45 anni senza Ennio Flaiano, Premio Strega nel '47 e sceneggiatore di Fellini

Ennio Flaiano con Maria Bellonci nel 1962 Ennio Flaiano con Maria Bellonci nel 1962 foto Carlo Riccardi
Quarantacinque anni fa, il 20 novembre 1972 moriva a Roma il grande scrittore, giornalista, sceneggiatore, drammaturgo, critico cinematografico ed umorista.

"La parola serve a nascondere il pensiero, il pensiero a nascondere la verità. E la verità fulmina chi osa guardarla in faccia" (Ennio Flaiano, Un marziano a Roma, 1960).

Nato a Pescara nel marzo 1910, ultimo di sette figli, Ennio Flaiano trascorre un'infanzia di continui spostamenti continui fra la sua Pescara, Camerino, Senigalli, Fermo e Chieti. Nel 1922 arriva a Roma (viaggiando in treno - per una coincidenza del tutto casuale - il 27 ottobre in compagnia dei fascisti diretti a Roma per la marcia dell’indomani - molti anni dopo ne racconterà vari aneddoti). Nella capitale compie gli studi secondari superiori presso il  Convitto nazionale fino al liceo artistico (si diploma nel '29). Si iscrive alla Facoltà di architettura, ma non porta a termine gli studi universitari.

All'inizio degli anni Trenta, all’epoca in cui divide una camera su viale delle Milizie con il pittore Orfeo Tamburi e collabora come aiuto sceneggiatore con Anton Giulio Bragaglia, conosce Telesio Interlandi, Leo Longanesi, Mario Pannunzio ed altre firme del giornalismo italiano, cominciando a collaborare alle riviste «LItalia Letteraria», «Omnibus» e «Quadrivio».  Dopo un soggiorno a Pavia per frequentare la Scuola Ufficiali, dal ’35 al ‘37 partecipa alla guerra d'Etiopia.

Tornato a Roma, nel '39 comincia ad occuparsi di cinema collaborando con l’allora neonato settimanale «Oggi», per cui scriverà per alcuni mesi recensioni che saranno il pretesto per far emergere un «sotterraneo dissenso al regime». Frequenta l'Antico Caffè Grecoe le trattorie dove si incontra spesso con personaggi della vita letteraria e artistica romana quali Vitaliano Brancati, Vincenzo Cardarelli, Libero De Libero, Carlo Levi, Aldo Palazzeschi, Sandro Penna, ma anche Irving Penn, Orson Welles ed altri. Nel '40 sposa Rosetta Rota, insegnante di matematica nata a Vigevano e sorella del grande compositore Nino Rota.

All'inizio degli anni Quaranta collabora anche con numerosi altri giornali, come critico teatrale, recensore letterario e cinematografico (utilizzando anche pseudonimi come Ezio Bassetto, Ennio Di Michele o Patrizio Rossi) come «Cine Illustrato», «Cinema», «Storia di ieri e di oggi», «Mediterraneo», «Documento» «Il Popolo di Roma», «Italia».

A partire dal 43 comincia a lavorare come sceneggiatore per il cinema, con cui avrà sempre una sorta di rapporto di amore e odio. Nel 45 è capocronista del quotidiano «Risorgimento liberale». In seguito poi passa a «Il Secolo XX» (firmando alcuni articoli con lo pseudonimo Pickwick), ma scrive anche su «Star», «Mercurio» (rivista all’epoca da poco fondata dalla scrittrice Alba de Céspedes), «Domenica», «Città» e «La città libera».

Seguono le collaborazioni con «Cinelandia» (settimanale da lui fondato nel ’46 e che durerà solo qualche mese), «Omnibus» (l'edizione diretta da Salvato Cappelli, successiva a quella chiusa prima dell Secondra mondiale), «Film Rivista», «Il Giornale di Sicilia», «L'Europeo», «La Voce Repubblicana», «Corriere di Milano», «Bis» (diretta da Giuseppe Marotta).

Nel 47 vince il primo Premio Strega (istituito quell’anno da Maria e Goffredo Bellonci insieme all’attore di teatro Guido Alberti, figlio di Ugo Alberti, Patron del liquore Strega di Benevento) con Tempo di uccidere, libro sulla sua esperienza in Etiopia scritto in soli tre mesi su richiesta di Leo Longanesi

L'attività giornalistica si focalizza allora su «Il Mondo», di cui sarà caporedattore fino al’51

Nei venticinque anni compresi fra il ’47 ed il ‘72  scriverà alcune fra le migliori sceneggiature del cinema italiani, collaborando a film diretti da registi quali Michelangelo Antonioni (La notte - 1961), Alessandro Blasetti (Scena all’aperto - 1954 -, episodio di Tempi nostri - Zibaldone n. 2, Peccato che sia una canaglia - 1955 -, La fortuna di essere donna - 1955 -, Io, io, io… e gli altri - 1966), Mauro Bolognini (Notti romane - 1967 -, episodio de L’amore attraverso i secoli), Gilles Carle (Red - 1970), Aglauco Casodio (Un ettaro di cielo - 1959),  Renato Castellan (Mio figlio professore - 1946 -, in cui appare anche come attore), Jean Delannoy (Destini di donne - 1953), Eduardo De Filippo (Fortunella - 1958), Jacques Deray (Un peu de soleil dans l’eau froide - 1971),  Luciano Emmer (Parigi è sempre Parigi - 1951, Camilla - 1954 -, La ragazza in vetrina - 1961),  (Lo sceicco bianco - 1952 -, I vitelloni - 1953 -, La strada - 1954 -, Il bidone - 1955 -, Le notti di Cabiria - 1957 -, La dolce vita - 1960 , Le tentazioni del dott. Antonio - 1962 -, episodio di Boccaccio ’70, 8 e ½ - 1963 -, Giulietta degli spiriti - 1965), Marco Ferreri (La cagna - 1972), Marcello Fondato (I protagonisti - 1968), Bob Fosse (Sweet Charity - 1969 -, tratto da Le notti di Cabiria di Federico Fellini), Gianni Franciolini (Il mondo e la condanna - 1952 -, Villa Borghese - 1954 -, Racconti d’estate - 1958),  Pietro Germi (Signore e signori - 1965, Franco Indovina (L’età della pietra - 1967 -, episodio de L’amore attraverso i secoli), Christian-Jaque (Destini di donne - 1953), Alberto Lattuada (La freccia nel fianco - 1945 -, Luci del varietà - 1950), Anton Giulio Majano (Terrore sulla città - 1957), Romolo Marcellini (Pastor Angelicus - 1942 -, Inviati speciali - 1943), Camillo Mastrocinque (Il vento mi ha cantato una canzone - 1947), Mario Monicelli (Guardie e ladri - 1951 -, Totò e Carolina - 1955), Marcello Pagliero (Roma città libera - 1946 -, Destini di donne - 1953 -, Vestire gli ignudi - 1954 -, Vergine moderna - 1954 ), Domenico Paolella (Canzoni, canzoni, canzoni - 1953)  Elio Petri (La decima vittima - 1965), Antonio Pietrangeli (Fantasmi a Roma - 1961), Gian Luigi Polidoro (Hong Kong, una addio - 1963 -, Una moglie americana - 1964), Dino Risi (Il segno di Venere - 1955 -, Un amore a Roma - 1960),  Roberto Rossellini (Dov’è la libertà? - 1954), Mario Soldati (Fuga in Francia - 1948 -, La donna del fiume - 1954), Steno (Guardie e ladri - 1951, Duccio Tessari (Vivi o preferibilmente morti - 1969), William Wyler (Vacanze romane - 1953), Luigi Zampa (L’abito nero da sposa - 1945 -, La romana - 1954 -, L’arte di arrangiarsi - 1954) ed altri.

All'attività di giornalista si dedica anche con la rubrica Diario notturno (su «Il Mondo», poi raccolta in volume da Bompiani nel 1956), e con articoli sul «Il Corriere della Sera», «Tempo presente», «L'Illustrazione Italiana», «Corriere d'Informazione» e «l'Espresso», e, a partire dal ’64,  con «L'Europeo».

Negli anni Sessanta comincia un periodo di viaggi e relazioni internazionali. Si reca in Spagna - dove collabora con il regista Luis Berlanga -, in Francia - dove scrive per Louis Malle un film che poi non verrà mai realizzato -, in Olanda  - per il già citato La ragazza in vetrina - , in Svizzera - per incontrare la vedova di Thomas Mann - ad Hong Kong - per il già citato Hong Kong, un addio di Gian Luigi Polidoro - , negli Stati Uniti - per l'Oscar a di Federico Fellini -, di nuovo in Francia - dove scrive una sceneggiatura tratta da A la recherche du temp perdu di Marcel Proust per un film di René Clément che poi non verrà mai girato -, in Cecoslovacchia - dove incontra Miloš Forman, futuro regista del celebre Qualcuno volò sul nido del cuculo, 1975 - e in Israele, viaggio raccontato nel ‘67 sulle pagine de «L’Europeo».

Altri progetti comprendono il regista George Cukor, l’attore Rex Harrison e il Canada (per Le voyager, film che non verrà mai realizzato). Nel marzo del 70 viene colpito da un primo infarto. «Tutto dovrà cambiare», scrive fra i suoi appunti. Nello stesso anno comincia a mettere ordine fra i suoi scritti con l’intenzione di far pubblicare una versione organica della sua inesauribile vena creativa. Appunti scritti su fogli di ogni tipo vengono faticosamente catalogati, ma ciononostante la maggior parte di questo impressionante corpus di scritti verrà pubblicato postumo.

Il 5 novembre del ’72, due settimane prima della sua scomparsa, su «Il Corriere della Sera» appare il suo ultimo articolo.

Un consistente Fondo Flaiano, che comprende materiale cinematografico, disegni ed altra documentazione della sua attività, è attualmente custodito presso la Biblioteca Cantonale del Ticino a Lugano, a cui fu donato dalla moglie Rosetta, la quale si era stabilita in quella città dopo la morte del grande scrittore.

Il nome di Ennio Flaiano indissolubilmente legato a Roma, città da lui amata e nello stesso tempo  odiata. Testimone delle evoluzioni e degli stravolgimenti urbanistici, dei vizi e delle virtù dei cittadini romani, Flaiano è stato in grado di vivere la capitale in tutti i suoi aspetti, fra cantieri, locali della cosiddetta “dolce vita”, strade trafficate.

Ne La solitudine del satiro Ennio Flaiano ha lasciato numerosi passi riguardanti Roma. In particolare ricordiamo  un lungo articolo (apparso nel ’57 su «Il Mondo») in cui viene descritta la nascita, nella zona Nord-Est di Roma, del quartiere Talenti, segno della frenetica crescita urbanistica, che a poco a poco stava invadendo la campagna. Nel quartiere confinante (Montesacro),  Flaiano ha vissuto a partire  ‘53, come ricordato da una targa commemorativa posta dalla Compagnia Teatrale LABit. Il difficile rapporto fra Flaiano e Roma viene ulteriormente dimostrato dal fatto che la sua tomba si trovi a Maccarese, cittadina di mare alle porte della capitale, che Flaiano aveva frequentato per molti anni.

Fine ed ironico ma nello stesso tempo acre e tragico, ha scritto opere narrative e varie prose, tutte attraversate da un'originale vena satirica e da un vivo senso del grottesco, attraverso cui vengono stigmatizzati tutti gli aspetti paradossali della realtà dell'epoca. ha creato numerosi mottetti e aforismi, fra cui molti ancora oggi di uso comune.

"L'uomo è un animale pensante, e quando pensa non può essere che in alto. E' questa la mia fede. Forse l'unica. Ma mi basta per seguire ancora con curiosità lo spettacolo del mondo" (Ennio Flaiano)

Il poeta che riflette le contraddizioni e le inquietudini degli anni Cinquanta è stato senz’altro Ennio Flaiano. Un non-poeta, uno sceneggiatore, uno scrittore di epigrammi, di pseudo poesie, uno scrittore di non-romanzi, o meglio, di romanzi mancati, «ridanciano, drammatico, gaglioffo, plebeo e aristocratico» come fu definito dal  Morgante di Luigi Pulci. «Perché io scrivo? Confesso di non saperlo, di non averne la minima idea e anche la domanda è insieme buffa e sconvolgente», scrive Flaiano, poeta lunatico, irriverente, un arcimboldo antidemagogico, antiprogressista, anti marxista e anti borghese, personalità assolutamente originale che sfugge a qualunque classificazione forzata in un’area e in un’appartenenza letteraria. Negli anni Cinquanta scriveva: «In questi ultimi tempi Roma si è dilatata, distorta, arricchita. Gli scandali vi scoppiano con la violenza dei temporali d'estate, la gente vive all'aperto, si annusa, si studia, invade le trattorie, i cinema, le strade…».

Finita la ricostruzione dopo la guerra, il benessere del boom economico è già alle porte. Flaiano decide che è arrivato il momento di mettere in sordina  la poesia degli anni Cinquanta. Ririfà il verso alla lirica che oscilla fra Sandro Penna ed Eugenio  Montale. Ha repulsione verso ogni avanguardismo e verso la poesia impegnata, seriosa ed elitaria. Ne La donna nell'armadio (1957) troviamo composizioni di grande sensibilità e gusto epigrammatico con un costante  intento derisorio verso la poesia da paesaggio e i quadretti posticci tipici di alcuni poeti dell’epoca.

Ennio Flaiano scrisse anche per il teatro. Ricordiamo La guerra spiegata ai poveri (1946), il già citato La donna nell’armadio, Il caso Papaleo (1960), il già citato Un marziano a Roma, e La conversazione continuamente interrotta (1972). A partire dal ‘69 il Teatro Arlecchino di Roma diventa il Teatro Flaiano.

Nel ‘74, due anni dopo la sua scomparsa, è stato istituito il Premio “Ennio Flaiano”, importante concorso per soggettisti e sceneggiatori. La manifestazione si svolge ogni anno a Pescara, la sua città natale che negli anni Settanta gli ha intitolato una via nel centro storico e uno fra i ponti cittadini sul fiume Aterno-Pescara. Ad Ennio Flaiano è intitolata anche la biblioteca comunale del Municipio IV a Roma.

Alcune foto di Ennio Flaiano sono ammirabili nella mostra fotografica Vita da Strega, curata dall’Archivio Fotografico Riccardi e formata da oltre cinquanta scatti del grande fotografo Carlo Riccardi (classe 1926) degli anni compresi fra il 1957 ed il 1971, in quindici differenti edizioni del Premio Strega. Nella mostra troviamo foto di autori ed autrici quali Giorgio Bassani (Premio Strega 1956 con Cinque storie ferraresi), Elsa Morante (Premio Strega 1957 con L’isola di Arturo), Dino Buzzati (Quaranta racconti - 1958), Giuseppe Tomasi di Lampedusa (Premio Strega 1959 con Il Gattopardo, da cui, quattro anni dopo, verrà tratto l’omonimo film di Luchino Visconti interpretato da Burt Lancaster, Claudia Cardinale, Alain Delon, Paolo Stoppa, Romolo Valli, Rina Morelli, Serge Reggiani, un giovane Mario Girotti - non ancora Terence Hill -, Giuliano Gemma e da una giovanissima Ottavia Piccolo), Carlo Cassola (Premio Strega 1960 con La ragazza di Bube, da cui, tre anni dopo, verrà tratto l’omonimo film di Luigi Comencini interpretato da Claudia Cardinale e George Chakiris), Raffaele La Capria (Premio Strega 1961 con Ferito a morte, che batté per un solo punto Delitto d’onore di Giovanni Arpino, Ballata levantina di Fausta Cialente, e Le voci della sera di Natalia Ginzburg), Mario Tobino (Il clandestino - 1962), Natalia Ginzburg (Lessico famigliare - 1963), Giovanni Arpino (L’ombra delle colline - 1964),  Paolo Volponi (Premio Strega 1965 con La macchina mondiale), Michele Prisco (Una spirale di nebbia - 1966), Anna Maria Ortese (Poveri e semplici - 1967), Alberto Bevilacqua (Premio Strega 1968 con L’occhio del gatto), Lalla Romano (Le parole tra noi leggere - 1969), Guido Piovene (Le stelle fredde - 1970), Raffaele Brignetti (La spiaggia d’oro - 1971).

Vita da Strega è anche un libro, dal titolo Gli anni d'oro del Premio Strega - Racconto fotografico di Carlo Riccardi (Agr, Roma 2016). Il volume, a cura di Maurizio Riccardi e Giovanni Currado, raccoglie una selezione di oltre novanta foto, una più ampia sintesi della raccolta presente all'interno dell'Archivio Riccardi, e si conclude con un commento di Stefano Petrocchi, direttore della Fondazione “Maria e Goffredo Bellonci”.

Classe 1986, storico del cinema e giornalista pubblicista, appassionato di courtroom dramas, noir, gialli e western da oltre quindici anni, ha lavorato come battitore e segretario di produzione per un documentario su Pier Paolo Pasolini. Dopo un master in Editoria e Giornalismo, ha collaborato con il Saggiatore e con la Dino Audino Editore. Attualmente lavora come redattore freelance, promotore di eventi culturali e collaboratore alle vendite in occasione di presentazioni, incontri, dibattiti e fiere librarie.

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