30 anni senza Goffredo Parise, Premio Strega nell'82

Nato a Vicenza nel dicembre 1929, appena quindicenne prende parte alla Resistenza in Veneto. Dopo la fine della guerra frequenta il liceo ed in seguito si iscrive all’Università senza tuttavia arrivare alla laurea (ne riceverà una “ad honorem” solo nel 1986 - pochi mesi prima della sua scomparsa - dall’Università di Padova).
Introdotto dal padre adottivo (Osvaldo Parise, direttore de “Il Giornale di Vicenza”) al mondo della carta stampata, il giovane Goffredo Parise comincia a scrivere per giornali come “Alto Adige” di Bolzano, l’”Arena” di Verona e il “Corriere della Sera”.
Il suo lavoro di scrittore comincia con la prosa sperimentale de I movimenti remoti (1948) opera scritta a mano su una settantina di fogli numerati che appariranno - grazie a Claudio Altarocca - circa venticinque anni dopo - nel ’72 - e verranno ricomposti solo nel 2005 e pubblicati postumi nel 2007 da Fandango (Roma) a cura di Emanuele Trevi.
Nel ’50 si trasferisce a Venezia e, in una camera in affitto, scrive Il ragazzo morto e le comete, il suo primo libro pubblicato dall’amico Neri Pozza (poi Einaudi - Torino - 1972 e Adelphi - Milano - 2005, a cura di Silvio Perrella)
Dopo un’iniziale stroncatura sia di critica sia di pubblico, nel ’53 pubblica il libro La grande vacanza (anch’esso pubblicato da Neri Pozza, Venezia), che otterrà un’ottima recensione - sul “Corriere della Sera” - di Eugenio Montale, il quale rimane affascinato “dall’abilità di Parise e dal suo calarsi nell’infanzia senza modi nostalgici e crepuscolari”. Quindici anni dopo, nel ’68, tale libro verrà definito da Carlo Bo come “autentica poesia”.
Nel ’53 si trasferisce a Milano, dove lavora per la Garzanti e conosce Leo Longanesi, il quale lo incoraggerà a continuare a scrivere. Con il libro Il prete bello (Garzanti, Milano 1954; poi Rizzoli, Milano 2001) acquista notorietà in Italia e, grazie a decine di traduzioni, anche all’estero. In quegli anni stringe rapporti di amicizia con il già citato Eugenio Montale, Domenico Naldini e Giovanni Comisso (il quale, nel ’57, gli farà da testimone di nozze).
Nei successivi dieci/dodici anni farà numerosi spostamenti e viaggi. Tornando a Vicenza incontra Guido Piovene (futuro Premio Strega 1970 con Le stelle fredde) con il quale stringe un ottimo rapporto di amicizia pur decidendo di non tornare a vivere nella città veneta. Dopo una vacanza estiva a Capri, sarà indeciso fra il tornare a Milano o a Venezia e il trasferirsi a Roma, dove vive Carlo Emilio Gadda, altro suo amico del quale, nel ’64 diventerà vicino di casa su via della Camilluccia.
Nel ’56 pubblica Il fidanzamento (Garzanti, Milano; poi Einaudi, Torino 1972) e, tre anni dopo, Amore e fervore (Garzanti, Milano 1959), che quattordici anni dopo, nel ’73, verrà rititolato come Atti impuri.
Nel ’61 fa un lungo viaggio negli Stati Uniti, dove il produttore Dino De Laurentiis tenta invano di convincerlo a scrivere un film per il regista Gian Luigi Polidori.
Dopo la pubblicazione de Il padrone (Feltrinelli, Milano 1965; poi Adelphi, Milano 2011), con cui vince il Premio Viareggio, fa lunghi viaggi in Cina, Laos, Vietnam, Malesia, Giacarta, Giappone e, in Europa, a Parigi, Londra e Mosca, realizzando alcuni reportages che poi verranno parzialmente raccolti postumi in Lontano (Adelphi, Milano 2009. Postfazione di Silvio Perrella).
Negli anni Sessanta Goffredo Parise è ormai uno scrittore affermato e frequenta regolarmente intellettuali (fra i quali Pier Paolo Pasolini, il già citato Carlo Emilio Gadda, Alberto Moravia, e Raffaele La Capria - Premio Strega 1961 con il libro Ferito a morte -, che lui considera dei veri e propri punti di riferimento), autori, pittori e registi della Roma dell’epoca.
Con la pubblicazione del già citato Il padrone, passa da Garzanti a Feltrinelli e con quest’ultima casa editrice milanese pubblica anche Il crematorio di Vienna (1969), con cui vince il Premio Campiello.
Nel ’72 pubblica il primo volume de I sillabari (Einaudi, Torino) e, un decennio dopo (nell’82), il secondo (con postfazione di Natalia Ginzburg, Premio Strega 1963 con il libro Lessico famigliare), che uscirà nella collana della Mondadori “La Medusa”, che solo di rado pubblici autori italiani, ma in cui lo scrittore vicentino teneva ad essere incluso, in quanto, fra gli autori pubblicati dalla collana, c’erano gli americani Ernest Hemingway e William Somerset Maugham, suoi principali riferimenti non italiani insieme a Truman Capote, al naturalista Charles Darwin, al russo Lev Tolstoj, ed al giapponese Yasunari Kawabata. Con il Sillabario n. 2 vincerà il Premio Strega 1982.
Nel frattempo, nella primavera nel ’79, non ancora cinquantenne era stato colpito da infarto. Nell’estate dello stesso anno scrive il libro L’odore del sangue (Rizzoli, Milano) che verrà pubblicato postumo (nel 1997 e poi nel 2005) a cura di Cesare Garboli e Giacomo Magrini.
Nell’80 fa un lungo viaggio in Giappone, viaggio che gli fornirà l’ispirazione per il saggio L’eleganza è frigida (Mondadori, Milano 1982; Adelphi, Milano 2008).
Nell’81 le sue condizioni di salute peggiorano ulteriormente (gli vengono impiantati quattro by-pass aorto-coronarici e comincia un lungo ciclo di dialisi).
Nell’86, malato e senza più forze per scrivere, detta circa trenta poesie a Giosetta Fioroni (la sua compagna dal’63) e ad Omaira Rorato, una sua amica che vive a Ponte di Piave (TV), dove lo scrittore trascorrerà i suoi ultimi giorni. Alla fine di agosto dello stesso anno, ricoverato all’ospedale di Treviso, Goffredo Parise vi muore per crisi cardiaca ed insufficienza respiratoria all’età di cinquantasei anni.
Fra le altre opere (fra cui alcune pubblicate postume) di narrativa, saggistica, ed epistolari ricordiamo Gli americani a Vicenza e altri racconti (Scheiwiller, Milano 1966), L’assoluto naturale (Feltrinelli, Milano 1967), i reportages Cara Cina (Longanesi, Milano 1966), Due o tre cose sul Vietnam (Feltrinelli, Milano 1967), e Biafra (Feltrinelli, Milano 1968), Guerre politiche: Vietnam, Biafra, Laos, Cile (Einaudi, Torino 1977; poi Adelphi, Milano 2007), New York (Ruzante, Venezia 1977), Arsenico (Becco giallo, Oderzo 1986), Un sogno improbabile: Comisso, Gadda, Piovene (Scheiwiller, Milano 1991), Lettere (a cura di Fernando Bandini, Erripiduevento, Vicenza 1995), Lettere a Giovanni Comisso (a cura di Luigi Urettini, Edizioni del Bradipo, Milano 1995), Verba volant. Profezie civili di un anticonformista (Liberal libri, Firenze 1998), Caro Duddù, due lettere a Raffaele La Capria (Edizioni del Bradipo, Milano 1999), Quando la fantasia ballava il “boogie” (Adelphi, Milano 2005), Sillabari veneti (Ronzani, Vicenza 2015), con introduzione di Francesco Maino e cinque disegni di Giosetta Fioroni.
Inoltre, impossibile non ricordare la sua attività per il cinema, come co-sceneggiatore di film quali Il carro armato dell’8 settembre (1960) di Gianni Puccini, in cui lavora con Pier Paolo Pasolini (anch’egli co-sceneggiatore insieme a Bruno Baratti, Elio Bartolini, Tonino Guerra, Elio Petri - il quale l’anno successivo esordirà alla regia con L’assassino, interpretato da Marcello Mastroianni, Micheline Presle e Salvo Randone -, Giulio Questi, Rodolfo Sonego, e lo stesso G. Puccini) La cuccagna (1962) di Luciano Salce, Agostino (1962) di Mauro Bolognini, tratto dall’omonimo libro di Alberto Moravia, Le tentazioni del dottor Antonio (1962) di Federico Fellini, episodio del film collettivo Boccaccio ’70, Senilità (1962) di Mauro Bolognini, tratto dall’omonimo libro di Italo Svevo, Una storia moderna - L’ape regina (1963) di Marco Ferreri, film per cui fornisce l’idea di base, I miei cari (1964) di Mauro Bolognini, tratto da un suo stesso racconto ed episodio del film collettivo La mia signora, La balena bianca (1964), anch’esso diretto da Mauro Bolognini, episodio del film La donna è una cosa meravigliosa, La moglie bionda (1965) di Luciano Salce, episodio del film collettivo Oggi, domani, dopodomani (1965), L’assoluto naturale (1969) di Mauro Bolognini, tratto dal suo libro omonimo del ’67, Il fidanzamento (1975) di Giovanni Grimaldi, tratto dal suo libro omonimo del ’56, Ritratto di borghesia in nero (1977) di Tonino Cervi, tratto dal racconto del francese Roger Peyrefitte La maestra di piano. Dopo la sua morte, dal suo Il prete bello verrà tratto l’omonimo film (1989) di Carlo Mazzacurati scritto da Franco Bernini, Mirko Garrone, Enzo Monteleone e dallo stesso Mazzacurati, mentre L’odore del sangue verrà portato al cinema con l’omonimo film (2004) di Mario Martone.
Nel 2005 esce Caro Goffredo, scritto dall'amico Raffaele la Capria e pubblicato dalla Minimum Fax (Roma). Lo stesso Raffaele La Capria afferma: “Ho riunito in questo volume tutto quello che ho scritto su Goffredo Parise, per rendergli un omaggio e perché tutti insieme questi scritti raccontano meglio quel che è stato Parise per me, e l'importanza che ha avuto la sua opera”.
Alcune foto di Goffredo Parise sono ammirabili nella mostra Vita da Strega, curata dall’Archivio Fotografico Riccardi e formata da cinquanta scatti del grande fotografo Carlo Riccardi - il quale, il 3 ottobre 2016, compirà novant’anni - degli anni compresi fra il 1957 e il 1971 (in quindici differenti edizioni del Premio Strega), e nella mostra I tanti Pasolini, anch’essa curata dall’Archivio Riccardi e costituita da ventisei scatti di Carlo Riccardi degli anni fra il 1960 e il 1969.
Alessandro Poggiani
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