italiani per un tedesco (Via Rasella) (1962) di Filippo Walter Ratti,  Il delitto non paga (1962) di Gérard Oury, Il cambio della guardia (1962) di G. Bianchi, Maigret a Pigalle (1966) di Mario Landi, tratto dal libro omonimo di Georges Simenon, Fratello ladro (1972) e I racconti romani di una ex novizia (1972) di Pino Tosini.

In televisione, dal ’64 al ’72, ottiene un’enorme popolarità interpretando per la Rai il ruolo del commissario francese Jules Maigret in Le inchieste del commissario Maigret, sedici sceneggiati tratti da Georges Simenon e diretti da Mario Landi (Un’ombra su Maigret - 1964 -, tratto dal libro omonimo, L’affare Picpus - 1964 -, da Maigret e la chiromante, Un Natale di Maigret - 1965 -, dal racconto omonimo, Una vita in gioco - 1965 -, tratto da La testa di un uomo, Non si uccidono i poveri diavoli - 1966 -, dal racconto omonimo, L’ombra cinese - 1966 -, dal libro omonimo, La vecchia signora di Bayeux - 1966 -, dal racconto omonimo, L’innamorato della signora Maigret - 1966 -, dal racconto omonimo, Maigret e i diamanti - 1968 -, da La pazienza di Maigret, Il cadavere scomparso - 1968 -, dal racconto La testimonianza del chierichetto, Maigret e l’ispettore sfortunato - 1968 -, dal racconto Maigret e l’ispettore scontroso, La chiusa - 1968 -, da La chiusa n. 1, Maigret sotto inchiesta - 1968 -, dal libro omonimo, Il pazzo di Bergerac - 1972 -, dal libro omonimo, Il ladro solitario - 1972 -, da Maigret e il ladro pigro, Maigret in pensione - 1972). Recitando insieme alla sua storica compagna di palcoscenico Andreina Pagnani (1906-1981), G. Cervi tratteggia con arguzia il personaggio del commissario parigino dal fiuto infallibile ed amante della buona cucina e del buon vino. Lo stesso G. Simenon considererà quella di G. Cervi come una fra le migliori performances del personaggio di Maigret. La serie otterrà un grandissimo successo e le puntate verranno più volte trasmesse sui canali Rai anche dopo la sua scomparsa, nonché diffuse in Vhs (negli anni Ottanta e Novanta) e, in epoche più recenti, in Dvd.

Classe 1986, storico del cinema e giornalista pubblicista, appassionato di courtroom dramas, noir, gialli e western da oltre quindici anni, ha lavorato come battitore e segretario di produzione per un documentario su Pier Paolo Pasolini. Dopo un master in Editoria e Giornalismo, ha collaborato con il Saggiatore e con la Dino Audino Editore. Attualmente lavora come redattore freelance, promotore di eventi culturali e collaboratore alle vendite in occasione di presentazioni, incontri, dibattiti e fiere librarie.